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Per consolidare e rendere sostenibile un progetto di sviluppo territoriale l’idea innovativa e le risorse pubbliche di avvio sono ingredienti essenziali ma parziali. Perché un progetto prosperi è necessario aprire a collaborazioni cross-settoriali che rendano disponibili riconoscimento e supporti e agiscano da co-moltiplicatori di opportunità.

In questo contributo viene presentata un’ipotesi di percorso metodologico messo in campo dal Servizio sociale dei Comuni dell’Ambito Noncello (ente gestore Comune di Pordenone) finalizzato all’avvio di una co-progettazione partecipata. Si tratta di una esperienza che prende le mosse da un progetto di agricoltura didattica e sociale e si connota per una duplice valenza innovativa. Da un lato, mira a valorizzare competenze, metodi, connessioni e best practices sviluppate negli anni dal Servizio sociale dei Comuni e dai soggetti che con esso collaborano nello svolgimento di attività di promozione sociale e territoriale. Dall’altro intende accompagnare un percorso metodologico incrementale che parta dal Servizio sociale e coinvolga gli stakeholder territoriali in un’ottica di co-progettazione e reciproca valorizzazione delle competenze e delle risorse.

L’obiettivo è raccontare l’esperienza bottom-up di ideazione, strutturazione e progettazione sviluppata condividendo le reciproche cassette degli attrezzi messe in campo per valorizzare le capacità generative della comunità locale. Uno strumento utile per comunità, amministrazioni, operatori e tecnici impegnati su questi temi.

Si può far crescere un territorio

In un quartiere periferico rispetto al centro città di Pordenone, capace di esprimere ancora una vocazione agricola, trova spazio una piccola fattoria didattica e sociale che collabora da tempo con il Servizio sociale dei Comuni dell’Ambito Noncello per realizzare progetti di accoglienza di persone in condizioni di fragilità moderata: tirocini lavorativi e percorsi di sviluppo di competenze professionali, operative e di miglioramento delle capacità relazionali. Alle persone impegnate nei percorsi di inserimento viene affiancata una figura che unisce un ruolo relazionale/educativo insieme a quello professionale e operativo specifico. Sostenere i costi, nella piccola economia di scala in cui si colloca, risulta gravoso per la fattoria didattica.

La sfida è creare in primo luogo un sistema che consenta di raggiungere un certo grado autonomia economica, recuperando, almeno parzialmente, proventi per garantire la continuità nell’accompagnamento educativo e operativo. Ciò che si intende attivare deve avere tuttavia prospettive più ampie. Il progetto che qui viene presentato è una micro start-up che avvia un processo di sviluppo cross-settoriale, cui necessita una rete trasversale per prosperare e radicarsi, in un’area che è stata valorizzata in modo frammentario e prevalentemente dal punto di vista sociale ma che oggi esprime l’esigenza di far decollare un sistema partecipato più complesso, continuativo e sostenibile, patrimonio delle persone e dei luoghi che queste persone abitano.

L’idea progettuale consente di mostrare la rilevanza dell’intreccio collaborativo sia riguardo alle risorse, sia riguardo alla rete di relazioni che animano una micro-impresa sociale. Infatti le risorse per sostenere il progetto possono provenire in piccola parte da un supporto pubblico e in parti più consistenti da fonti private e da attività commerciali. Questo impianto di sostenibilità richiede un progetto riconoscibile, di valore per la comunità e il territorio, capace di rispondere a esigenze sociali, di relazione ed economiche.

Scenari e cambiamenti da prefigurare

Ogni punto di arrivo è un punto di partenza; l’idea progettuale che verrà esposta in questo contributo parte dal lavoro svolto nell’ultimo quinquennio dall’Ambito Sociale del Noncello che ha avuto come interlocutore la fattoria didattica e sociale situata nel quartiere di Vallenoncello, nel Comune di Pordenone. La collaborazione tra il Servizio sociale dei Comuni e la fattoria La vite e i tralci ha consentito di percorrere un pezzo di strada insieme, con molte potenzialità intrappolate però in una dualità di breve respiro – messa a disposizione di fondi e progetto ad hoc – lasciando lungo i cigli del tracciato tante opportunità inesplorate. Le due progettazioni già concluse infatti hanno preso avvio e sono state sostenute entrambe da finanziamento pubblico con i consueti percorsi amministrativi. Tale cornice ha assicurato azioni transitorie, non prevedendo una stabilità di lungo raggio, né la messa in atto di strategie che consentano di muoversi oltre al perimetro dei finanziamenti pubblici. 

