Questo articolo è stato scritto dagli studenti del Master in Global Politics and Society (GDP), dell’Università degli Studi di Milano. Come parte del corso “The Welfare States and Innovation” della prof.sa Franca Maino, gli studenti hanno esplorato le connessioni tra l’innovazione sociale e le nuove forme di welfare nelle società contemporanee. L’obiettivo di questi articoli (qui il primo, in inglese) è mettere in luce lo sviluppo di nuove partnership tra attori impegnati in reti stakeholder e in modelli di governance multilivello che coinvolgo diverse parti sociali.

Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la diffusione del virus SARS-Cov-2 avrebbe costituito un’emergenza di rilevanza internazionale.

L’Italia è stato il secondo Paese, dopo la Cina, ad essere gravemente colpito dall’intensità del propagarsi del virus, con ineludibili conseguenze socioeconomiche legate alla salute pubblica, ai redditi individuali e familiari e alla libertà individuale.

Gran parte della ricerca scientifica e accademica si è concentrata, sin da subito, sugli aspetti biomedici e sulla comorbidità con altre malattie. Al contrario, scarsa (o insufficiente) attenzione è stata dedicata agli effetti psico-sociali che l’emergenza sanitaria ha causato nelle diverse fasce di popolazione. 

Gli effetti psico-sociali della pandemia e l’approccio sindemico

Il contesto di crisi sanitaria ha confermato come la salute mentale sia sottovalutata e sottostimata, rendendo evidente l’impreparazione generale degli Stati a riguardo, ma aprendo allo stesso tempo una nuova finestra di opportunità per l’innovazione sociale in ambito socio-sanitario.

L’impatto sulla salute mentale può ricondursi a tre effetti principali della pandemia:

  • effetti diretti della malattia (paura, ansia, disturbi del sonno e del comportamento alimentare, disfunzioni sessuali);
  • effetti indiretti delle misure governative (isolamento, esclusione);
  • effetti indiretti delle ricadute socioeconomiche (povertà, disoccupazione).

In aggiunta a ciò, non trascurabile è il ruolo della comunicazione mediatica e politica su temi sensibili come le malattie, i tassi di mortalità e la responsabilità individuale che, soprattutto nella prima fase dell’emergenza, hanno alimentato una retorica di guerra, xenofobia e conflitto intergenerazionale.

La condizione di salute è per L’OMS: “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. Alla luce di ciò, al termine “pandemia” si preferisce sostituire “sindemia”. Il termine, introdotto negli anni Novanta dall’antropologo Singer, è la crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia. Il termine si riferisce alla condizione in cui un insieme di problemi di salute sono strettamente interconnessi e si intensificano reciprocamente, incidendo in modo significativo sullo stato di salute generale di una popolazione nel contesto di una configurazione di perduranti condizioni sociali dannose (Singer 1996). In sostanza, se è vero che il virus non fa discriminazioni, non tutti gli individui, gruppi sociali o Paesi risultano ugualmente vulnerabili.

Infatti, il Covid-19 ha accentuato i fattori di rischio variamente correlati ad una scarsa salute mentale come l’età, il genere, la disabilità, la precarietà del lavoro, ma anche la bassa istruzione e la classe sociale. Ciò si traduce, ad esempio, nel fatto che gruppi già svantaggiati hanno registrato tassi più elevati di disagio mentale e minori capacità o mezzi per richiedere supporto. Ad esempio, il segmento dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni è un gruppo ad alto rischio di sofferenza psichica, soprattutto a causa delle condizioni generali di parziale autonomia lavorativa e abitativa (Parola et al. 2020). Per quanto riguarda la dimensione di genere, i tassi più elevati di disagio mentale si registrano generalmente nelle donne, e il Covid ha rinforzato questa evidenza anche a causa dell’home working che ha peggiorato l’equilibrio tra lavoro e vita privata e/o inasprito relazioni intime abusanti (Barbieri et al. 2021).

