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Nel 2015 le Nazioni Unite hanno promosso l’Agenda 2030 basata su 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, a cui si fa normalmente riferimento con i termini Goals o SDGs (Sustainable Development Goals). Tali Obiettivi (a cui il nostro progetto sta dedicando crescente attenzione, come vi spiegammo qui) intendono promuovere uno sviluppo sostenibile a livello mondiale, tenendo in considerazione alcuni temi rilevanti come povertà, fame, disuguaglianze, lavoro dignitoso e tutela dell’ambiente. Allo scopo di coinvolgere cittadini e turisti nel perseguimento di questi ambiziosi obiettivi il Comune di Torino e Lavazza hanno ideato e promosso “TOward 2030 – What Are You Doing?”, progetto che ha permesso che i muri della città fossero colorati con 18 murales realizzati da street artist di fama internazionale. Si conferma così una tradizione ormai ventennale a Torino: la promozione di iniziative che coniugano creatività giovanile, produzione culturale e riqualificazione del territorio. In questo articolo vi raccontiamo – in maniera un po’ insolita rispetto ai nostri standard – il progetto TOward 2030 e alcune delle sue opere, con alcuni suggerimenti interpretativi.

Arte, territorio e sostenibilità

Il progetto promosso da Lavazza e Comune di Torino, come detto, intende amplificare il messaggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso la street art, uno strumento di comunicazione immediato, accessibile, indelebile e ineludibile. “TOward 2030 – What are you doing?” si propone innanzitutto di sollecitare il protagonismo di tutti nel raggiungimento degli SDGs; il titolo stesso del progetto interroga i passanti: cosa stai facendo? Ti stai impegnando in prima persona per promuovere uno sviluppo sostenibile nella nostra città? In quest’ottica ai 17 obiettivi-murales è stato aggiunto un obiettivo, chiamato “Goal ZERO”: amplificare e diffondere il messaggio dell’Agenda 2030 in modo che sia accessibile a tutti in tutte le sue implicazioni.

TOward 2030 si propone inoltre di proseguire un percorso artistico e culturale intrapreso da Torino negli anni Novanta: la città è riconosciuta a livello europeo come laboratorio di intersezione tra arte e rigenerazione urbana e ha dato i natali a collettivi di street artist molto noti, come Monkeys Evolution, Truly Urban Artist, Il Cerchio e le Gocce (tutti coinvolti nel progetto TOward 2030). E così, in un continuo dialogo tra arte e strada, troviamo l’obiettivo 4 – Istruzione di qualità davanti alla nuova sede dell’Università di Torino; l’obiettivo 2 – Sconfiggere la fame (v. immagine 1) a due passi dal mercato di Porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto d’Europa e cuore pulsante dell’identità sempre più multietnica di Torino.

Dettaglio del murale “Cultus”, Truly Urban Artist
 

Come ha sottolineato Francesca Lavazza, membro del CdA di Lavazza, “siamo la prima metropoli al mondo a fare nostro un progetto così ampio e diffuso sul territorio per comunicare un tema complesso, ma di assoluta attualità, con una forma espressiva di arte urbana”. Il desiderio di inscrivere la geografia degli SDGs nel tessuto urbano è condiviso anche dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino: “è per noi motivo di soddisfazione essere la prima città al mondo a fare propri i 17 Goal dell’ONU declinandoli in segni tangibili sul territorio” (cfr. Mastroianni, 2019).  


Goal ZERO – Scultura bronzea “Storia e tradizione”, Ernest Zacharevic

 
A Ernest Zacharevic è stato affidato il Goal ZERO, dedicato alla diffusione dell’Agenda 2030. L’artista lituano ha raffigurato un bambino intento a giocare con un ramo – simbolo dello sviluppo sostenibile – su una statua bronzea equestre appena abbozzata. Il messaggio del murale sta proprio nella giustapposizione tra una persona in carne e ossa e un elemento decorativo tradizionale e tipico della città (ricca di statue equestri dei Savoia). Il perseguimento dello sviluppo sostenibile è affidato alle generazioni future così come a quelle presenti, alle persone e alle istituzioni, all’innovazione e alla tradizione.

