Dal 1975 la cooperativa sociale Comin realizza – nell’area metropolitana milanese e nelle province di Pavia e di Monza e Brianza – interventi educativi a favore di bambini e famiglie in difficoltà attraverso comunità di accoglienza, promozione dell’affido familiare, assistenza educativa a casa e a scuola, sviluppo di comunità; in tempi più recenti ha ampliato l’ambito di intervento realizzando servizi rivolti alle persone anziane.
Con il supporto di Pares, Comin ha promosso un laboratorio di scrittura collaborativa digitale rivolto alle figure di coordinamento. Insieme allo sviluppo di competenze digitali, riferite in particolare all’uso di Zoom, Google Drive e Miro, il laboratorio ha previsto la costituzione di sei gruppi di scrittura su questioni cardine per la cooperativa. Questo è uno degli articoli esito della scrittura collaborativa.

Il Service Learning è una proposta pedagogica che coniuga il service (cittadinanza attiva e azioni al servizio della comunità) e il learning (acquisizione di competenze). L’obiettivo, in parole povere, è che gli allievi siano concepiti anzitutto come cittadini e sviluppino conoscenze e competenze all’interno di un circolo virtuoso tra territorio e scuola. In quest’ottica l’apprendimento si configura come investimento dello studente/cittadino e risorsa per la comunità. Di seguito proviamo ad approfondire meglio questo approccio e i suoi possibili impatti.

Il Service Learning: una cornice teorica

Il Service Learning è contaminazione continua e ciclica tra saperi formali e conoscenze pratiche, tra dentro e fuori, tra quello che succede a scuola e tutti gli altri ambiti di vita, mettendo in comunicazione famiglie, enti locali, mondo produttivo, Terzo Settore e volontariato. Il termine viene coniato negli USA a metà degli anni ‘60 da Robert Sigmon e William Ramsey e ha come base teorica di riferimento le riflessioni di John Dewey e Paulo Freire e, in Italia, si riallaccia alle idee di Don Lorenzo Milani.

 L’orientamento legislativo degli ultimi anni (legge 107/2015) tende a promuovere sempre più apprendimenti trasversali alle aree disciplinari. In Italia possiamo osservarne alcune declinazioni nell’educazione civica e nell’alternanza scuola-lavoro con i Percorsi per le competenze trasversali l’orientamento (PCTO). La prima coinvolge tutti i gradi di istruzione scolastica e ha come obiettivo la formazione di cittadini responsabili. Il PCTO integra invece lavoro, formazione e istruzione, insegnamento teorico in classe ed esperienza lavorativa concreta.

Il cuore del Service Learning è il patto educativo di comunità: accordo tra enti locali, istituzioni pubbliche e private, realtà del terzo settore e scuole. Questi attori cooperano nella realizzazione di progetti didattici e pedagogici strettamente legati alla specificità territoriale.

Come si procede nella pratica? La premessa fondamentale è che gli studenti siano parte attiva in ogni fase del processo. Individuato un contesto e i relativi bisogni, l’educatore, in collaborazione con scuola e soggetti territoriali, pianifica modi e tempi del progetto per attivare potenzialità e apprendimento. In seguito all’attuazione di percorsi di formazione sul campo, si esplicitano i risultati concreti, gli effetti sulla comunità e sui processi di apprendimento; si restituiscono i feedback agli attori coinvolti. Il progetto prevede una collaborazione continuativa di due-tre anni affinché si evidenzino risultati apprezzabili.

Come si può realizzare

In un territorio possono essere presenti diverse iniziative laboratoriali di educazione all’affettività, laboratori di orticoltura, educazione stradale e primo soccorso che sono generalmente svolte da professionisti esterni, volontari di associazioni o genitori ingaggiati dalla scuola. Queste sono funzionali allo sviluppo di competenze di bambini e ragazzi, ma non utilizzano l’approccio del Service Learning: la presenza di educatori, la riflessione sugli obiettivi e le possibili competenze acquisite sono infatti condizioni necessarie ma non sufficienti per il Service Learning.