In sostanza, l’irruenza della sindemia ha reso ineludibile la presa in carico delle crescenti vulnerabilità psico-fisiche. In risposta a tali rischi e bisogni sono stati attivati servizi specifici, sia pubblici che privati.

La risposta al bisogno: le iniziative pubbliche e private in Italia

L’Italia è un Paese privilegiato per l’analisi empirica, sia per l’incidenza degli effetti correlati alla sindemia a causa di ripetuti e prolungati confinamenti, sia per le numerose risposte di welfare mix (o del secondo welfare) che i settori pubblico e privato hanno messo in campo.

L’Istat, nell’ultima revisione degli indici dei prezzi al consumo, ha inserito la “psicoterapia individuale” tra i prodotti che compongono il paniere di riferimento delle famiglie italiane. Tale revisione richiama due aspetti: la crescente rilevanza degli ambiti della psicologia clinica e della psichiatria e, al contempo, la natura prevalentemente privata dei loro servizi. In particolare, la terapia psicologica è esclusa dalle prestazioni (a titolarità pubblica) previste dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e riceve attualmente un trattamento residuale, attraverso alcuni servizi territoriali come, ad esempio, i consultori. Secondo questa prospettiva, nella prima parte di sindemia, la risposta al bisogno sociale di supporto psicologico è stata largamente demandata al comparto dei servizi privati.

Quanto al settore privato, i provider hanno prontamente agito per adattare le esistenti pratiche terapeutiche nel nuovo contesto delle restrizioni e del “distanziamento sociale”: molti servizi psicologici hanno previsto la possibilità di tenere online le sedute terapeutiche. Data la frammentazione di tali esperienze, non è possibile proporre una mappatura sistematica; tuttavia, alcune di queste iniziative sono presentate da report operativi realizzati per descrivere i progetti avviati durante la prima fase sindemica.

Due report descrivono in particolare le esperienze di “Gli Psicologi Online” (Panetta et al. 2022) e del Centro Medico Sant’Agostino (Olivetti et al. 2022). In entrambi i casi si evidenzia un significativo adattamento del servizio tradizionale al nuovo contesto, reso possibile dall’utilizzo delle potenzialità offerte dalle piattaforme di comunicazione audio/video a distanza. Entrambi i servizi hanno mostrato una buona efficacia. In particolare, nel caso dell’esperienza del Centro Medico Sant’Agostino, si afferma come l’utilizzo degli ausili tecnologici abbia agevolato lo svolgimento delle terapie che, nella maggioranza dei casi, erano già in corso.

Sul fronte dell’azione pubblica, il tema della salute mentale è emerso in modo crescente nel dibattito politico. A tal proposito, sono due le iniziative di policy che hanno provato a rispondere a tale bisogno.

A livello regionale, all’inizio del 2022, c’è stata l’introduzione della figura dello Psicologo di base in Lombardia e Campania, integrata nel Sistema Sanitario Nazionale. In particolare in Lombardia, tale misura prende corpo nell’ambito della riorganizzazione della sanità territoriale e trova largo consenso tra le forze politiche in Consiglio Regionale. Nelle intenzioni espresse dal Consiglio Regionale Lombardo, lo psicologo di base, o “psicologo delle cure primarie” è una figura professionale la cui attività è legata all’erogazione di servizi di supporto psicologico, in modo gratuito, garantendo così una maggiore accessibilità a tali prestazioni.

A livello nazionale, è stato approvato il “Bonus psicologo. Tale misura è rientrata nel decreto Milleproroghe di marzo 2022, dopo aver subito una prima bocciatura solo tre mesi prima nella Legge di Bilancio. Il “Bonus psicologo” prevede un trasferimento monetario direttamente al cittadino, proporzionale all’ISEE (fino ad un massimo di 600 euro, per ISEE pari o inferiori a 50.000 euro), volto a rimborsare un percorso terapeutico. I fondi stanziati ammontano a circa 10 milioni di euro, per una platea di beneficiari stimata di circa 16mila persone. La domanda propedeutica l’accesso a tale trasferimento monetario è da effettuarsi tramite un’apposita piattaforma INPS.

