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Nel precedente articolo di questa raccolta di narrazioni dal Bosco delle Querce, abbiamo raccontato come è stato strutturato il progetto “Insieme per il Bosco” di FARE Arte  Contemporanea Applicata e Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso e alcune esperienze concrete realizzate negli anni. In questo articolo, l’ultimo di questa serie, narreremo di arte e processi partecipativi, di immaginazione, sensorialità e creazione di nuovi mondi.

A introdurci quest’ultima parte di racconto sulle pratiche socio-ecologiche del progetto è Beatrice Oleari, cofondatrice di FARE Cultura Contemporanea e project manager del progetto Insieme per il Bosco. Beatrice ci ha spiegato che “il progetto ha promosso e continua a promuovere una programmazione nella quale il lavoro artistico entra in relazione con la storia del Bosco, la sua specificità, la sua unicità. Ѐ proprio dell’arte e del processo culturale prendere atto delle conflittualità o far emergere rimossi nelle memorie collettive e generare modi altri di viverle e osservarle”. Obiettivo del progetto artistico è quindi “la costruzione di momenti di riflessione, spazi di lavoro e pratiche che siano in grado di non occultare ma anzi di valorizzare gli aspetti non pacificati, rimossi o non normati delle relazioni tra luoghi, comunità, memorie.

“L’artista” ha sottolineato Oleari “è quel professionista capace, con la sua forza liberatoria, di utilizzare le grandi potenzialità dei linguaggi tutti (pittura, scultura, fotografia, video, suono, musica, voce, corpo) per introdurre modelli alternativi e partecipativi in grado di coinvolgere le persone, incidere positivamente sul loro vissuto quotidiano e guidarli nella produzione di azioni di auto-determinazione e di costruzione valoriale”.

In quest’ottica nel progetto Insieme per il Bosco “sono stati coinvolti artisti con una spiccata propensione al coinvolgimento delle persone come parte attiva del processo di produzione. Sono artisti che escono dalla loro autoreferenzialità, tipica del sistema dell’arte, e mettono il loro talento al servizio dell’altro. E questa non è una cosa scontata. Ѐ nella sua forma partecipativa che l’arte diventa un efficace strumento di integrazione, dialogo e empowerment delle comunità”.

“Questi sono processi lenti” ha continuato la cofondatrice di FARE  “ma quello che l’arte può fare è permettere di sperimentare nuove pratiche che il tempo consentirà di trasformare in nuove relazioni, nuove abitudini, nuovi valori. Di fronte alle sfide che la comunità di questo territorio dovrà ancora affrontare sento quindi di dire che forse l’arte è l’unico mezzo che abbiamo per coltivare l’utopia di un futuro migliore”.

Avendo in mente questo approccio, di seguito andremo a narrare alcune delle pratiche artistiche portate al Bosco delle Querce all’interno del progetto “Insieme per il Bosco”.

Una compagnia teatrale per il Bosco

Equivochi è una compagnia teatrale di cui fanno parte Beatrice Marzorati e Davide Scaccianoce. All’interno del progetto hanno curato numerose iniziative. Hanno animato letture nel bosco, prestando la loro voce agli scritti di Laura Conti. Hanno interpretato lo spettacolo teatrale per bambini Questo pianeta. Storie di zia Laura, tratto dal testo di Laura Conti e prodotto da Teatro in-folio di Meda.

Beatrice Marzorati e Davide Scaccianoce della compagnia teatrale Equivochi danno voce a Laura Conti con letture nel Bosco delle Querce.

La loro esperienza nel bosco parla di narrazioni: “Noi raccontiamo storie. Divertenti, emozionanti, intense. A volte sono di fantasia, altre volte sono reali. Eh sì, ci è capitato di raccontare anche la storia di questo Bosco, di questa città. Fare teatro in mezzo alla natura è sempre meraviglioso ma qui è ancor più speciale perché percepire le voci e i corpi di attori e spettatori che si fondono al soffio del vento tra i rami, al gracidare delle rane nello stagno, al chiacchiericcio di chi passeggia non solo permette di coltivare la memoria e la consapevolezza di ciò che è accaduto, ma dona speranza e uno sguardo più saggio per quel che si può fare adesso e ciò che verrà”.