Perché sia definito tale, il Service Learning deve seguire la metodologia individuata, rispettare i tempi, e coinvolgere tutti gli attori in un’ottica di effettivo cambiamento. La figura educativa nel Service Learning diventa colui che conduce fuori, intendendo in questo caso un fuori non solo metaforico ma fisico, reale: il mondo. L’educatore che opera nell’istituzione scolastica diventa punto di riferimento per la coprogettazione di interventi sul singolo o sul gruppo, per mandato di enti o agenzie pubbliche o private.

In questo senso sono innumerevoli gli ambiti e le metodologie di azione, nonché gli scopi, purché abbiano come centralità la valorizzazione dell’esperienza. Gli interventi comportano un investimento in termini monetari, con ritorni non immediatamente fruibili dalla società e che necessitano di pazienza e prospettive a lungo termine. Questa è la ragione per cui gli interventi educativi sono una spesa nei bilanci che deve essere sempre ben motivata e giustificata con progetti di valore, anche contemplando una possibile partecipazione economica degli attori coinvolti.

Gestione del lavoro con gli studenti

In tale quadro, il Service Learning consente agli studenti di essere protagonisti nel processo di apprendimento e non più ricettori passivi dei saperi. Inoltre, permette di sperimentarsi come cittadini attivi in grado di portare un contributo concreto e produrre un cambiamento sulla realtà che vivono. Infine, valorizza competenze pratiche e relazionali che, all’interno della scuola tradizionale, sono spesso trascurate a vantaggio dell’apprendimento nozionistico.

Gli apprendimenti sono legati alla risoluzione o riflessione su problemi reali e prevedono lo sviluppo di competenze didattiche, sociali ed emotive, oltre all’interiorizzazione di valori importanti quali la cura per l’ambiente, l’uguaglianza, la giustizia, la legalità. Questo processo permette di promuovere consapevolezza di sé (ragazze e ragazzi sono coinvolti in un’esperienza impegnativa), autogestione e iter decisionali responsabili (si è in gioco in prima persona), abilità relazionali e consapevolezza sociale (si coinvolgono molteplici attori).

Nel lavoro con gli studenti sarà fondamentale la costruzione di un clima collaborativo in cui l’unicità e il valore di ognuno sia rispettato, dimensione che l’intervento educativo può significativamente favorire.

Gestione della collaborazione tra scuola e famiglia

Gli attori della scuola non sono solo coloro che la abitano ma anche chi vi partecipa indirettamente: le famiglie degli studenti, vincolo e risorsa. In un progetto di Service Learning la famiglia è sia destinataria dell’intervento sia possibile attrice nella realizzazione dello stesso.

Il coinvolgimento delle famiglie prevede la comunicazione del progetto, la condivisione di metodologie ed obiettivi e, a progetto concluso, di risultati e cambiamenti avvenuti.

L’educatore anche in questa fase ha il compito di mediare la relazione tra due istituzioni che spesso faticano a dialogare.

Esperienze concrete e ipotesi di realizzazione

Quindi, nella pratica, cosa si può fare? Di seguito proponiamo una esperienza progettuale realizzata dalla coopertiva Comin per sviluppare il Service Learning e un possibiel ambito in cui tale approccio potrebbe portare benefici.

L’orto

Attualmente nelle scuole di Rho è attivo un laboratorio di orticultura che prevede il coinvolgimento di qualche nonno o nonna, come portatore di saper fare. La presenza degli educatori e degli insegnanti di sostegno permette di individuare gli alunni che sono maggiormente interessati all’attività o possono coglierne maggiori i benefici.

Se rileggiamo questo progetto all’interno del Service Learning, l’educatore riesce ad intercettare il bisogno della scuola e ad individuare nel territorio realtà che possono essere interessate a portare le proprie conoscenze all’interno dell’istituzione scolastica. O meglio, l’educatore diventa cassa di risonanza di bisogni del territorio stesso, così come delle sue molteplici potenzialità.

