Dal 1975 la cooperativa sociale Comin realizza interventi educativi a favore di bambini e famiglie in difficoltà attraverso comunità di accoglienza, promozione dell’affido familiare, assistenza educativa a casa e a scuola, sviluppo di comunità; in tempi più recenti ha ampliato l’ambito di intervento realizzando servizi agli anziani.

Con il supporto di Pares, Comin ha promosso un laboratorio di scrittura collaborativa digitale rivolto alle figure di coordinamento. Insieme allo sviluppo di competenze digitali, il laboratorio ha previsto la costituzione di sei gruppi di scrittura su questioni cardine per la cooperativa.

Questo è il quarto articolo esito della scrittura collaborativa. Gli altri sono:

Nessuna scuola è un’isola
La comunità come casa, la comunità come servizio
L’assistente sociale che non vi raccontano

Nell’ambito degli interventi con le famiglie realizzati dai servizi sociali il tempo è un elemento chiave. Da un lato i tempi dettati dall’autorità giudiziaria rappresentano un vincolo per l’operatore e per le famiglie, dall’altro è possibile costruire un progetto di intervento solo attraverso un adeguato percorso di conoscenza del nucleo familiare che, appunto, richiede tempo.

Per tali ragioni, pur agendo a pieno regime e con numerosi servizi trasversalmente attivi, il sistema dei servizi sociali non riesce a rispondere adeguatamente al bisogno di tutela dei bambini/adolescenti. In questo contributo consideriamo due supporti – uno organizzativo e uno metodologico – che consentono di gestire il vincolo/risorsa tempo.

Il primo è FASTT (Facilitare Accompagnamenti Sociali Temporanei di Tutela), progetto promosso dal Comune di Milano e da un’associazione temporanea di imprese (ATI) appositamente costituita, che ha l’obiettivo di definire e sperimentare un sistema innovativo e temporaneo di intervento con i minorenni e le famiglie coinvolte in progetti di protezione e cura, indicate dall’autorità giudiziaria. Il secondo è P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), che offre una metodologia utile a realizzare percorsi di supporto costruiti con le famiglie per accompagnarle in progetti brevi e modellizzabili.

La questione del tempo nel lavoro dell’assistente sociale

Nel lavoro dell’assistente sociale ci sono almeno tre questioni che ci troviamo a dover gestire: le richieste dell’autorità giudiziaria, l’esigenza di conoscere la complessità delle storie di vita delle famiglie e la necessità di strutturare insieme al nucleo familiare il tempo (non infinito) della presa in carico e dell’accompagnamento nel percorso di aiuto. I tempi dedicati allo svolgimento di ciascuna delle fasi citate vengono rimodulati a seconda delle specificità di ciascuna situazione e dei cambiamenti che vengono attuati all’interno del nucleo.

Le diverse fasi dell’intervento psico-socio-educativo proposto dal servizio, così come gli obiettivi attesi e quelli effettivamente realizzati, non sempre si susseguono secondo un ordine temporale predeterminato, ma al contrario sono difficilmente ipotizzabili con una certa precisione. La loro attuazione infatti può variare a seconda di numerosi fattori. Si deve tenere conto, ad esempio, che le famiglie sono a loro volta immerse in una rete sociale che è in continuo movimento ed evoluzione. L’operatore lavora con famiglie che non sono entità statiche e da qui nasce l’importanza di una rimodulazione nel tempo degli obiettivi che si ritiene importante perseguire.

In generale quindi, in tutte le fasi dell’intervento di accompagnamento e di aiuto del servizio sociale professionale, si prevede la partecipazione delle persone al fine di poter collaborare realmente e con consapevolezza all’attuazione del progetto e quindi alla verifica dei risultati conseguiti. Il percorso di aiuto nell’ambito della tutela minorile presenta un alto grado di complessità e per tale motivo l’intervento deve essere attivato, sostenuto, sviluppato e concluso, e l’assistente sociale deve tener conto di un insieme di eventuali cambiamenti che avvengono nel corso del tempo.

Il progetto FASTT:

Il Nucleo Sperimentale Trattamento Provvedimenti (Nucleo STP) è la seconda delle 4 linee d’intervento del progetto sperimentale più ampio FASTT creato dal Comune di Milano in collaborazione con l’ATI appositamente costituita, di cui la cooperativa Comin è ente capofila. Nato nel 2021 il servizio  è formato da un’equipe multidisciplinare composta da assistenti sociali, psicologi ed educatori.

Il servizio ha come obiettivo la presa in carico intensiva e temporanea di situazioni interessate dall’Autorità Giudiziaria (AG), per rispondere in maniera il più possibile rapida alle esigenze di cura e di sostegno sia dei minori sia delle famiglie. In questo senso opera con l’intento di prevenire la cronicizzazione di situazioni di svantaggio, per evitare di assistere ad un aumento esponenziale del disagio e quindi alla necessità di mettere in campo interventi più ampi e onerosi. Inoltre mira a favorire il recupero e/o potenziamento della capacità genitoriale delle famiglie coinvolte e a diminuire progressivamente il numero delle situazioni in lista di attesa. Ingine aggiorna l’AG con continuità dell’andamento degli interventi e – ove possibile – richiede l’archiviazione del procedimento o completa gli elementi per permettere all’AG di arrivare alla definizione del procedimento.

Alla luce di quanto sopra riportato, possiamo sintetizzare i punti di forza di questo progetto come segue:

  • una celere presa in carico di situazioni già individuate dall’autorità giudiziaria, al fine di rispondere rapidamente alle esigenze di cura e di sostegno dei minori e delle loro famiglie;
  • una durata del progetto definita, pari a due anni, al fine di evitare un rapporto cronicizzato delle famiglie con il Servizio sociale;
  • un tempo adeguato e necessario alla creazione di una relazione di fiducia tra famiglia e operatore/i.