Goal 5 – "La città delle dame", Camilla Falsini

 
L’artista e illustratrice romana Camilla Falsini ha invece interpretato l’obiettivo 5 – Parità di genere realizzando un enorme ritratto di Christine de Pizan. Quest’ultima – poco nota in Italia ma più conosciuta e studiata in Francia – è considerata la prima scrittrice di professione e antesignana del femminismo (cfr. Barbero 2012). Nata nel 1365 in Italia come Cristina a Pizzano (paesino sull’appennino bolognese), si trasferì giovanissima in Francia a seguito del padre, professore universitario e intellettuale chiamato alla corte francese come medico e astrologo ufficiale del re Carlo V. Christine cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali e diventa lei stessa intellettuale e appassionata lettrice. Per alcuni anni conduce la vita ordinariamente vissuta dalle donne di ceto benestante: si sposa, fa molti figli, accompagna e supporta il marito, si occupa della casa. Rimasta improvvisamente vedova a 25 anni decide di non risposarsi per l’affetto che la lega al defunto marito; inizia però ad accorgersi che la vedovanza le garantisce molto più tempo per dedicarsi alle sue passioni: la lettura e la scrittura. I suoi scritti iniziano a circolare all’interno della corte di Francia e dopo qualche anno Christine ottiene la sua prima commessa: una biografia dell’ormai defunto re Carlo V. Nei successivi 15 anni ottiene numerose commesse, fa ricerca e scrive libri sugli argomenti più vari, diventa una scrittrice di successo in Francia e, in un periodo in cui non esisteva ancora la stampa, crea una vera e propria impresa per produrre copie dei suoi libri (assumendo copisti e miniaturisti, tra cui almeno una donna).

I suoi scritti sulla politica appaiono oggi di una straordinaria attualità: ha denunciato, tra le altre cose, l’evasione e l’elusione fiscale, la corruzione, le logiche clientelari nella selezione dei funzionari pubblici. Il motivo per cui è considerata una delle prime femministe è collegato a questo suo “attivismo” politico: a un certo punto della sua carriera inizia a criticare aspramente gli scrittori contemporanei e della tradizione per l’eccessivo ricorso a battute sessiste e stereotipi di genere nella descrizione delle donne. Decide dunque che sarà lei a scrivere finalmente un libro autentico sulle donne e nasce così “La città delle donne”, un libro in cui Christine racconta le vite di donne illustri e si fa portatrice di messaggi di parità. Nel suo scritto – ovviamente con il linguaggio e le forme del suo tempo – denuncia la società patriarcale e la violenza sessuale e si batte perché le bambine possano avere accesso all’istruzione e possano, in questo modo, colmare un divario che viene interpretato erroneamente come segno dell’inferiorità femminile. Questi concetti sono affermati al giorno d’oggi – anche se ancora troppo contestati – ma erano estremamente innovativi all’inizio del ‘400.

Camilla Falsini ha dunque deciso di omaggiare Christine di Pizan ritraendola con pennino e libro in mano a sottolineare, oltre alla sua professione, il suo impegno per l’istruzione femminile e la parità di genere. La scrittrice è raffigurata in cima a una città medievale (la città delle donne).

Goal 12 – Fade, Nevercrew

Al collettivo di street artist svizzero Nevercrew è stato affidato l’obiettivo 12 – Consumo e produzione responsabili. Il murale rappresenta un aeroplanino di carta fatto utilizzando una mappa. La cartina, simbolo della relazione tra la natura e l’umanità, ha un angolo bruciato. L’effetto della fiamma è iperrealista e potrebbe rappresentare un consumo irresponsabile e dannoso delle risorse naturali e meccanismi di produzione e sfruttamento insostenibili.

Riferimenti

Il sito di Lavazza dedicato a TOward 2030 – What are you doing?

Il sito del Comune di Torino che illustra le proposte culturali e turistiche legate a TOward 2030

Barbero A. (2012), Come pensava una donna nel Medioevo? Christine di Pizan, Festival della Mente di Sarzana 

Mastroianni R. (a cura di) (2019), TOward 2030. L’arte urbana per lo sviluppo sostenibile, Milano, Feltrinelli