Ecopoesie dal Bosco

Due laboratori di arte ed ecopoesia1 per accompagnare le persone verso gli alberi, il loro mondo, la loro narrazione, la loro memoria come connessione al sé, alla propria storia, al sentire personale e collettivo. Alberi di famiglia è stata l’occasione di comporre un bosco familiare: un unico gigantesco album composto da una tela su cui le famiglie partecipanti sono state invitate a riportare e dipingere la propria e altrui sagoma a figura intera. Alberi di vita ha aiutato i partecipanti a sentire la profonda connessione che esiste tra noi esseri umani e il mondo vegetale.

Ci racconta Dome Bulfaro, poeta, performer, artista visivo, editore, docente di Poesiaterapia e formatore: “quale potenziale poesia è ogni essere vivente, ogni essere umano. Ognuno è un “albero in cammino”, ma di quale Bosco? Dovremmo chiedercelo e scoprire la risposta. Ognuno è l’albero di una famiglia. Ma di quale famiglia? Sappiamo che un bosco è ricco quante più famiglie di alberi diversi la compongono. Quando ricordo il laboratorio d’arte e poesia che ho tenuto al Bosco delle querce, mi fa vibrare questa scena: chiedo a bambinə e genitori di prendere, insieme, una foglia morta del bosco. Dopo aver chiesto di ascoltarla stringendola tra le loro mani o contro il petto, chiedo di collocare la foglia morta all’interno del disegno del loro cuore, in modo che il loro autoritratto multicolore a figura intera, prenda vita dalla morte, come accade di generazione in generazione, di albero in albero, di verso in verso, fino a diventare poesia che incarna la sua unicità, come fa il Bosco delle Querce”.

Il teatrino Kamishibai

Narrazioni visive, un teatro di carta che combina immagini illustrate e narrazioni orali. Questo è il teatrino Kamishibai: una formula narrativa e visiva nata in Giappone nei primi anni del ‘900. Il teatro kamishibai è arrivato al Bosco delle Querce grazie ad una tata artista che ha scritto per i suoi bambini la storia del bosco. La sua storia è stata dipinta e messa in rima. Recitata ed illustrata. Una forma di racconto coinvolgente che diventa spazio emozionale e al tempo stesso educativo.

Tavola del teatrino Kamishibai a cura di Cristina Fociani.

Cristina Fociani, si occupa di bambini per passione e professione come tata e per loro scrive e disegna piccole storie; inoltre porta il suo Teatrino artigianale, costruito interamente dal suo papà, in biblioteche, parchi e spazi, tra cui il Bosco delle Querce. Ci dice: “nel Bosco un fremito saliva dal suolo e il fruscio di ogni foglia era musica sommessa. Ho sentito voci lontane di vite sconosciute, passate a calpestare quella terra abbondante e prospera. Scrivere le storie e poi leggerle sotto quella coltre vivente non è stato solo un evento, ma un viaggio nel tempo, le radici, la culla, i rami, un caldo abbraccio, l’ombra, l’anima di ogni persona che vi ha transitato. Se qualcuno mi chiedesse, un giorno, cosa mai sia la pace per me, ecco! Forse potrei condurlo in quel luogo magico e unico senza aggiungere parola”.

Il suono degli alberi

Può la natura suonare? E siamo ancora in grado di riverberare quel suono dentro di noi? L’esperienza della soundwalk porta questo significato, che rappresenta un ascolto profondo capace di riconnettere l’essere umano all’ambiente che lo circonda. Un ascolto, che non è solo esperienza sensoriale, ma che è capace di produrre conoscenza. Siamo costantemente immersi in un paesaggio sonoro che suona e risuona attorno a noi e dentro noi. Camminando insieme, aprendo le porte della percezione, possiamo imparare ad ascoltare i suoni, a distinguerli, isolarli e comprenderne le armonie e ciò che ci raccontano. Un mondo amplificato che esprime la musicalità della natura alla scoperta della bellezza del Bosco delle Querce.

Claudia Ferretti2, Sonic Artist, sensorialista e scrittrice, ci racconta così l’esperienza delle soundwalk: “fare vivere il suono in questo Bosco è come creare una grande macchina del tempo. Qui se ascolti il presente percepisci le voci del passato e il suono diventa una grande macchina del tempo. La soundwalk e la performance di improvvisazione collaborativa diventano un rito di passaggio collettivo che porta al contatto con le parti più antiche dell’uomo. Un rito fatto di una musica performata sopra le macerie, tra fiori e farfalle, in cui adulti e bambini insieme trovano la propria voce sonora”.