In quest’ottica tutti gli studenti sono coinvolti, e la proposta delle attività è fatta da attori portatori di competenze pratiche, integrate da quelle delle famiglie. Sono inoltre coinvolti gli insegnanti che possono sfruttare il contesto esterno per lo sviluppo di competenze trasversali. Il territorio può rivestire un duplice ruolo: non solo punto di partenza, ma anche destinatario del progetto, beneficiando delle competenze acquisite dagli studenti. In ultimo, i prodotti dell’orto potrebbero essere rivenduti coinvolgendo altre realtà. I benefici dell’attività dell’orto possono venire analizzati non solo in termini di competenze, ma anche di aumento di autostima, benessere all’interno della scuola, aumento della concentrazione.

Percorsi per le competenze trasversali

L’alternanza scuola-lavoro, fino  a poco tempo fa conosciuta come stage, non è mai stata sviluppata nella sua complessità. Attualmente, con un monte ore variabile, il PCTO è incarico di docenti appositamente scelti che individuano le realtà lavorative dove è possibile collocare gli studenti in obbligo.

Si tratta di esperienze eterogenee all’interno del territorio nazionale, che presentano molteplici difficoltà: questioni assicurative, difficoltà nella stipulazione di un adeguato patto formativo, difficoltà nel valorizzare l’esperienza educativa dell’alunno. Cosa potrebbe offrire in più l’ingaggio di un educatore professionale nella gestione del PCTO? Perché l’ente dovrebbe investire risorse economiche in un compito che ha già delegato al docente incaricato utilizzando le risorse in campo?

In un’ottica di Service Learning, l’incarico verrebbe affidato ad un educatore  professionale o ad un’equipe educativa con un monte ore dedicato allo sviluppo dei PCTO. L’investimento di risorse permetterebbe una maggiore possibilità di definire un piano di intervento, le cui tappe potrebbero essere così pensate.

  • Colloqui conoscitivi con il consiglio di classe per una presentazione del singolo e del gruppo.
  • Illustrazione del progetto di PCTO, in affiancamento al docente, alla classe ed eventualmente alle famiglie. Durante questi colloqui l’educatore, a differenza del docente attualmente incaricato, ha requisiti aggiuntivi per ascoltare i bisogni e gli obiettivi dei ragazzi, ottenendo profili maggiormente dettagliati, con risorse e criticità.
  • Individuazione, in collaborazione con il docente di indirizzo, delle realtà interessate e disponibili a mettersi in gioco in una accoglienza educativa e formativa. Gli obiettivi del percorso lavorativo non sarebbero più solo di natura professionale ma avrebbero anche un taglio educativo, integrando i bisogni del ragazzo e gli obiettivi personalizzati da lui raggiungibili. Durante il PCTO, l’educatore di riferimento, il referente aziendale dello stage e il docente di materia curricolare svolgono riunioni di rete per accogliere criticità ed eventualmente ricollocare l’alunno in un contesto lavorativo o di mansione differente. In questo processo è fondamentale garantire la possibilità di riposizionamento: dove l’ostacolo e la fatica diventano opportunità di evoluzione.

Educatori: ponti tra scuola e territorio

Le scuole, come abbiamo detto, non sono né isole né castelli circondati da fossati pieni di coccodrilli. Sono realtà definite, in relazione con il territorio in cui si collocano.

Nella nostra esperienza di educatrici nelle scuole percepiamo il bisogno di ripensare al nostro ruolo e di sfruttare le nostre capacità di stare sul confine: siamo figure “strane” per l’istituzione scuola, non ne facciamo del tutto parte ma la viviamo quotidianamente e la contaminiamo con i nostri saperi e i nostri modi di fare educazione. Conosciamo realtà esterne alla scuola, che possono essere attraversate dagli stessi alunni: i parchi, le strade, i centri di aggregazione; oppure completamente sconosciute, distaccate e distanti: il comune, le biblioteche, le associazioni più di nicchia.

Possiamo quindi essere ponti levatoi, vie di comunicazione e, in questo, il Service Learning diventa strumento fondamentale del nostro lavoro.


Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipareche presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus.