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Il ruolo dei robot sociali nei sistemi sanitari e di welfare

Se ne è parlato durante un convegno all'Università Cattolica di Milano, in cui è emersa la necessità di una maggiore collaborazione tra enti pubblici e privati.

Si chiamano Pepper, Nao, Giraff, Tessa e Sophia: sono alcuni dei “robot sociali” che oggi svolgono attività di supporto e di interazione sociale nei contesti di cura, in particolare degli anziani e delle persone sole. Si è parlato di loro, e dei benefici che possono portare ai sistemi sanitari e al welfare, nel corso del seminario internazionale “Healthcare robotics and welfare technology“, promosso lo scorso 23 giugno in Università Cattolica a Milano.

L’incontro, nato dalla collaborazione tra i gruppi di ricerca della Cattolica e della Norwegian University of Science and Technology (NTNU), che hanno collaborato in uno scambio di conoscenze ed evidenziato l’importanza di un approccio sistemico e cross-culturale su tematiche come le tecnologie per la salute e il benessere.

Nel corso dell’evento, raccontato da Giusi Figliano sul portale “Secondo tempo” dell’Università Cattolica,  gli esperti invitati hanno discusso su come conciliare le necessità delle persone bisognose di cura con lo sviluppo della robotica sociale e come integrare questi servizi tecnologici in modo da supportare le richieste sempre più pressanti al sistema sanitario, considerando l’invecchiamento progressivo della popolazione. Un tema che Secondo Welfare segue da tempo con il Focus LTC dedicato appunto all’invecchiamento e, in particolare, alle sfide della non autosufficienza.

Dal seminario è emerso come per l’integrazione efficace dei robot nei sistemi sanitari dei Paesi e nel welfare sia necessaria una stretta collaborazione tra enti e agenzie pubbliche e private. In tal senso si è auspicata la creazione di un network più ampio che faciliti l’organizzazione, la distribuzione e la gestione di “buone tecnologie” per migliorare l’assistenza e le cure già esistenti.

 

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Foto di copertina: Possessed Photography, Unsplash