Musicamorfosi: tra passato e presente

Musicamorfosi ha una lunga storia nelle pratiche artistiche a Seveso, che tracima la linea temporale di questo progetto. Questa associazione è nata nel contesto che abbiamo raccontato nel secondo articolo, quando si è narrato delle pratiche socio ecologiche del passato. Ha origine dalle pratiche ambientaliste degli anni Novanta, sul tracciato di quella linea che è stata pensiero innanzitutto. Non è qui possibile riassumere questa parte di esperienza, che meriterebbe un racconto a parte per la ricchezza che ha saputo esprimere in questo territorio. Basti pensare nel 2006 produsse lo spettacolo teatrale “Rotweiss Kabarett”, scritto e diretto da Andrea Taddei, farsa teatrale che racconta in chiave satirica gli eventi legati al disastro dell’Icmesa. Quasi un documento storico-performativo che racconta le contraddizioni dello sfruttamento capitalistico di un territorio e del dramma che ne è derivato per l’ambiente e per la sua popolazione.

Numerose sono le iniziative che Musicamorfosi ha portato avanti anche all’interno del Bosco delle Querce mostrando, in chiave alternativa, come l’arte possa porsi in relazione con l’ambiente e con il pensiero verso di esso.

Riportiamo qui un brevissimo estratto dell’intervista a Saul Beretta3 realizzata nell’ambito della ricerca sociologica legata al progetto “Insieme per il Bosco”. Saul ci racconta i Notturni al Bosco, un circuito di iniziative promosse da questa associazione già dalla prima decade degli anni 2000: “I notturni al Bosco delle Querce significavano per me quello, cioè tenere dentro un concetto storico, un concetto biologico, botanico, un’esperienza musicale, non stazionaria, perché il bosco non è un luogo da stazionatura, non è un palco da concerto, ma è una visione ecologica del luogo. Nel senso che ci puoi camminare, ti puoi perdere, puoi entrare, puoi ascoltare il rumore del bosco (…) e puoi fruire di una cosa che te lo cambia, perché quando accadono delle cose nei luoghi, cambiano. Se tu hai un’esperienza bella di fruizione dell’arte performativa, cambia la percezione di quel luogo lì. Quindi, è in questo senso che l’identità del Bosco, credo, possa continuare a essere modificata senza tradire la sua origine, ma non cristallizzando”.

Nell’ambito del progetto “Insieme per il Bosco” Musicamorfosi ha promosso tre concerti in occasione delle giornate internazionali del Jazz susseguitesi in questi anni. Ha inoltre prodotto “L’elefante e la Pioggia”, uno spettacolo teatrale per bambini tratto da una favola Masai. Lo spettacolo nasconde una metafora semplice e una morale efficace: l’acqua scende dal cielo per tutti e tutti ne possono essere bagnati e dissetati. L’acqua è nutrimento, l’acqua è vita.

A cura di Musicamorfosi sono anche le visite visionarie, percorso libero con cuffie wireless. Indossando le cuffie e libere di gironzolare per il Bosco, le persone sono chiamate a esplorarlo con le orecchie fantasticando con gli occhi, seguendo le parole, abbandonandosi alla musica e al racconto in cui si mescolano elementi del passato e del presente.

Il pensiero di un partecipante alla passeggiata sonora condotta da Claudia Ferretti al Bosco delle Querce. Fonte: Claudia Ferretti.

La strada tracciata da Seveso nel suo Bosco

In questa narrazione che ha riempito sei articoli siamo partite dall’oggi per interrogare il futuro. Siamo tornate indietro per recuperare storie di pratiche che legano il presente al passato. Storie che avevano bisogno di trovare una narrazione perché l’epoca in cui viviamo non rifiuta solo territori e persone ma invisibilizza anche il racconto di chi propone sguardi alternativi (Armiero, 2021).