Si sta quindi immaginando un nuovo progetto che dovrà prendere forma seguendo due linee di sviluppo: una tensione che nasce dai proponenti e un coinvolgimento degli attori capaci di attivare legami e innescare cambiamenti nel territorio. Le possibili fasi di sviluppo di questo progetto possono essere esemplificate in due direzioni convergenti:

  • dal basso attraverso un programma di incontri con fattorie sociali, enti di terzo settore, associazioni culturali, naturalistiche, sportive, impegnate sui temi della salute e altri soggetti locali disponibili ad offrire supporti;
  • dall’alto tramite una traccia di lavoro che ponga le basi di una collaborazione tra assessorati con deleghe diverse, strategiche per il progetto (sociale, agricoltura, attività produttive, commercio, gestione verde urbano, urbanistica, politiche europee, etc.), altre istituzioni portatrici di competenze (Azienda Sanitaria, aziende esercenti in area agro-alimentare e ristorazione, altre aziende), altri soggetti istituzionali in grado di dare supporto e mettere a disposizione risorse economiche (ad esempio fondazioni bancarie).

L’obiettivo è passare dalla sperimentazione al consolidamento della fattoria sociale e didattica, reticolando intorno ad essa un sistema di attività che migliori il benessere delle persone, generando prossimità e dando continuità agli impatti socio-economici.

Così concepito, il progetto è trasformativo e generativo poiché prevede di convertire una situazione statica, essenzialmente legata alla mera disponibilità di fondi pubblici, in una situazione più feconda e proattiva, aperta a scenari articolati che possano toccare settori anche lontani da dimensioni socio-assistenziali. Si tratta di operare per:

  • favorire esperienze di turismo di comunità promuovendo marketing ambientale (riscoprire angoli del territorio anche con l’accompagnamento di esperti: il fiume, il lavatoio, la chiesa, le case originarie, l’inusuale albero della catalpa, la chiesetta rupestre di San Leonardo) riportando alla luce cultura e mestieri di un tempo, coltivazioni antiche (orticoltura, floricoltura), organizzando degustazioni presso bar e ristoranti della zona, realizzando piccole fiere di prodotti locali;
  • insegnare ad alimentarsi in modo corretto in tutte le fasi della vita, riducendo costi e sprechi anche a vantaggio del bilancio familiare (educazione finanziaria);
  • trasformare il territorio con aree attrezzate e segnalate in una “palestra diffusa” da esplorare, per rigenerare mente e corpo;
  • integrare le funzioni di alcuni contesti, quale ad esempio il centro “La casa delle attività” con spazi per la coltivazione di piante officinali, angoli per la lettura per singoli o piccoli gruppi, in collegamento con la biblioteca centrale;
  • proporre incontri e serate a tema con esperti su tematiche diverse (salute, territorio, biodiversità, storia locale, ecc.);
  • offrire opportunità di esperienze artistiche e culturali (laboratori di musica, teatro, attività artistiche).

Coordinate di metodo per favorire la partecipazione

Il progetto prevede l’avvio di un percorso di consultazione che coinvolga un buon numero di portatori di interessi, percorso modulato con riferimento alle caratteristiche dei soggetti di volta in volta coinvolti e con particolare attenzione al loro settore di appartenenza, adottando le modalità più attinenti a ciascuno (workshop, focus group, interviste preliminari, ecc.) e tenendo conto della fase di lavoro che si sta attraversando. Le coordinate guida che consentono di definire i traguardi del processo di partecipazione sono:

  • definire la rete dei soggetti attivabili dal progetto – cittadini residenti di diverse fasce anagrafiche, cittadini di tutta la città, persone che vengono da altri territori, altri attori presenti nella comunità e istituzionali;
  • individuare gli obiettivi specifici e priorità – cambiare il ruolo della fattoria didattica e sociale, far stare meglio sotto il profilo relazionale gli abitanti di questo territorio, offrire spazi di verde organizzati alla città;
  • definire la composizione del budget – individuare le risorse che soggetti diversi mettere a disposizione e a quali condizioni, identificare le modalità di raccolta di fondi anche attraverso crowdfunding (donazioni liberali, pass di accesso ai percorsi naturalistici, raccolta fondi con manifestazioni sportive), valutare la possibilità di attivare social impact bond;
  • stabilire l’intensità dei coinvolgimenti – concordare le disponibilità ad impegnarsi e a condividere le coordinate di metodo (piano, fattibilità, verifica, realizzabilità concreta delle proposte), definire dei ruoli, in particolare del Servizio sociale e delle figure dei facilitatori di processo, che agendo nei diversi registri relazionali, favoriscano la tenuta della linea di lavoro e il dialogo nei gruppi di progetto (operatori, stakeholder, territorio…);
  • elaborare una sintesi e un cronoprogramma – definendo la costruzione condivisa multidimensionale e multilivello del progetto;
  • scegliere i sistemi di analisi e gli indicatori – maggiormente appropriati per leggere outcome ed impatto.

