Negli ultimi anni, le imprese sono state chiamate da più parti ad operare seguendo principi di responsabilità sociale, che nel 2001 il Libro Verde della Commissione Europea definiva come “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni interessate”.

Da allora ci sono stati ingenti sviluppi, rispetto sia alla sensibilità delle aziende in termini, appunto, di Responsabilità Sociale d’Impresa, sia alla costruzione di normative, modelli e strumenti volti a intervenire sull’impatto che le imprese generano su ambiente, economia e società. Si pensi, ad esempio, alla direttiva europea sulla rendicontazione non finanziaria, che ha chiamato le grandi aziende europee a rendicontare obbligatoriamente il proprio contributo alla sostenibilità, all’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, con i suoi 17 obiettivi e 169 target, ma anche alla realizzazione di standard internazionali di rendicontazione della sostenibilità (come il Global Report Initiative e l’Integrated Reporting Framework) e di norme quali la ISO 26000 che offre fondamentali linee guida alle aziende che vogliono operare in modo socialmente responsabile.

Se riferimenti, conoscenze e strumenti non mancano, le aziende si trovano tuttavia ad affrontare evoluzioni talvolta imprevedibili a livello sociale, politico, economico, che impattano sulle loro scelte nella direzione di una maggiore sostenibilità.  Come dimostra il momento storico che stiamo vivendo.

Le difficoltà di perseguire la sostenibilità in questa fase storica

Da una recente ricerca condotta dal Global Compact dell’ONU e Accenture, che ha coinvolto 2.600 CEO e manager da tutto il mondo, emerge un dato rilevante: l’87% degli intervistati ritiene che le difficoltà incontrate in questo periodo storico, legate ad esempio alla crisi energetica ed economica, limiteranno significativamente il contributo della propria azienda al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.

In che modo dunque affrontare queste difficoltà? È possibile trovare soluzioni innovative che permettano alle aziende di “resistere” ai cambiamenti inaspettati e, al contempo, ottimizzare gli investimenti verso la transizione sostenibile? In particolare, per quei soggetti che, come le PMI, si affacciano per la prima volta all’attuazione e rendicontazione di pratiche sostenibili?

Le PMI e la sfida della sostenibilità

Una delle vie percorribili consiste a nostro avviso nello sviluppo di partnership con il Terzo Settore, ovvero con quelle organizzazioni non profit che, sui territori, contribuiscono ad affrontare esigenze e sfide sociali, culturali, ambientali. Insieme aziende e non profit possono dar vita ad un circolo virtuoso capace di creare interventi integrati che risponda a più obiettivi di sostenibilità, ottimizzando energie e investimenti, e consenta ad entrambe di rafforzare la propria mission e di incrementare il proprio impatto verso lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale.

Di seguito vediamo insieme alcune esperienze sul campo che vanno in questa direzione.

Ambiente e sociale, aspetti complementari e interconnessi

Il primo passo per una maggiore integrazione tra profit e non profit sui temi della sostenibilità consiste nel superare la distinzione tra sostenibilità ambientale e sociale, individuando interventi che possano generare un miglioramento della qualità di vita delle persone, in particolare di quelle più fragili, e al contempo un miglioramento delle condizioni del pianeta. È il caso di due aziende della provincia di Como che, in modo differente, hanno sperimentato iniziative tra loro diverse, ma con alcuni punti in comune.

La prima iniziativa è “Bric’s for AISM”, promossa da Bric’s, azienda di valigeria di Olgiate Comasco e dalla sezione AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla di Como, che prevede la realizzazione di una linea di borse ottenute con materiali di scarto della lavorazione delle pelli con un marchio dedicato “Bric’s for AISM” che valorizza l’obiettivo solidale. Il ricavato, infatti, contribuisce a sostenere il Centro di Riabilitazione di Como e i servizi dedicati alle circa 300 persone con Sclerosi Multipla (SM) del territorio. Il progetto, nato da un percorso approfondito di conoscenza, condivisione e scambio reciproco, ha dato vita ad una collaborazione che unisce sostenibilità ambientale e sociale e che contribuisce a raggiungere tre importanti obiettivi: garantire servizi riabilitativi per le persone con Sclerosi Multipla (Salute e Benessere, Obiettivo 3 dell’Agenda ONU 2030), sensibilizzare la comunità rispetto alle esigenze delle persone con Sclerosi Multipla (Ridurre le disuguaglianze, Obiettivo 10) e ridurre l’impatto ambientale ed economico della lavorazione delle pelli (Produzione e consumo responsabile, Obiettivo 12).

