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Anche in conseguenza della pandemia di Covid-19, negli ultimi mesi sembrano nascere nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato nell’ambito del welfare. Un esempio di queste partnership arriva dai protagonisti del mercato del welfare aziendale, i cosiddetti provider che si occupano di intermediare tra domanda e offerta di beni e servizi (qui è disponibile un nostro approfondimento in merito).

In particolare alcune di queste società – che come vi raccontiamo ormai da tempo provengono da mondi differenti (assicurazioni, brokeraggio, agenzie del lavoro, Terzo Settore, banche, assicurazioni, ecc.) – sembrano aver rimodulato parte della loro offerta allo scopo di interagire in modo più efficace con gli Enti pubblici locali. Un esempio concreto arriva nell’ambito dei buoni pasto e buoni acquisto: alcuni dei provider abituati a lavorare con i fringe benefit (che solitamente arrivano ai lavoratori sottoforma di voucher o card acquisto da spendere presso esercenti e negozi) si sono riorganizzati per affiancare i Comuni nella distribuzione di buoni per le persone in difficoltà economica a causa del lockdown e delle conseguenze del Coronavirus.

Nuove forme di collaborazione tra provider di welfare aziendale ed Enti pubblici locali

In merito, tra febbraio e dicembre 2020 sono nate diverse progettualità. Tra queste troviamo quella del Gruppo Cooperativo CGM e CGMoving che, dopo un percorso lungo 3 anni, hanno dato vita alla piattaforma welfareX (ve ne abbiamo parlato qui). Grazie a questo strumento è stato ideato “solidali”, un portale gratuito attraverso il quale i Comuni italiani possono erogare ai cittadini buoni spesa. Come vi abbiamo raccontato qui, attraverso la piattaforma è possibile raccogliere e verificare le richieste fatte dai residenti di uno specifico territorio, far arrivare a questi ultimi i buoni e controllare in tempo reale utilizzi e consumi, facilitando il processo di rendicontazione delle stesse amministrazioni.

Un’iniziativa simile è stata pensata anche dalla società emettitrice di buoni pasto e provider di welfare aziendale Edenred che, negli ultimi mesi, ha collaborato con alcune Amministrazioni per la distribuzione dei buoni alle persone in difficoltà per l’emergenza Covid-19. Edenred ha inoltre scelto di sostenere gli enti locali “donando” parte dei suoi ricavi; in particolare, per ogni 100 euro di buoni spesa forniti ai Comuni attraverso la propria rete, Edenred ha scelto di donare il 20% in più: se un Comune si trova a emettere 100.000 euro di buoni spesa, Edenred va così ad aggiungere 20.000 euro.

Anche Amilon, società del Gruppo Zucchetti specializzata in buoni e gift card per il welfare aziendale, ha promosso il progetto Buonicomuni.it che consente agli Enti locali di elargire buoni acquisto e spesa digitali e cartacei a chi ne ha diritto. Dal portale è possibile conoscere la rete di supermercati e le catene convenzionate; inoltre è possibile entrare in contatto con il team di Amilon per ricevere suggerimenti e supporto. Secondo i dati pubblicati dalla stessa società, durante la prima ondata della pandemia Buonicomuni.it ha collaborato con più di 50 Comuni, distribuendo oltre 25.000 buoni spesa, per un valore di 1 milione di euro.

Infine, vi segnaliamo l’esperienza di Soldo piattaforma che – attraverso l’utilizzo di una sorta di moneta elettronica utilizzabile in un circuito certificato – consente alle imprese di rendicontare le spese dei propri dipendenti (dalla trasferta alla benzina, dagli abbonamenti all’e-commerce). Come racconta in una recente intervista Giuseppe Di Marco, Country Manager di Soldo, questa società ha compiuto un percorso opposto rispetto alle precedenti: dall’inizio del lockdown a oggi Soldo ha infatti erogato card spesa per molti Enti locali e alcune Onlus, come il Comune di Milano e la Caritas di Bergamo; proprio a seguito di questa esperienza e del know-how acquisito, la società ha deciso di investire nel campo del welfare aziendale sviluppando un’offerta nel campo dei fringe benefit.


Gli strumenti del welfare aziendale a servizio del welfare pubblico

Come le esperienze qui descritte evidenziano, anche i provider e più in generale le società impegnate nel campo del welfare aziendale e dei servizi alle imprese possono avere un ruolo importante nella promozione o nell’implementazione di policy locali e territoriali in questo momento complesso (e non solo).

Questi soggetti sembrano poter svolgere un ruolo operativo in questo campo grazie ad alcune qualità e caratteristiche sviluppate nel tempo e divenute parte integrante della loro offerta. In primo luogo, avendo sviluppato tutti gli strumenti predisposti dalla normativa sul welfare aziendale, i provider sono infatti abituati a lavorare attraverso strumenti semplici, agili e finalizzati a garantire acquisti tracciabili e sicuri, come i voucher e i buoni spesa adottati anche per il sostegno alle famiglie in difficoltà.

A ciò si lega il fatto che, nel tempo, gli operatori del welfare aziendale hanno stipulato accordi e partnership con una vasta gamma di catene e attività commerciali che operano in tutta Italia, potendo così assicurare una rete di fornitori già formalizzata e strutturata. In questo modo, anche in un momento di estrema difficoltà come quello della pandemia, i Comuni hanno potuto contare su un sistema di convenzioni preesistente che ha reso i buoni facilmente spendibili.

Infine ci sembra che anche le piattaforme digitali adoperate comunemente nel campo del welfare aziendale rappresentino un punto di forza per questi soggetti nel momento in cui si trovano a collaborare con le Pubbliche Amministrazioni. Attraverso questi strumenti si semplificano e si automatizzano una serie di procedure di non poco conto, come la gestione delle domande da parte dei cittadini, la selezione degli aventi diritto e la distribuzione dei buoni. Tutte attività che hanno avuto un impatto organizzativo ancora maggiore per i Comuni in questi mesi caratterizzati dall’emergenza pandemica.