Il processo dovrebbe poter essere implementato, condiviso e facilitato attraverso l’introduzione di una piattaforma on line costruita ad hoc. Per ciascuna fase dovrà essere prodotta una documentazione di restituzione di molteplice forma: testi, video, materiali, PDF, post per i social.

Il processo di implementazione del progetto

La fase preliminare prevede di definire quali e come coinvolgere i potenziali stakeholders:

  • assessorati e altre istituzioni portatrici di competenze o di risorse economiche;
  • referenti operativi di settore (ERSA – Agenzia regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia);
  • facoltà universitarie (agraria, architettura, grafica, design);
  • singoli cittadini, altri soggetti profit e del settore, enti di Terzo Settore, scuola, società sportive, ristoratori, imprenditori rurali, associazionismo.

Tale fase preparatoria dovrà prevedere la realizzazione di una analisi di contesto, sia dal punto di vista socio-demografico, ambientale ed economico della zona. Potrà essere utile anche il contributo informativo sulle prese in carico da parte del Servizio sociale e degli altri enti con rilevazione delle problematiche prevalenti. La somministrazione di questionari mirati, rivolti alle realtà con cui già collaboriamo, potrà contribuire ad accertare criticità e punti di forza del territorio, oltre che alle potenzialità inespresse. L’esito di questa fase sarà rappresentato dall’immagine multidimensionale della zona integrato dalla costruzione dello staff di progetto e dall’individuazione delle figure che supporteranno e cureranno la conduzione delle attività e che fruiranno dunque di un quadro articolato e descrittivo del territorio e dei soggetti da includere nel percorso.

Le fasi dello sviluppo del vero e proprio piano esecutivo prevedono la predisposizione di laboratori di ingaggio della popolazione sfruttando varie tecniche (confronto, espressione artistica, storytelling…) e strumenti per favorire il maggior coinvolgimento e la valorizzazione dei partecipanti e dei luoghi, offerta di spazi di partecipazione di diversa dimensione (workshop per i cittadini, focus group con le istituzioni, interviste preliminari con i soggetti significativi territoriali o sovraterritoriali, ecc…) per approfondire e delineare obiettivi specifici ed azioni conseguenti.

Sarà importante il confronto tra gruppi di azioni complementari o specifiche, in sessioni di lavoro in plenaria, per connettere in modo più ampio le azioni, integrandole in una progressione interattiva e funzionale che garantisca senso e stabilità alle connessioni cross-settoriali. Si tratterà dunque di definire come incontrare gli stakeholders e con quale programma, priorità e forme, facendo, se possibile, emergere gli agenti di sviluppo tra gli operatori e gli stakeholders incontrati su cui poter fare affidamento per radicare una continuità (costruzione cabina di regia – gruppo guida locale).

Il piano esecutivo dovrebbe contenere in premessa i termini di fattibilità ed esplicare le forme di acquisizione di risorse economiche dirette derivanti ad esempio da un sistema di accesso a pagamento ai percorsi naturalistici attrezzati, gli interessi economici delle imprese commerciali ed il potenziale capitale attivo che le stesse intendano reinvestire sul territorio a supporto dei soggetti strategici no profit.

Infine andranno condivisi i risultati attraverso la narrazione attraverso diversi canali degli esiti e la restituzione, alle istituzioni e a chi ha partecipato, di quanto avvenuto durante il percorso progettuale. A ciò si potrebbe aggiungere, per una maggiore efficacia di esito, la sottoscrizione di patti di collaborazione civica che rafforzino l’esperienza di coesione cross-settoriale come strumento e patrimonio, per coloro che hanno partecipato e per tutta la città.

Considerazioni prospettiche: coltivare per valorizzare la semina

È dal bisogno di pensare a una prospettiva di ampio respiro, trascendendo problemi circoscritti e la quotidianità, spesso lineare e poco strategica, che il progetto descritto ha iniziato a crescere. Utilizzando una metafora del mondo contadino, per accompagnare la crescita di nuovi frutti si deve poter contare sulla pianta ma anche garantire tutto ciò che è necessario per coltivarla e provvedere a nutrirla. Così pure questa esperienza dovrà poter alimentare il patrimonio territoriale esistente promuovendo benefici socio-relazionali, economici e di riorganizzazione sinergica del territorio stesso.

Gli esiti acquisiti, maturati e irrobustiti attraverso una dinamica virtuosa di rigenerazione urbana potranno diventare slancio per ulteriori progettazioni future. Ciò sarà possibile se i partecipanti sapranno apprezzare un risultato condiviso, in cui ciascuno ha riposto qualcosa e che consente di riconoscersi: abbiamo seminato ed ora guardiamo crescere il grano aspettando la mietitura, sentendo già il profumo del pane.

 

Per approfondire

 


Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipareche presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus.