Pillole
Primo Welfare / Famiglia / lavoro / Privati

Come cambia il lavoro domestico in Italia: i nuovi dati di DOMINA

Il 5° Rapporto annuale sul lavoro domestico propone una fotografia aggiornata del fenomeno e tratteggia quelle che saranno le sfide per le famiglie nei prossimi anni, in particolare a causa dell'aumento della non autosufficienza.
Salva pagina in PDF

Il 2022 può essere considerato un anno di transizione per il lavoro domestico in Italia. A livello quantitativo, l’INPS ha registrato un decremento del 7,9%, pari a quasi 80.000 lavoratori regolari in meno, rispetto al 2021. Si tratta di un calo fisiologico a seguito degli incrementi registrati nel biennio 2020-2021, dovuti alla regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante lockdown e all’entrata in vigore del c.d. Decreto Rilancio che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari.

È uno dei dati che emerge dal 5° Rapporto annuale sul lavoro domestico pubblicato dall’Osservatorio DOMINA, che fornisce un quadro d’insieme della situazione del settore attraverso analisi, statistiche, trend nazionali e locali.

Il Rapporto spiega che il decremento non deve far pensare a una diminuzione dei bisogni delle famiglie che, anzi, sono invece in aumento in ambiti come l’assistenza domiciliare. Proprio quest’ultimo, a causa dell’invecchiamento della popolazione e della concomitante crescita dei bisogni socio-sanitari, vedrà un aumento della domanda di servizi. Inoltre bisogna considerare come già nei prossimi mesi potrebbero esserci novità per il lavoro domestico, quando il decreto attuativo della Riforma della non autosufficienza sarà definitivamente approvato.

Secondo i dati INPS disponibili (2022), i lavoratori domestici regolari sono poco meno di 900.000, di cui il 48% badanti e il 52% colf1. Il settore resta caratterizzato da una forte presenza straniera (69,5% del totale)2, soprattutto dell’Est Europa, e da una prevalenza femminile (86,4%), anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento sia degli uomini che della componente italiana. Il settore rimane caratterizzato da un alto tasso di irregolarità (51,8%, contro una media nazionale dell’11,3% per tutti i settori), da cui si può stimare in quasi 4 milioni di soggetti il numero complessivo di persone coinvolte, tra lavoratori (1,85 milioni) e datori di lavoro (2 milioni).

Il Rapporto sottolinea il ruolo fondamentale delle famiglie come attori di welfare, dato che il loro impegno come datori di lavoro si traduce in un risparmio per le casse pubbliche. Le famiglie, infatti, spendono oggi 7,7 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari, a cui si aggiungono 6,6 miliardi per la componente irregolare. Si tratta quindi di una spesa complessiva di oltre 14 miliardi, che porta allo Stato un risparmio di circa 9 miliardi (0,5% del PIL), calcolato sulla base dell’importo di cui il Pubblico dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura. Il lavoro domestico contribuisce complessivamente a produrre un punto di PIL (17,1 miliardi), anche se la presenza (così come la ricchezza prodotta) non è uniforme sul territorio. Anche per questo motivo il Rapporto DOMINA dedica ampio spazio alle schede regionali, che forniscono una panoramica specifica delle diverse realtà italiane.

Il documento di DOMINA propone infine una disamina dei principali strumenti di sostegno alle famiglie (norme locali, progetti pilota, forme di indennità), guardando anche in questo caso alle peculiarità locali. Si tratta di una mappatura utile per le famiglie in cerca di strumenti di sostegno ma anche per le amministrazioni locali, in grado di confrontare le politiche a sostegno del lavoro domestico e trarre insegnamenti preziosi dalle diverse esperienze.

 

Scopri di più

 

Note

  1. Così indicati nel Rapporto DOMINA.
  2. Al lavoro straniero nel settore domestico abbiamo dedicato l’episodio “Il pane e le rose” della nostra serie “Lavoro migrante, diritti e welfare.”