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In Italia le famiglie che vivono in povertà e in cui è presente una persona con disabilità si trovano in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto. Lo dimostra il fatto che il desiderio più grande che hanno per migliorare la loro qualità di vita, in 9 casi su 10, è che gli aiuti che richiedono si traducano in servizi umanizzati, che permettano di mettere la persona al centro e favoriscano una presa in carico globale. È quanto emerge dalla ricerca Disabilità e povertà nelle famiglie italiane“, condotta da CBM Italia ETS insieme alla Fondazione Emanuela Zancan, che indaga per la prima volta il legame tra condizione di disabilità e impoverimento, economico e culturale, nel nostro Paese.

Le motivazioni alla base della ricerca

Da dove nasce l’idea di mettere in relazione questi aspetti? La risposta è nel lavoro quotidiano di CBM Italia e nel suo impegno al fianco delle persone con disabilità. È dal 1908 che CBM lavora nei Paesi in Via di Sviluppo con progetti di salute, educazione e vita indipendente, per spezzare quel circolo vizioso in cui povertà e disabilità si alimentano a vicenda.

Dal 2019 CBM ha avviato progetti anche in Italia mettendo sempre al centro i diritti delle persone con disabilità, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite. E la domanda “qual è la portata del legame tra disabilità e povertà anche nel nostro Paese?” ha portato a questa ricerca, ancora unica nel suo genere, che vuole essere prima di tutto condivisione: nasce infatti come uno strumento a disposizione di tutti coloro che si occupano di disabilità per orientare interventi di welfare sociale, aumentare la conoscenza dei diritti delle persone e ampliare la cultura dell’inclusione.

Da quando è stato presentato per la prima volta, in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre 2023, questo studio ha fatto tappa in tante città italiane e raccolto importanti testimonianze che ne accrescono il valore e permettono di pensare a futuri approfondimenti. Secondo la Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli si tratta di “una ricerca importantissima”, anche perché evidenzia come “fare rete tra istituzioni, mondo religioso, Terzo Settore e mondo privato” sia “il modo giusto di lavorare per arrivare prima a rispondere ai bisogni dei cittadini”. Mons. Mario Delpini, Arcivescovo della Diocesi di Milano, ha invece sottolineato il valore della ricerca nell’affermare il “principio che le persone con disabilità, le loro famiglie, le istituzioni che se ne prendono cura non abitano in un mondo a parte, ma contribuiscono a dare volto alla casa comune dove tutti abitiamo e tutti siamo interdipendenti.

Un contesto complesso e poco analizzato

Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia nel 2023 sono 5,7 milioni le persone in povertà assoluta, ma già dalla recente rilevazione sui dati 2024 emerge che il 23,1% della popolazione – rispetto al 22,8% dell’anno precedente – è “a rischio di povertà o esclusione sociale”, in riferimento non solo all’aspetto economico, ma anche alla mancanza di salute, istruzione, servizi, opportunità e relazioni.

Sempre Istat ha rilevato in Italia 3 milioni di persone con disabilità nel 2021, un dato complesso da rilevare perché la disabilità non riguarda solo la persona in sé ma la sua interazione con l’ambiente sociale.

In letteratura viene riconosciuto che le persone con disabilità presentano un maggiore rischio di povertà o esclusione sociale, ma mancano indagini strutturate in merito. Il rapporto Istat sulla disabilità del 2019 elenca i motivi per cui la disabilità ha ricadute economiche sulle famiglie, come ad esempio l’aumento delle spese e la difficoltà a mantenere il lavoro per i caregiver; a livello europeo l’indagine Eurostat relativa al 2022 evidenzia come anche in Italia il 32,5% delle persone con disabilità sono a rischio povertà più delle persone senza disabilità (22,9%).

Le richieste delle famiglie e le proposte per un welfare inclusivo

In questo contesto è nata la ricerca di CBM Italia, che ha una doppia anima: una quantitativa, basata sui dati raccolti attraverso un questionario, e una qualitativa, grazie alle testimonianze raccolte attraverso le interviste: l’ascolto e il dialogo con le persone è il valore aggiunto di questo studio.