Strumenti P.I.P.P.I.: un aiuto per gestire il tempo a disposizione

L’operatività dell’equipe del Nucleo STP ha fatto propri i principi del programma P.I.P.P.I.. Nato da una collaborazione tra l’Università di Padova e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il programma persegue la finalità di rinnovare le pratiche di intervento allo scopo di ridurre il rischio di allontanamento dei bambini dal proprio nucleo familiare di origine.

In questo senso sono stati pensati strumenti che possano facilitare il lavoro dell’assistente sociale con le famiglie.  Alcuni, in particolare, sono utili per il percorso di conoscenza dei genitori e dei bambini/adolescenti al fine di rendere possibile una loro attiva partecipazione e vengono utilizzati per:

  • identificare bisogni e risorse;
  • individuare gli obiettivi da perseguire nel progetto;
  • monitorare il proseguimento dell’intervento nel tempo.

La linea del tempo e della vita

Uno degli strumenti del programma P.I.P.P.I. utilizzati dagli operatori è La linea del tempo o della vita (Horewath, 2010) che rende più fruibile l’accesso alla lettura degli eventi centrali della vita di una persona. Grazie a questo strumento l’operatore riesce a compiere una lettura completa degli avvenimenti positivamente e negativamente rilevanti che hanno contribuito al determinarsi della situazione attuale.

Il percorso, in particolare, si propone di dare un senso alla storia del bambino o del genitore. Ci sono due possibilità di utilizzo della linea della vita, che può essere:

  • compilata dall’operatore, per evidenziare graficamente le tappe essenziali nella storia delle persone con cui lavora;
  • proposta alla persona, come strumento per facilitare il racconto di sé e stimolare la riflessione e la consapevolezza sul proprio vissuto.

La linea del tempo in riferimento alla storia della famiglia può essere utilizzata anche per accompagnare i genitori nell’accrescere la loro consapevolezza rispetto al modo in cui i comportamenti possono essere influenzati dalle esperienze passate.

Il Mondo del Bambino

Un altro strumento utile per l’implementazione del programma P.I.P.P.I. è il Mondo del Bambino che si presenta sia come modello teorico di riferimento sia come modello operativo. Esso permette di comprendere bisogni e potenzialità del bambino e della sua famiglia prendendo in considerazione tre aree: “Bisogni di sviluppo del bambino” (azzurro), “Competenze dei genitori o delle figure che si prendono cura del bambino” (lilla), “Ambiente in cui il bambino vive” (verde). Al centro del cerchio “Me Stesso” viene posto il bambino, per sottolineare che il focus è il suo mondo, il suo sviluppo, il suo benessere (vd. Figura 1).

Figura 1 – Il Mondo del Bambino

Esistono tre versioni del Mondo del Bambino, destinate rispettivamente all’utilizzo con i bambini, con i genitori e altri adulti e una per gli operatori; il linguaggio utilizzato vuole essere adattabile a seconda degli interlocutori.

Il Mondo del Bambino, in quanto modello teorico di riferimento, favorisce una comprensione dei bisogni e delle potenzialità di ogni bambino e della sua famiglia: rappresenta una cornice dentro la quale riportare informazioni, pensieri e proposte.

Gli strumenti P.I.P.P.I sono strumenti che servono a “dare voce” a tutti gli interlocutori, anche a quelli che non sono abituati ad averla, al fine di costruire una visione quanto più completa possibile, sulla base della quale imparare a confrontarsi e negoziare con i propri significati. È dunque necessario che gli operatori e le famiglie giungano alla definizione di una progettualità che definisca chiaramente in che modo la famiglia e tutti gli attori coinvolti sono chiamati a contribuire al benessere del bambino, definendo le responsabilità di tutti i soggetti rispetto alla vita di bambini e adolescenti in un tempo limitato.

Considerazioni finali

Il progetto FASTT, attraverso l’utilizzo degli strumenti della metodologia P.I.P.P.I., permette agli operatori e alle famiglie di porsi degli obiettivi chiari, pratici e verificabili nel corso del tempo. Il tempo nella relazione di aiuto modifica anche i significati degli interventi socio-assistenziali. Il tempo pensato come necessario e sufficiente al cambiamento atteso e/o auspicato può essere molto diverso tra le famiglie.

Riconoscere la necessità di scandire le tempistiche degli interventi è indispensabile per misurare l’efficacia del proprio operato; può consentire inoltre di non cadere nel rischio della cronicizzazione del bisogno e/o di trasformare la relazione operatore-famiglia da strumento progettuale di cambiamento a legame involutivo.

Il tempo è infatti una variabile generalmente dettata da fattori che definiscono l’avvio dell’intervento, ma che per loro natura, non consentono altrettanto chiaramente di determinarne la conclusione.


Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipareche presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui tutti i contenuti del Focus.

 

 

Per approfondire

  • Horewath J. (2010), The Child’s World: the Comprehensive Guide to Assessing Children in Need., Jessica Kingsly Publishers,
  • Milani Paola, Ius Marco, Serbati Sara, Zanon Ombretta, Di Masi Diego, Tuggia Marco, Colombini Sara (2018), Il Quaderno di P.I.P.P.I. Teorie, metodi e strumenti per l’implementazione del programma. Labrief, Università di Padova.
  • Passera Anna Laura, Bartolomei Annunziata (2011), L’assistente sociale. Manuale di servizio sociale professionale. Quinta edizione., CIERRE, Verona.
  • Raineri Maria Luisa (2013), Linee Guida e procedure di Servizio Sociale. Manuale ragionato per lo studio e la consultazione. Seconda edizione., Erickson, Trento.