Perché la transizione ecologica è anche una questione di genere

Un’altra iniziativa che va in questa direzione è la collaborazione che unisce la rigenerazione di tessuti di scarto e la creazione di occasioni d’inclusione sociale e lavorativa, nata tra la Ratti S.p.A Società Benefit, azienda tessile di Guanzate (Co) e “Penna Nera”, Coop. Sociale di tipo B di Mariano Comense (CO), che gestisce alcuni servizi rivolti a persone con disabilità. La collaborazione prevede la creazione di occasioni formative per gli utenti di Penna Nera, che vengono coinvolti nel processo di “scampionamento” di tessuti che altrimenti diventerebbero materiale di scarto: la stoffa viene separata da altri materiali quali plastica e carta, e diventa così riutilizzabile. Le stoffe vengono poi riutilizzate per dare vita a collezioni uniche di tessuti riciclati, che in questo modo non solo vengono recuperate, ma acquistano maggior valore attraverso il lancio di una “capsule collection” dedicata. Anche in questo caso, l’azienda e l’organizzazione non profit realizzano insieme azioni che perseguono contemporaneamente più obiettivi di sostenibilità – dalla promozione dell’inclusione sociale lavorativa (Obiettivo 10), al consumo e produzione responsabile (Obiettivo 12).

Governance, l’architettura della responsabilità

Un altro aspetto che può essere determinante per il contributo di un’azienda allo sviluppo sostenibile è il tema della governance, un fattore cruciale per orientare l’azienda nel muoversi in modo responsabile. Per Governance intendiamo certamente il “sistema attraverso il quale un’organizzazione prende e attua decisioni per perseguire i suoi obiettivi”, come indicato dalla ISO26000:2020 (Guida alla Responsabilità Sociale d’impresa), ma anche,  in modo particolare, le modalità con cui l’azienda promuove e partecipa a processi di collaborazione e partenariato con altri soggetti del territorio per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile. L’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030 riguarda infatti la “partnership per gli obiettivi”, non solo a livello internazionale, ma anche nazionale e locale: si pensi infatti che uno dei target di quest’obiettivo (il 17.17) consiste “nell’incoraggiare e promuovere efficaci partenariati tra soggetti pubblici, pubblico-privati e nella società civile, basandosi sull’esperienza e sulle strategie di accumulazione di risorse dei partenariati”. In tal senso, appare ancora più determinante la collaborazione tra azienda e non profit e tra queste e altre aziende e soggetti del territorio.

Un esempio è quello di InPink, progetto promosso da “Il Seme”, Cooperativa di tipo B di Como che opera per l’inclusione lavorativa e sociale di persone fragili. InPink consiste in un tavolo di confronto e lavoro tra imprenditrici, responsabili e manager di aziende del territorio, sul tema della parità di genere in ambito lavorativo e della tutela di situazioni di fragilità sul posto di lavoro. Il progetto, in particolare, intende condividere obiettivi e strategie comuni per agevolare l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro di donne con disabilità o in situazioni di fragilità.

Terzo Settore: la sfida della misurazione e valutazione dell’impatto e della sostenibilità

Il tavolo ha visto la partecipazione di rappresentanti di 15 aziende del territorio che, attraverso momenti laboratoriali e di confronto, hanno collaborato alla costruzione di diverse proposte – tra cui le “Training Factory 4.0”, ossia percorsi personalizzati per donne in situazioni di fragilità, con formazione e laboratori dedicati, volti all’acquisizione di soft skills essenziali e orientati a facilitarne l’inserimento e la permanenza nel mondo del lavoro. I percorsi potranno essere sostenuti dalle aziende del territorio, che avranno l’opportunità di “adottare” il percorso personalizzato di una donna con disabilità o in situazione di fragilità.

Progetti di questo tipo possono perciò consentire alle aziende di superare una logica “autoreferenziale” e di posizionarsi come interlocutore strategico, per altre aziende e soggetti del territorio, nella definizione di esigenze e soluzioni comuni per la sostenibilità. Promuovendo una rete territoriale di soggetti che collaborano tra loro, queste iniziative permettono infatti di creare partnership per gli obiettivi (Obiettivo 17), incrementare la parità di genere (Obiettivo 5), lavoro dignitoso e crescita economica (Obiettivo 8) e riduzione delle disuguaglianze (Obiettivo 10).

Coesione, il denominatore comune

Le aziende che intendono investire nella propria Responsabilità Sociale d’Impresa, migliorando l’impatto su ambiente, economia e società, possono dunque trovare nelle organizzazioni non profit un partner strategico per il perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile. Costruire iniziative comuni consente non solo di raggiungere tali obiettivi, valorizzando l’Agenda ONU 2030, ma anche di incrementare la coesione della comunità, migliorando la forza del tessuto sociale nell’affrontare e superare cambiamenti e sfide globali.

 

Questo contributo è stato curato dagli esperti di Iraise, che accompagna le imprese a riconoscere e valorizzare il legame tra sviluppo sostenibile e sviluppo dell’impresa, in particolare attraverso la redazione di Bilanci di Sostenibilità e la definizione di strategie di sostenibilità e responsabilità sociale.