Sindemia, benessere psico-fisico e innovazione sociale: un’analisi comparativa

In questa sezione proporremo una prima riflessione analitica, allo scopo di comparare le diverse dimensioni che compongono le iniziative nell’ambito della salute mentale. La griglia di analisi si articola in quattro dimensioni: natura del finanziamento, tipo di provider del servizio, efficacia (considerata sia in termini di “prontezza” – rapidità della risposta – sia di capacità di copertura dei potenziali beneficiari) e tipo di innovazione sociale (di prodotto, di processo e se contestuale all’emergenza o paradigmatica). Una rappresentazione schematica dell’analisi è sintetizzata nella tabella 1.

 

  Finanziamento Provider Efficacia Tipo di innovazione
Psicologo di Base

(Regioni Lombardia e Campania)

Pubblico Pubblico Tardiva

Ampia copertura

Medio/Alta

Innovazione di prodotto (introduzione di un nuovo servizio) e di processo (ri-organizzazione dei servizi in atto)

Cambiamento paradigmatico

Bonus Psicologo Pubblico Privati Tardiva

Bassa copertura

Bassa

Innovazione di prodotto (introduzione di una nuova misura)

Contestuale all’emergenza

Psicologi Online

Centro Medico Sant’Agostino

Privato Privati Immediata

Bassa copertura

Innovazione di prodotto (rinnovato servizio, in relazione alle modalità di erogazione di quest’ultimo)

Contestuale all’emergenza

Tabella 1. Interventi pubblici e privati sulla salute mentale in Italia in risposta al Covid-19
Fonte: elaborazione degli autori.

 

Le prime due iniziative comparate sono di natura pubblica – lo Psicologo di Base e il Bonus Psicologo – la terza è di iniziativa privata, lo Psicologo online del Centro Medico Sant’Agostino.

Quanto alla prima iniziativa, lo psicologo di base, le figure professionali sono incardinate all’interno di uno schema di finanziamento pubblico. In termini di efficacia, la misura ha una portata potenzialmente universalistica per i cittadini delle Regioni in cui questa verrà incardinata nel SSN. Tuttavia in termini temporali la sua implementazione risulta essere tardiva. Tale innovazione potrebbe rappresentare una innovazione di prodotto e di processo, nei termini in cui la policy si propone di introdurre un nuovo servizio (lo psicologo di base), rispondendo ad un nuovo bisogno sociale attraverso l’attuale riorganizzazione delle prestazioni nell’ambito. Si tratta dunque di un’innovazione che potrebbe aprire ad un cambiamento paradigmatico, a livello pubblico, della presa in carico di situazioni di fragilità legate alla salute mentale.

In riferimento al “Bonus psicologo”, la misura ha ottenuto un finanziamento pubblico ed è diretta alla copertura delle spese di psicoterapeuti. L’efficacia della misura è bassa: il numero di beneficiari stimati è intorno ai 16.000, su una popolazione totale di 60 milioni di persone (0,0003%), e la misura è stata approvata dopo due anni di sindemia. Infine, per quanto riguarda il tipo di innovazione, il “Bonus psicologo” appare come una risposta politica legata ad un contesto emergenziale e non va ad interessare un cambiamento paradigmatico nella struttura delle policy atte a contrastare il disagio mentale.

Infine, quanto ai servizi psicologici online – come nel caso del Sant’Agostino -, sono state esclusivamente iniziative private. Dopo un pacchetto predefinito di colloqui gratuiti finalizzati ad un’assistenza di urgenza (a carico delle associazioni o degli studi privati erogatori), vi era la possibilità di intraprendere un normale percorso terapeutico (a carico del/la cittadino/a). L’efficacia di queste iniziative è stata immediata, anche se limitata per lo più a chi già aveva in corso (o aveva svolto) una terapia e alle lavoratrici e ai lavoratori del servizio sanitario. In termini di innovazione, queste iniziative presentano una forte innovazione di prodotto (un rinnovato servizio, in relazione alle modalità di erogazione delle visite terapeutiche). Questo ha costituito un forte impulso all’utilizzo della terapia online che molto probabilmente continuerà a rappresentare un’opzione anche nella fase post-pandemica. D’altro canto il pronto intervento psicologico gratuito è stato circoscritto al contesto emergenziale.

