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Questo articolo è stato pubblicato sul sito di MutuaOggi, blog della Mutua Sanitaria Cesare Pozzo, ed è qui riprodotto previo consenso della sua redazione 


Il concetto di sanità integrativa può essere declinato in molti modi, anche opposti. Il settore è, infatti, in espansione e molto affollato. Quali sono le specificità del mutualismo? Quale il ruolo delle società di mutuo soccorso rispetto agli altri attori per una sanità effettivamente integrativa (e non sostitutiva) del Servizio sanitario nazionale? Quali le potenzialità per un modello sanitario inclusivo e sostenibile?

A queste, complesse, domande ha provato a dare risposta una ricerca sostenuta dalla Fondazione Cesare Pozzo per la mutualità e condotta da Percorsi di secondo welfare

Si tratta di un position paper dal titolo APRIRSI per ritornare al futuro: le Società di Mutuo Soccorso di fronte alle sfide della sanità integrativa firmato da Orlando De Gregorio e Federico Razetti, ricercatori di Percorsi di secondo welfare, e dalla direttrice Franca Maino.

“Il documento – scrivono i ricercatori – è l’esito di un lavoro di ricerca sul campo in cui i ricercatori hanno interloquito con esperti di sanità integrativa e direttori di società di mutuo soccorso (SMS). In tal senso il paper prova a mettere ordine in una questione complessa, delicata e importante per tutti i cittadini come quella della sanità integrativa focalizzandosi sulle specificità del mutualismo e sulle sue potenzialità”.

Una storia, quella del mutualismo, che viene da lontano e che, negli ultimi decenni, è tornata di grande attualità: un sorta di ritorno al futuro, come ricordano a Percorsi di secondo welfare, nel quale le società di mutuo soccorso possono rispondere ai bisogni della società di oggi, riproponendo con forza i valori di aiuto reciproco e solidarietà delle origini ottocentesche.

Rinviando, per i contenuti specifici del documento, a un ulteriore e successivo approfondimento con i ricercatori stessi, MutuaOggi ha chiesto al presidente della Fondazione Cesare Pozzo, Stefano Maggi (Università di Siena), quali sono le finalità di questa ricerca.

Il position paper – spiega Maggi – vuole parlare all’esterno, cioè non deve essere inteso come un altro dei saggi che più volte si sono realizzati riguardo alle società di mutuo soccorso in senso storico. Deve invece comunicare con i cittadini, in particolare con tutti coloro che progettano di istituire fondi sanitari integrativi. Per farli riflettere sul senso e sul valore del mutuo soccorso”.

“La Fondazione – aggiunge – ha chiesto a Percorsi di Secondo Welfare di realizzare una ricerca sul mutuo soccorso storico, proiettata nel presente e nel futuro. Per questo è venuto fuori l’acronimo APRIRSI, che è denso di significati non soltanto ideali ma anche pratici”.

Un acronimo, scelto in analogia al principio della porta aperta mutualistico e cooperativa, che, per i ricercatori, deve guidare la visione strategica delle mutue, declinata secondo sette direttrici: Ascoltare i bisogni; Prevenire comportamenti che minino il benessere fisico, psichico e sociale; Riannodare i legami tra le società di mutuo soccorso di carattere territoriale e le mutue sanitarie; Includere nuovi soggetti e categorie; Rinnovare le modalità di intervento, finanziamento e di lavoro; Sostenere nuove forme di mutualismo e auto-organizzazione; Influenzare le politiche pubbliche a vantaggio dei cittadini. 

Fra i risultati della ricerca Maggi sottolinea il fatto che essa sia facile da leggere e da comprendere, rispetto ad articoli e saggi di taglio accademico, che spesso di difficile interpretazione “per un profano”. “Dal punto di vista del contenuto – prosegue – la ricerca enuclea non soltanto i vantaggi del mutuo soccorso ma anche le problematiche. Per comprendere cosa fare in futuro, dobbiamo guardarci allo specchio nel presente”.

Nel documento sono indicate per le società di mutuo soccorso tre sfide: offrire maggiori tutele in maniera inclusiva, senza quindi alimentare disuguaglianze e processi di esclusione; crescere sul mercato rafforzando, e non indebolendo, radicamento sul territorio e partecipazione; promuovere la sanità integrativa, senza incentivare il consumismo sanitario, ma, al contrario, orientando la domanda verso scelte di salute consapevoli e responsabili.

Secondo Maggi “sono tutti temi che vanno conosciuti nella loro profondità per intervenire laddove ce n’è più bisogno, evitando che il mutuo soccorso storico diventi una ‘modesta’ alternativa al mondo ben più strutturato delle assicurazioni. Non sarà facile vincere tutte le sfide, ma dobbiamo provarci”.

Come vincerle queste sfide? Come declinare questo ritorno al futuro? Maggi, professore di storia contemporanea, guarda alle lezioni del passato e suggerisce una strada già percorsa dal movimento cooperativo: “le cooperative di consumo dei paesi, nella seconda parte del Novecento, hanno creato, unendosi, un gigante della distribuzione alimentare. Le società di mutuo soccorso dovrebbero fare lo stesso, cioè creare fra loro una rete non soltanto associativa, come hanno fatto con la FIMIV, la Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria, ma anche operativa, unendo servizi e prestazioni. Solo così potranno uscire dall’anonimato del passato e farsi di nuovo conoscere dall’opinione pubblica”.

Per maggiori approfondimenti leggi l’intervista alla professoressa Franca Maino, direttrice di Percorsi di Secondo Welfare.