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In Italia, molte piazze sono vuote o non esistono. Nelle periferie e nei territori marginalizzati, gli spazi pubblici sono abbandonati, mentre nelle grandi città la vita frenetica cancella relazioni e riferimenti. La distanza tra comunità e istituzioni cresce, e parlare di memoria collettiva diventa difficile: il territorio che dovrebbe custodirla viene costantemente rimosso o trasformato.

“La perdita della memoria collettiva è anche perdita del senso di appartenenza. Quando non senti più una piazza come tua, accetti che venga venduta o privatizzata. Il risultato è lo spossessamento degli spazi pubblici, la crisi della democrazia, che ha bisogno di luoghi fisici”, osserva Sarah Gainsforth, ricercatrice esperta di diritto all’abitare.

Recuperare la storia, per lei, è costruire una visione alternativa: “ripartire dai luoghi e dalla loro storia stratificata per immaginare sviluppi diversi dalla gentrificazione1”.

In questa prospettiva si inserisce l’esperienza di Riverrun. Questo ente di Terzo Settore, che si presenta come hub culturale che lavora su innovazione sociale e sviluppo locale attraverso pratiche artistiche e partecipative, con il progetto Memorabilia e le sue digital library di comunità sta sperimentando una forma di welfare socio-culturale basata sulla cura del patrimonio immateriale. Gli archivi partecipativi che l’organizzazione realizza in Italia rigenerano, in chiave digitale, piazze d’incontro dove gli abitanti riscoprono il senso di collettività. Ne parliamo in questa ultima puntata della nostra serie #MemorieAttive.

Una nuova voce per i territori marginalizzati

Tra i luoghi in cui Riverrun ha scelto di operare c’è Giorgino, piccolo villaggio di pescatori alle porte di Cagliari.

Qui “è come se si fosse sempre in vacanza”, racconta Roberta Cuccu, abitante storica, parlando di una comunità unita da legami profondi e dall’odore del mare. Ma nel tempo, il villaggio è stato isolato e danneggiato da scelte urbanistiche miopi: “per costruire un porto commerciale, il Comune ha abbattuto il ponte che ci univa alla città e ha ridotto la spiaggia. Hanno rovinato la bellezza del posto”, spiega.

Gonnoscodina, 1972-74: Montixi Edvige Frau Quintino e fratelli macellano il maiale nel cortile di casa - Foto: Riverrun / Memorabilia
Gonnoscodina, 1972-74: Montixi Edvige Frau Quintino e fratelli macellano il maiale nel cortile di casa – Foto: Riverrun

Riverrun ha realizzato a Giorgino un lungo progetto di affiancamento e supporto alla comunità basato sull’utilizzo di strumenti scelti per invertire il processo di marginalizzazione e rafforzare il senso di autoconsapevolezza e autodeterminazione degli abitanti. Tra le varie attività messe in campo c’è stata quella di realizzare un libro corale, una guida alternativa del luogo, ma anche il recupero e la digitalizzazione di foto, filmati, audio e interviste raccolte casa per casa nel villaggio in 4 anni di attività continuativa.

Ci hanno ridato orgoglio, racconta Roberta. Le storie e i ricordi – oggi accessibili anche online – hanno riacceso l’interesse per il rione periferico di Cagliari, rafforzando i legami con il resto della città e con gli abitanti trasferitisi all’estero. “Riverrun ci ha aiutati a far vedere al mondo quello che eravamo e che potremmo ancora essere. È una pubblicità positiva”, dice Mariano Strazzeri, presidente del Comitato di Quartiere, organo gestionale della comunità dove si affrontano collettivamente tutte le questioni del villaggio.

È un’azione che non solo documenta, ma cura. A Giorgino, dove ancora si gioca a nascondino nelle sere d’estate, significa tenere viva una memoria rimasta troppo a lungo inascoltata. Questa visibilità ha anche contribuito a bloccare il progetto di un rigassificatore che avrebbe compromesso l’equilibrio della zona.

Riconnettere generazioni tramite la memoria e il digitale

In Sardegna, Riverrun è intervenuta anche a Gonnoscodina, borgo di 400 abitanti nella zona centrale della Marmilla, che sta subendo un preoccupante processo di spopolamento e perdita di memoria collettiva. Qui l’archivio online ha avuto due effetti principali: ha aiutato gli anziani a interagire col digitale e ha permesso ai giovani di riscoprire la storia del proprio territorio.