Nuove rinascite che chiedono di con-pensare tra esseri umani e ambiente. Alleanze multispecie capaci di generare vita e significati (Haraway, 2019). Si può vivere sulle rovine del mondo se si accetta di osservare, conservare e coltivare, di permettere intrecci. “I paesaggi globali oggi sono cosparsi di rovine simili. Ma questi luoghi possono essere vitali nonostante la loro morte annunciata. (…) In una condizione globale di precarietà non abbiamo altra scelta se non quella di trovare vita tra queste rovine” (Tsing, 2021).

Abbiamo scelto di raccontare storie di riparazione di territori e comunità, di relazioni e di pratiche socio-ecologiche. Abbiamo scelto di mettere sullo sfondo la storia del disastro che le ha innescate: non perché questa non sia rilevante, ma perché per essere presenti al tempo che abbiamo costruito e che dobbiamo dipanare abbiamo bisogno di storie che narrano storie. Di pensieri che pensano pensieri (Haraway). Abbiamo bisogno di danzare intorno al fuoco delle rovine tossiche e mostrare come sia possibile riparare un danno socio-ambientale. Seveso ha tracciato questa strada. La nostra storia è iniziata qui e da qui riparte, ancora nel presente e per il futuro.

Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipare, che presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus.

Ringraziamenti

Grazie a Beatrice, la nostra regina del Bosco. Grazie a Gemma, Max, Laura B., Sandra, Laura C., Maurizio, Alberto e Lele, la compagnia del Bosco senza cui questi articoli non avrebbero mai visto luce e senza il cui pensiero queste pratiche non sarebbero forse esistite.

Grazie a Alice Monti per Yogainspiral, Simone Tagliabue per Samadhi, Marco Gazzetta per ASD Dan Dien, Alberto Colombo per Sinistra e Ambiente Meda, Gianluigi Cambiaghi per Impulsi Meda, Sergio Stoppa per ASD Marathon Club Seveso, Daniela Beraldo per Gruppo Cinofilo Groane, Cristina Minà e Andrea Pusineri per Seveso Futura, Saul Beretta per Musicamorfosi, Maurizio Zilio per Circolo Legambiente Laura Conti Seveso, Gemma Beretta per Natur&Onlus, Michela Marelli per Teatro in-folio, Patrizia Colombo per Legambiente Lombardia, la nostra rete di progetto che ha intessuto relazioni e figure di filo. Grazie a Marco Arioli che le ha illustrate.

Grazie alle artiste e agli artisti che hanno aperto nuovi mondi, alle relatrici e ai relatori che hanno narrato storie, alle tesiste che sono passate per le vie del Bosco e che passeranno.

Grazie agli Alberi, agli arbusti, ai funghi, ai microorganismi e alla fauna selvatica, che hanno aperto gli orizzonti del nostro con-pensare, mostrandoci la via delle alleanze multispecie.

Per approfondire

  • Claudia Ferretti Isonde racconta una esperienza educativa al Bosco delle Querce
  • Claudia Ferretti su bandcamp e instagram
  • Beatrice Marzorati, Davide Scaccianoce e il sito di Equivochi
  • Il sito di Musicamorfosi
  • Il sito di Dome Bulfaro
  • Anna Lowenhaupt Tsing (2021), Il fungo alla fine del mondo,  la possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo, Keller.
  • Armiero M. (2021), L’era degli scarti. Cronache dal wasteocene. La discarica globale, Einaudi.
  • Haraway D. (2019), Chthulucene, Sopravvivere su un pianeta infetto, Produzioni Nero.

Note

  1. Ecopoesia, un movimento letterario sviluppatosi nei paesi anglofoni nel XX secolo il cui genere letterario è ispirato a tematiche ecologiche.
  2. Claudia Ferretti Isonde, Sonic Artist, sensorialista e scrittrice, studia il fenomeno della percezione per comprendere e raccontare il mondo attraverso il suono. Docente di Analisi Sensoriale e di Sound Storytelling, Sonic Artist, cantante e divulgatrice, esplora il suono in tutte le sue forme come musica, paesaggio, arte e narrazione e porta le sue ricerche a una dimensione ambientale e antropologica attraverso opere partecipative e soundwalk.
  3. Saul Beretta, cofondatore e direttore creativo di Musicamorfosi.
Foto di copertina: Visite Visionarie al Bosco delle Querce a cura di Musicamorfosi.