Una fotografia sintetica del campione: 272 persone che vivono in famiglia, 9 su 10 con cittadinanza italiana, di età tra i 14 e 55 anni, a 9 su 10 è riconosciuta l’invalidità civile. Il 62% non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 500 euro; 2 su 3 non possono permettersi una settimana di vacanza l’anno; quasi 1 su 3 non ha avuto soldi nell’ultimo anno per spese mediche. Le quote si aggravano se la persona vive nel sud del Paese, se i genitori sono giovani, se il livello di istruzione è basso e se non fanno parte di associazioni a sostegno della disabilità.

Figura 1. La sua famiglia non può permettersi economicamente… (valori percentuali). Fonte: ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di CBM Italia ETS e Fondazione Emanuela Zancan.
Figura 2. Incidenza della condizione di deprivazione materiale e di deprivazione materiale grave, per ripartizione geografica e totale. Fonte: ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di CBM Italia ETS e Fondazione Emanuela Zancan.

Dalle risposte delle persone intervistate, emergono 4 evidenze della ricerca che suggeriscono poi le linee da seguire per un welfare che sia davvero attento e rispondente ai bisogni delle persone con disabilità.

Abbattere i muri che isolano

L’isolamento è la caratteristica della vita attuale delle famiglie intervistate: una su 6 non riceve alcun supporto dalle istituzioni, più del 70% è privo di rete amicale di supporto, il 55% non partecipa ad associazioni. I veri muri da abbattere sono dunque le istituzioni, da cui vorrebbero maggiore supporto, e il contesto socio-ambientale, dove le relazioni sono ancora permeate da stigma.

Investire in servizi umanizzati

Nonostante le famiglie fatichino ad arrivare a fine mese, degli aiuti che richiedono 9 su 10 non sono contributi economici ma servizi umanizzati: le persone non vogliono risposte standardizzate, ma soluzioni personalizzate, per una presa in carico globale.

Figura 3. Aiuti di cui la persona con disabilità avrebbe bisogno ma che non riceve, o non riceve in misura adeguata, dagli enti pubblici, per tipologia. Fonte: ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di CBM Italia ETS e Fondazione Emanuela Zancan.

Riconoscere e valorizzare le capacità di ogni persona

Un dato interessante che emerge dalla ricerca è legato alla capacità di offrire forme di sostegno agli altri nonostante le difficoltà personali: il 34% degli intervistati, infatti, offre compagnia e conforto morale alla rete informale di riferimento, generando benefici per altri, almeno in termini relazionali: questo è un seme che rafforza le opportunità di inclusione sociale. A ciò si associa l’inclusione lavorativa: poco più di una persona su 5 chiede in modo esplicito maggiori opportunità di formazione e lavoro sia per sé che per i propri familiari. Il carico di cura è considerato un ostacolo all’occupazione, con pesanti ricadute sul piano economico della famiglia, per questo è necessario favorire politiche di sostegno alla conciliazione tra i tempi lavorativi e di cura.

Figura 4. Aiuti gratuiti ricevuti dalla rete informale e aiuti gratuiti dati dalla famiglia alla rete informale. Fonte: ricerca “Disabilità e povertà nelle famiglie italiane” di CBM Italia ETS e Fondazione Emanuela Zancan.

Promuovere opportunità inclusive per garantire un vero progetto di vita

Diverse famiglie hanno espresso preoccupazioni sul futuro dopo che genitori, fratelli e sorelle non saranno più in grado di prendersi cura della persona con disabilità. Va dunque posto al centro delle discussioni il protagonismo delle persone con disabilità, direzione verso la quale va la ricerca: le voci delle famiglie confermano che il disagio sociale e culturale è più opprimente di quello economico. I servizi umanizzati richiesti devono entrare nel progetto di vita delle persone, che vanno pensati partendo dal riconoscere le risorse ed evidenziare il valore delle famiglie, per ridurre le discriminazioni e creare opportunità di inclusione. Per affrontare e favorire il durante e dopo di noi affinché diventi con noi.

 

Foto di copertina: Katie Rainbow 🏳️‍🌈, Pexels.com