Il 10 ottobre, il Governo Draghi – in occasione del suo ultimo Consiglio dei Ministri – ha approvato il testo del Disegno di Legge Delega per la riforma nazionale del settore della non autosufficienza. Una approvazione che dovrebbe così avviare l’iter della riforma, che prevede nell’autunno la seconda fase del procedimento legislativo: la discussione del Disegno di Legge Delega in Parlamento, che avrà tempo sino a primavera 2023 per portarlo a termine. Sono infatti questi i termini fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per realizzare “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”. Un traguardo atteso da trent’anni che, nel frattempo, è stato raggiunto in tutti i Paesi europei simili al nostro.

Non senza qualche intoppo, sembrano dunque essere stato recepito l’appello del Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza di non sprecare l’occasione. Ora che l’iter può dirsi dunque avviato, starà al Parlamento recepire le indicazioni contenute nel Manifesto del Patto, che indica le ragioni per cui è importante fare presto e le condizioni da rispettare affinché si possa realizzare una “buona riforma“. Un obiettivo non più rimandabile alla luce di una popolazione che vive più a lungo e che deve affrontare la sfida della progressiva perdita dell’autonomia fisica e cognitiva attraverso un sistema di tutela adeguato.

Di seguito – seppur brevemente – analizziamo l’importanza politica del Disegno di Legge approvato dal Consiglio dei Ministri e i contenuti principali della possibile riforma che ora passa nelle mani del prossimo Governo e del nuovo Parlamento.

Il Focus di Secondo Welfare sulla non autosufficienza

Ci stiamo occupano sistematicamente della riforma del sistema della Long Term Care. Lo facciamo pubblicando ogni settimana articoli e interviste che aiutino a capire meglio le diverse questioni che riguardano la LTC in Italia e non solo. Sono tutti qui.

La non autosufficienza come priorità politica

La non autosufficienza, d’ora in avanti, si troverà al centro dell’agenda politica. La questione sociale dell’assistenza continuativa agli anziani non autosufficienti riguarda circa 10 milioni di individui: persone anziane e non autosufficienti, i loro familiari e chi le assiste professionalmente. La legislatura che si è appena conclusa ha finalmente – dopo trent’anni di immobilismo – restituito attenzione al tema, innescando un percorso di cambiamento. I requisiti imposti dal PNRR hanno spinto in questa direzione poiché il Piano prevede esplicitamente una riforma che introduca anche in Italia “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”.

La brusca conclusione della legislatura ha rischiato di vanificare gli sforzi intrapresi nel 2021 e 2022. Ora con l’approvazione del DDL il processo è ripartito ma resta la sfida: non solo approvare la riforma ma raggiungere, come detto, una “buona riforma”. È insomma giunto il momento che la riforma – di cui studiosi e operatori discutono da molti anni prendendo ad esempio esperienze e soluzioni adottate da numerosi altri Paesi europei – porti un cambiamento paradigmatico, profondo, del settore della Long Term Care.

Anche se il PNRR obbliga a fare la riforma, non è infatti detto che si giunga a esito positivo. Starà al Governo che si insedierà a breve prendere la bozza di proposta, presentata oggi sotto forma di Disegno di Legge Delega, e compiere i passi decisivi per arrivare a una buona riforma, che contenga le risposte necessarie per migliorare la condizione di vita delle persone in condizioni di non autosufficienza. L’ambizione deve essere quella di arrivare ad una riforma strutturale, che non si accontenti di piccoli passi “incrementali”.

I contenuti del Disegno di Legge Delega

 La Legge Delega sulla non autosufficienza si occupa di anziani, ovvero le persone al compimento del 65esimo anno di età, indipendentemente dal fatto di essere ancora occupati. La proposta richiede al Parlamento di conferire all’Esecutivo il compito di disciplinare, tramite decreti legislativi in materia di politiche per l’invecchiamento attivo, la promozione dell’autonomia, la prevenzione delle fragilità, l’assistenza e la cura delle persone anziane (anche non autosufficienti).

La proposta punta alla definizione di un Sistema Nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA), con il compito di procedere ad una programmazione (sempre più integrata), alla valutazione e al monitoraggio degli interventi e dei servizi statali e territoriali, rivolti a persone non autosufficienti. Lo SNAA comprende tutte le misure di responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti; esso intende riconoscere la specificità degli interventi forniti e attribuire al settore, sinora trascurato, la necessaria legittimazione istituzionale e politica. Lo scopo è superare l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato della non autosufficienza, favorendo la co-programmazione delle risorse statali, regionali e locali. Nei territori, le diverse risposte dovranno essere fornite insieme, nel contesto di progetti assistenziali integrati.

