digital welfare

Ad oggi non sappiamo se e quanto le piattaforme saranno in grado di affrontare dinamiche sociali di vario genere. Ma come dimostra la mappatura realizzata dal progetto WePlat siamo di fronte a una maturità evolutiva che, almeno, permette loro di “giocare la partita”
I sistemi reputazionali delle piattaforme digitali oggi vengono intesi sempre più spesso come il cardine di un nuovo dispositivo di controllo sui servizi e su chi li offre. Ma come si declina questa dimensione nel campo del welfare, in cui il fulcro del lavoro sono le relazioni stesse?
Il termine "abilitare" permette di fare diverse riflessioni sulle piattaforme di welfare italiane. Abilitare significa infatti costruire un ambiente gradevole in cui muoversi facilmente e rapidamente, significa facilitare il matching fra domanda e offerta e, ancora, significa attivare logiche di community building.
I dati raccolti nell'ambito del progetto WePlat indicano che, rispetto ad altri settori, le piattaforme di welfare operanti nel nostro Paese presentano caratteristiche ibride in termini di gerarchia, mercato e rete. Una complessità che porta con sé varie conseguenze.
Stiamo raccogliendo esperienze interessanti, che ci aiutino a raccontare storie di enti del Terzo Settore che hanno usato gli strumenti del digitale per cambiare il loro lavoro, in meglio. Se ne conosci, ti chiediamo di segnalarcele.
Quali sono le competenze necessarie per le nuove modalità lavorative? Come possiamo evitare che il divario digitale si acuisca sempre più? Ecco alcune riflessioni sul lavoro da remoto.
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