Politiche simboliche e cuneo istituzionale

In sintesi, per fronteggiare gli impatti psico-sociali della sindemia in Italia il settore pubblico e quello privato sono intervenuti secondo logiche e attraverso metodologie differenti.

Dall’analisi effettuata emerge chiaramente come il settore privato abbia fornito la risposta più veloce all’emergenza e abbia testimoniato una forte resilienza del servizio modificando il setting attraverso l’impiego delle tecnologie e garantendo dei pacchetti variabili di “pronto intervento psicologico” gratuiti. Tuttavia, tali iniziative hanno evidenziato varie criticità tra cui la sostenibilità del servizio basato principalmente su lavoro volontario o sottopagato dei professionisti e delle professioniste e le diseguaglianze all’accesso per ragioni geografiche e/o di capitale culturale.

L’intervento nazionale, nella forma del “Bonus Psicologo”, si basa su un trasferimento monetario e sulla delega dell’erogazione del servizio: non vi è infatti, in questo caso, una presa in carico del paziente da parte del SSN, in quanto la terapia viene portata avanti da professionisti privati. Non solo dunque si tratta di una risposta emergenziale e miope rispetto ai nuovi bisogni sociali, ma scarica l’onere e le responsabilità del servizio da un lato su privati professionisti e professioniste e dall’altro sui cittadini e le cittadine che dovranno provvedere autonomamente alla ricerca del servizio: in particolare quest’ultimo elemento può creare disuguaglianze, in quanto tipicamente il capitale culturale e sociale necessario per l’accesso a questi servizi è distribuito in modo diseguale all’interno della società a privilegio, per esempio, dei gruppi sociali più istruiti. In definitiva, se si considera anche lo scarso investimento economico previsto, si tratta di una politica che appare, ad oggi, più simbolica che sostanziale.

Lo spazio di innovazione più ampio è rappresentato sicuramente dalle misure introdotte dai governi regionali di Lombardia e Campania, i quali hanno progettato un servizio di assistenza psicologica integrato nel SSN nella forma dello “psicologo di base”. Al di là della possibile esclusione sulla base del criterio della residenza di alcune categorie di persone già fragili (quali studenti fuorisede e richiedenti asilo), di queste iniziative si riconosce l’ampia copertura offerta, la gestione totalmente pubblica del servizio e la costruzione di un presidio permanente di salute mentale al pari della medicina generale. Anche qui, in particolare per il caso lombardo – di cui si hanno più informazioni circa il disegno della policy -, la copertura finanziaria prevista risulta limitata (circa 12 milioni di euro per il triennio 2023-2025). D’altro canto, la misura incorpora un significativo potenziale in termini di innovazione sociale. Sebbene non si possa parlare di path departure date le poche informazioni sulla sua implementazione, essa si configura potenzialmente come un “cuneo istituzionale” capace di aprire spazi per apprendimenti, policy diffusion interregionali e innovazioni di più larga portata, quali, in un futuro, l’incardinamento dei servizi di cura per la salute mentale all’interno del SSN.

È utile sottolineare come la sindemia abbia costituito anche un’opportunità per valorizzare una serie di fattori di protezione come i legami sociali, l’inserimento scolastico o lavorativo, l’accesso ai servizi sanitari, le strutture culturali e di intrattenimento.

Tali riflessioni sono essenziali per riconoscere e affrontare i nuovi rischi e bisogni sociali latenti che la sindemia ha fatto emergere in modo prorompente. È importante soprattutto se adottiamo una prospettiva di investimento sociale, per cui l’idea è quella di prevenire l’impatto negativo di rischi e bisogni nelle diverse fasi del ciclo di vita. A tal fine, la governance multilivello e le iniziative multistakeholder possono svolgere un ruolo cruciale.

 

Riferimenti bibliografici

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