3 ' di lettura
Salva pagina in PDF

L’innovazione tecnologica, l’automazione e i sempre più rapidi sviluppi dell’intelligenza artificiale stanno cambiando e cambieranno il lavoro in molti settori, creando potenziali mismatch tra le competenze necessarie per stare al passo e quelle attualmente possedute da lavoratrici e lavoratori. In questo senso, purtroppo, l’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di skill mismatch in Europa: chi oggi lavora fatica a acquisire entro i tempi della transizione tecnologica le stesse abilità complesse che svolgerebbe un robot. E questo, ovviamente, mette a rischio il lavoro di molti. È in tale contesto che il Fondo per la Repubblica Digitale1 ha lanciato “In progresso”, bando che mette a disposizione 10 milioni di euro per accrescere le competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio sostituibilità proprio a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica.

Il bisogno di nuove competenze digitali

Un recente studio dell’Università di Trento indica che nei prossimi 15 anni la quota di lavoratori e lavoratrici ad alto rischio di rimpiazzo tecnologico si attesterà tra il 33% e il 18% a seconda che si considerino le professioni automatizzabili o le singole mansioni. In numeri, si tratterebbe di una cifra variabile tra i 7,1 e i 3,9 milioni di persone – specialmente nei settori trasporti e logistica, supporto d’ufficio e amministrativo, produzione, servizi e settore della vendita – che rischiano di perdere il lavoro a causa della mancanza di competenze che servono per affrontare la transizione tecnologica.

Il problema, tuttavia, non riguarda solo il futuro ma è già presente nel mondo del lavoro italiano. Aziende e istituzioni già oggi sono alla costante ricerca di lavoratori che possiedano competenze che permettano di stare al passo con gli sviluppi del progresso in ambito tech. Ma tali competenze scarseggiano.

A confermarlo ci sono gli ultimi dati di Istat su Cittadini e competenze digitali, secondo cui solo il 45,7% degli italiani tra i 16 e i 74 anni nel 2021 aveva competenze digitali di base. Questo pone il nostro Paese al quartultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea, davanti solo a Romania (27,8%), Bulgaria (31,2%) e Polonia (42,9%) e ben lontano dai “primi della classe” come Finlandia (79,2%) e Olanda (78,9%), già vicinissime al target dell’80% che l’UE si è posta per il 2030. Per raggiungerlo, l’Italia nei prossimi anni dovrebbe garantire un incremento medio annuo di 3,8 punti percentuali.

Il contributo del Fondo per la Repubblica Digitale

Un contributo a questo sforzo, come detto, sarà dato dal Fondo per la Repubblica Digitale. Attraverso il bando “In progresso” il Fondo infatti ha stanziato complessivamente 10 milioni di euro per promuovere lo sviluppo delle competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio di sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica. L’obiettivo è, appunto, garantire le condizioni di permanenza nel mondo del lavoro e migliori opportunità professionali.

“Questa trasformazione, per essere vissuta come un’opportunità, necessita di azioni di riqualificazione del personale. Ma può anche riguardare la trasformazione di mansioni d’ufficio, come l’amministrazione, il marketing, le vendite, anch’esse in profonda trasformazione per l’innovazione tecnologica”. A dirlo è Giorgio Righetti, Direttore generale del Fondo per la Repubblica Digitale, che ha inoltre spiegato che “al bando possono partecipare soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e aziende: la loro adesione, attraverso il coinvolgimento dei loro lavoratori è di fondamentale importanza.

In particole le imprese, ha aggiunto Righetti, “se medie o piccole, possono individuare intere filiere o comparti in comune all’interno dei quali è prevista l’introduzione di una nuova tecnologia, che produce una trasformazione all’interno dei processi di produzione”. 

Persone al centro, per la crescita e contro le disuguaglianze

Il bando, dunque, si rivolge alle organizzazioni, ma il suo vero obiettivo sono le persone.

A confermarlo è Giovanni Fosti, Presidente del Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale, che ha ricordato come sia “necessario mettere al centro le persone, investire nella loro formazione, nell’aggiornamento delle competenze e dare opportunità di riqualificazione ai lavoratori a seguito del progresso tecnologico. Puntare su questo obiettivo di crescita significa” – ha aggiunto Fosti – lavorare anche sull’emergenza disuguaglianza, che crea ingiustizia e la amplifica, deprimendo le occasioni di sviluppo. In questo nostro tempo, l’accesso alle opportunità passa soprattutto dalla formazione e, in particolare, quella in ambito digitale”.

Le organizzazioni interessate possono candidare progetti attraverso il portale Re@dy  fino al 4 agosto. Per tutti i dettagli relativi alla partecipazione al bando “In progresso” si può consultare il sito fondorepubblicadigitale.it.

 

Note

  1. Il Fondo, il cui funzionamento mutua la positiva esperienza del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, ha una dotazione di 350 milioni per il periodo 2022-2026 ed è frutto di una partnership tra il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministro dell’economia e delle finanze, da una parte, e, dall’altra, l’Acri (Associazione delle Fondazioni di origine bancaria).
Foto di copertina: Markus Spiske, Unsplash