Momenti in cui sono realizzate le attività di Memorabilia a Giorgino e al Tufello - Foto: Riverrun
Momenti in cui sono realizzate le attività di Memorabilia a Giorgino e al Tufello – Foto: Riverrun

Francesca Meloni, bibliotecaria, ci spiega: “Memorabilia non è solo un archivio, ma uno strumento di connessione tra generazioni. Gli anziani condividono ricordi ma devono essere accompagnati, anche grazie a uno sportello che sarà gestito presto dai ragazzi del Servizio Civile Universale, mentre i giovani accedono ai contenuti tramite i QR Code”. Il riferimento è a uno dei modi con cui è possibile accedere agli archivi digitale: QR Code realizzati con mosaici di ceramica, realizzati da cooperative che includono ragazzi con disabilità.

Nella prima fase del progetto, un gruppo di abitanti ha raccolto testimonianze porta a porta. Ora, con eventi pubblici, si punta a coinvolgere i Comuni vicini e rafforzare il tessuto sociale attraverso la rielaborazione corale della memoria storica.

La coprogettazione come laboratorio di democrazia

I progetti di welfare socio-culturale come quelli di Riverrun possono avere un ruolo anche nel riconnettere i territori con le istituzioni. Nei quartieri romani di Tufello e Montesacro, di cui abbiamo già avuto modo di parlare, gli archivi digitali sono stati realizzati con il sostegno del III Municipio di Roma.

“Siamo rimasti colpiti dalla capacità di Riverrun di costruire relazioni autentiche con le varie generazioni presenti nei quartieri”, racconta l’assessore Matteo Pietrosante. “Coinvolgere le scuole e far partecipare gli studenti come co-autori dei QR code è stato uno degli aspetti più belli del progetto”, aggiunge Nastassja Habdank, consigliera del III Municipio.

Giorgino. Piazzale del Villaggio, Sagra del Pesce 1986 - Foto: Riverrun
Giorgino. Piazzale del Villaggio, Sagra del Pesce 1986 – Foto: Riverrun

Ma il punto centrale è il metodo: coprogettazione e rete. “Il terzo settore è essenziale anche per gli enti pubblici: senza questa rete non potremmo partecipare a molti bandi”, spiega Pietrosante. Proprio grazie a un partenariato forte e radicato nel territorio – con Riverrun in prima linea – il Municipio ha ottenuto altri fondi importanti per nuovi centri giovanili.

“Oggi le politiche sociali si basano sulla programmazione e sulla coprogettazione. Quest’ultima, paradossalmente, non è utile solo al terzo settore: è fondamentale anche per l’ente locale. Si tratta di un percorso di formazione reciproca che permette alle amministrazioni di comprendere a fondo le potenzialità del territorio”, spiega Claudio Cippitelli, presidente della cooperativa Parsec, che ha collaborato con Riverrun al Tufello. “È una forma di democrazia: un dibattito attivo che aiuta le comunità a conoscersi e discutere la propria condizione”, aggiunge.

L’importanza della partecipazione

Memorabilia però non vuole creare musei della memoria. “Il museo spesso appare distante. Nella digital library, invece, sei tu a caricare le foto, a scrivere le didascalie, a scegliere cosa raccontare, a correggere o integrare ciò che ha scritto qualcun altro. Non è un archivio costruito dall’esterno: lo costruisci tu. E quando lo rivedi, ti appartiene”, spiega Sara Iannucci, presidente dell’Associazione Io Sono, che sta contribuendo alla creazione della digital library di Tor Marancia a Roma.

Tuttavia non è stato facile superare le diffidenze. “Viviamo in un mondo dove tutto è o pubblico o privato. Il concetto di bene comune si è perso”, osserva Serena Ferraiolo, coordinatrice del progetto. “Molti temono che, una volta condivisa una storia, venga sottratta o usata male. È un timore legittimo, che va compreso e accolto ed è in questo senso che abbiamo avviato una stretta collaborazione con uno studio legale che ci ha aiutato a definire tutte le questioni del diritto digitale”.

Gli archivi digitali aiutano a riscoprire uno spazio comune, dove la memoria personale può diventare collettiva senza perdere autenticità. Le comunità del futuro potranno così essere più inclusive e aperte.

Estendere il modello: sfide e prospettive

Ascolto, co-progettazione, condivisione, partecipazione e autonarrazione: sono questi i cardini dei progetti di Riverrun e che l’organizzazione vorrebbe replicare altrove, specie nei territori marginalizzati.

Un momento delle attività di Memorabilia a Giorgino - Foto: Riverrun
Un momento delle attività di Memorabilia a Giorgino – Foto: Riverrun

Ma chi ha partecipato teme che, senza una presenza costante, le library si spengano. “Non stiamo parlando della piramide di Cheope: i territori, i loro bisogni e desideri cambiano nel tempo. Anche l’archivio digitale deve evolversi, ricorda Cippitelli. “Il QR Code è un punto di partenza, non un traguardo. Bisogna creare momenti di rilancio, incontri, confronti, magari con università o studiosi”.

“Fra cinque anni Riverrun dovrebbe tornare a vedere se la comunità ha continuato il progetto”, dice Paola Brunetti, abitante di Montesacro. La chiave è mantenere vivo lo spazio, digitale o fisico, dove le persone si incontrano e si riconoscono.

Memorabilia nei nuovi quartieri

Ma la vera sfida a Riverrun per il futuro la lanciano le istituzioni locali: si dovrebbe portare Memorabilia nei nuovi quartieri. Sarebbe incredibilmente difficile, perché non hai memorie da cui partire, però sono anche i quartieri dove c’è più bisogno di costruire una memoria collettiva, perché lì la collettività ancora non esiste”, sottolinea ancora Matteo Pietrosante.

L’assessore si riferisce a zone della capitale, e dello stesso Municipio III, con una storia più recente e meno definita di quella delle aree in cui Memorabilia è già stato avviato, come per esempio il Tufello. Il discorso non vale solo per Roma, ovviamente: sono molti in Italia i luoghi che, all’apparenza, potrebbero essere considerati “senza storia” e quindi anche “senza memoria”.

Per Riverrun, non è così. La memoria nasce ogni qualvolta le persone abitano un luogo e intessono legami ed è su questa che Memorabilia interviene. Vale per le zone di recente costruzione a ridosso del Grande Raccordo Anulare a Roma, così come per i centri rurali delle aree interne o, ancora, per i quartieri vittime della turistificazione o della gentrificazione. Certo, Riverrun deve adattarsi ai diversi contesti operando in maniera diversa e, di conseguenza, anche gli archivi partecipativi comunitari saranno diversi tra loro.

A sinistra, Gonnoscodina, 1950 circa: Orrù Fortunato con i suoi cagnolini. A destra, Gonnoscodina, 1977: Piras Zenio nel giardino di casa in posa con un agnellino - Foto: Riverrun
A sinistra, Gonnoscodina, 1950 circa: Orrù Fortunato con i suoi cagnolini. A destra, Gonnoscodina, 1977: Piras Zenio nel giardino di casa in posa con un agnellino – Foto: Riverrun

“Se un territorio ci chiama, prima di dire di no ci fermiamo a riflettere, anche a costo di dover reinventare completamente il mezzo. Ci chiediamo sempre se esista la possibilità, attraverso un lavoro sulla memoria locale, di generare un valore sociale e politico rigenerativo per quel luogo, qualunque esso sia”, spiega Lorenzo Mori di Riverrun. “Per quanto riguarda la questione di mantenere vivi gli archivi – prosegue – noi continuiamo a garantire dei follow up, ma è la consegna delle chiavi di accesso al Terzo Settore locale che di fatto sancisce di chi è la proprietà e responsabilità di mantenere vivo il processo della piattaforma digitale”.

In questo senso, è stato importante l’ultimo anno di lavoro svolto da Riverrun con un team di legali, programmatori informatici e creativi, che li ha portati a sviluppare ulteriormente il sito memorabilia.digital. Grazie a dei fondi del PNRR, il Piano Nazione di Ripresa e Resilienza, è diventato una web app dinamica dove chiunque può interagire direttamente e in modo totalmente orizzontale, sia per incrementare i contenuti, sia per moderarli o arricchirli di informazioni e spunti. “L’autodeterminazione e la consapevolezza passano per forza da un’assunzione diretta della responsabilità di abitare e custodire con cura i propri luoghi e le proprie memorie, sostiene Mori.

“Anche questo è un segno del contemporaneo a cui sempre più, noi operatori culturali, dobbiamo aprirci, anche a costo di scomparire nel processo”, conclude.

 

#MemorieAttive

Questo è il quarto e ultimo articolo di #MemorieAttive, la serie su come il welfare socio-cultura possa essere motore di cambiamento, realizzata da Percorsi di secondo welfare per Riverrun.

 

Note

  1. La gentrificazione è un processo di riqualificazione, mutamento fisico e della composizione sociale di determinate aree urbane, con conseguenze spesso non egualitarie sul piano socio-economico.
Foto di copertina: Realizzazione di un QR Code utilizzato per il progetto Memorabilia di Giorgino. Foto: Riverrun