È dunque un intervento che, da un lato, mira a costruire una governance strutturata e coerente. Dall’altro, riconosce la tutela della non autosufficienza tra le responsabilità pubbliche. Lo SNAA si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza e prevede, dunque, un incremento delle risorse dedicate in grado di assicurare adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non autosufficienza. Riguardo ai servizi di assistenza continuativa agli anziani, il Disegno di Legge Delega prevede:

  1. l’introduzione di un Punto Unico di Accesso – presso le Case di Comunità – quale luogo fisico di facile individuazione che offra informazioni sugli interventi disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative (volto, dunque, a ridurre le distanze tra i servizi e i beneficiari);
  2. la Valutazione multidimensionale unificata, che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali. Alla Valutazione è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità: svolta la prima, gli anziani sono indirizzati alla seconda, che parte dalle informazioni raccolte in precedenza;
  3. la valorizzazione di una “nuova domiciliarità“, capace di assicurare risposte unitarie da parte di Comuni e ASL e offrire un appropriato mix di prestazioni: medico-infermieristico-riabilitative, garantendo l’assistenza per il tempo effettivamente necessario;
  4. la considerazione, in sede di valutazione delle condizioni della persona anziana e di successiva definizione del Piano Assistenziale Integrato, delle condizioni del caregiver familiare, ove presente, con riguardo ai suoi specifici bisogni di supporto, anche psicologico. La delega prevede interventi di formazione e certificazione delle competenze acquisite nel corso dell’esperienza sviluppata e, inoltre, forme integrate di sostegno, per evitare che l’impegno assistenziale possa costituire un pregiudizio per la vita lavorativa.

I servizi sono integrati con la misura monetaria, la Prestazione Universale (l’attuale Indennità di Accompagnamento). La prestazione conferma l’universalismo, graduandolo in base al fabbisogno di assistenza individuale. La presentazione potrà essere erogata – su richiesta del beneficiario – sotto forma di contributo in denaro oppure sotto forma di servizi alla persona svolti da assistenti familiari o da prestatori organizzati di servizi di cura accreditati.

La proposta presta particolare attenzione al tema dell’invecchiamento attivo, per la promozione dell’autonomia delle persone anziane e il benessere degli assistenti familiari a supporto degli anziani non autosufficienti. Appaiono invece residuali i temi della residenzialità e della tutela dei caregiver familiari, lasciando intravedere margini di miglioramento della proposta.

I prossimi passi e l’impegno della società civile

Come ribadito dal Manifesto del Patto, ora più che mai è necessario “unire le forze”.

In un settore frammentato come la non autosufficienza è necessaria la proficua collaborazione tra i tanti soggetti coinvolti, valorizzando le competenze di ognuno: i futuri Ministri della Salute e del Welfare, le rappresentanze delle Regioni e dei Comuni, il Patto stesso con le oltre 50 organizzazioni che lo costituiscono. Per quanto lo riguardo, il Patto è pronto a svolgere il suo ruolo di advocacy e a mettere a disposizione le competenze tecniche degli esperti che ne fanno parte per introdurre interventi migliorativi e rafforzare la parte della proposta relativa all’insieme dei servizi di Long Term Care.

Con l’approvazione del Disegno di Legge Delega un importante passo in avanti è stato fatto, ma il percorso da completare rimane sfidante. In primo luogo, la spinta propulsiva alla base della riforma non deve esaurirsi. Non si tratta di aggiungere uno o più pezzi ad un puzzle da tempo in costruzione. Si tratta di completarlo per disegnare un Sistema Nazionale di Assistenza degli Anziani. L’ambizione, come detto, è arrivare ad un quadro regolativo strutturale, che definisca i principi cardine, la governance multi-livello, un insieme coerente di servizi e che valorizzi il contributo di tutti gli attori in campo. In secondo luogo, sarà da affrontare il nodo delle risorse finanziarie, che non sono previste nel DDL, per dare effettiva attuazione alla riforma e mettere al centro del dibattito il tema della sostenibilità economica (oltre che sociale) del sistema di Long Term Care.

Per approfondire il DDL

Il testo del Disegno di Legge Delega approvato