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La crisi pandemica che stiamo vivendo e la più generale necessità di ridisegnare idonee politiche di finanziamento del nostro sistema sanitario ha spinto Mefop a organizzare anche quest’anno un seminario per tornare a riflettere sui temi della fragilità e della non autosufficienza.

Il 17 ottobre ci siamo quindi incontrati, nel corso di un evento patrocinato da Secondo Welfare, in una sede prestigiosa, ospiti di Zurich, per discutere di futuro del welfare di cura e lo abbiamo fatto dopo pochi giorni dalla pubblicazione del disegno di legge  delega sulla non autosufficienza della popolazione anziana.

In casa Mefop, da più di dieci anni dedichiamo uno dei nostri seminari al tema della non autosufficienza ma quella di quest’anno è stata un’occasione diversa dalle altre in cui per la prima volta abbiamo parlato non solo di mancate riforme, di strade e percorsi da intraprendere, ma abbiamo discusso di una riforma innovativa che potrebbe a breve vedere la luce e dei tanti passi compiuti dalla sanità integrativa sul tema in questione e più in generale sui bisogni sociosanitari degli iscritti.

Il Focus di Secondo Welfare sulla non autosufficienza

Ci stiamo occupano sistematicamente della riforma del sistema della Long Term Care. Lo facciamo pubblicando ogni settimana articoli e interviste che aiutino a capire meglio le diverse questioni che riguardano la LTC in Italia e non solo. Sono tutti qui.

Voce ai fragili

Abbiamo voluto aprire il seminario del 17 ottobre dando voce ai fragili e alle loro famiglie e dalle loro parole abbiamo ascoltato cosa significa prendersi cura in un contesto sanitario e sociale come quello italiano, caratterizzato ancora da interventi parziali e frammentati. Abbiamo toccato con mano l’importanza che assume il ruolo del Terzo Settore e dei servizi sociali e di supporto ai caregiver e siamo partiti dai bisogni di ragazzi speciali, di bambini disabili che insieme alle loro famiglie si scontrano quotidianamente con le inefficienze di un sistema sanitario e sociosanitario poco presente e innovativo e con la parziale copertura offerta dal privato.

Il sistema del welfare integrativo, infatti, ha per troppo tempo risentito della mancanza di una chiara normativa di sostegno e ha di fatto concentrato i suoi sforzi nella protezione dei cittadini più privilegiati, disegnando le coperture sulla figura del lavoratore dipendente e sottostimando i bisogni degli anziani, dei pensionati e dei familiari fragili.

Questa fotografia deve però essere rivalutata alla luce di un nuovo movimento in atto sia nel sistema pubblico che in quello di secondo livello.

Il ruolo Pubblico

A livello di sistema pubblico non bisogna sottovalutare le politiche di sostegno, non solo fiscale, che sono state portate avanti in materia di non autosufficienza. In tal senso è doveroso ricordare l’istituzione e la successiva stabilizzazione del Fondo nazionale per la non autosufficienza, le misure di finanziamento straordinarie operate a valere sul fondo per la disabilità e per le demenze e la vera e propria inversione di tendenza realizzata in ambito socio-sanitario già a partire dal 2016.

Da questa data abbiamo infatti assistito ad un consolidamento di una politica di pianificazione socio sanitaria a livello nazionale attraverso la predisposizione di direttive coordinate alle Regioni e la previsione di alcuni passaggi strategici già a partire dalla definizione di non autosufficienza e al suo collegamento con il concetto della stabilità gravissima e più in generale della fragilità. Risalgono al 2016 e al 2019 i decreti che fissano le premesse di una politica sociosanitaria orientata alla integrazione e alla presa in carico nei punti unici di accesso.

Il PNRR e le potenzialità della riforma

Tuttavia, la vera spinta allo sviluppo di un sistema coordinato di tutele socio-sanitarie per la popolazione fragile potrebbe essere rappresentato dal PNRR e dal recentissimo Disegno di legge sulla non autosufficienza della popolazione anziana. Ci troviamo di fronte al primo provvedimento che si occupa di popolazione anziana e di fragilità della stessa, cristallizzando alcuni elementi fondamentali legati alla natura multidimensionale del bisogno, alla presa in carico, al ruolo dei Punti Unici di Accesso (Pua) e dalla integrazione degli interventi, alla introduzione, su base volontaria, in via progressiva e sperimentale di un’indennità unica universale volta a riequilibrare il sistema degli interventi tra erogazioni monetarie e offerta di servizi.

Ma il punto centrale della riforma riguarda la nuova programmazione integrata dei servizi socio sanitari (CIPA). Proprio la presenza di un luogo strutturato in cui programmare le attività socio sanitarie a livello nazionale e fornire chiare direttive alle regioni potrà rappresentare l’inizio di un percorso di valorizzazione anche delle politiche svolte dal privato e dalla sanitò integrativa.

Il welfare integrativo: cosa sta cambiando

Il tema dei bisogni socio sanitari della popolazione fragile e  non autosufficiente rappresenta il cuore anche delle politiche di welfare integrativo, ma anche da questo punto di vista l’approccio degli operatori e dei diversi fondi è stato particolarmente eterogeneo e non si è mai realizzata quella regia virtuosa del welfare contrattuale in grado di immaginare un luogo di tutela di questi bisogni che sono stati coperti di volta in  volta dai diversi enti bilaterali nell’ambito delle lore prestazioni accessorie e con i limiti tecnici legati ad una gestione spesso solo assicurativa del rischio.

Anche nell’ambito del welfare integrativo, tuttavia, qualcosa sta cambiando soprattutto relativamente alla partita della sanità integrativa, cui il legislatore ha assegnato il prioritario ruolo di sussidiarietà proprio sui temi socio-sanitari. Le ultime riforme  e gli ultimi processi in atto a livello regolamentare (dal Patto per la salute 2019-21; al PNRR alla nuova Legge concorrenza, fino ai decreti ministeriali sulle prestazioni e sull’Osservatorio dei fondi sanitari…) sollecitano i Fondi ad assumere un ruolo determinante nella tutela della fragilità, della cronicità e dell’invecchiamento a sostegno del SSN.

I dati dell’Osservatorio Mefop su fondi sanitari integrativi

La prassi ci consegna un sistema che ha saputo nel tempo rispondere a questi bisogni e che oggi si propone con un approccio nuovo al rischi socio-sanitario. Il sistema della sanità integrativa non è ancora adeguatamente mappato ma i dati che emergono dall’Osservatorio Mefop, che traccia sistematicamente i dati di circa 45 Fondi sanitari tra quelli di maggiore dimensione, sono particolarmente confortanti.  Circa il 90 %dei fondi che hanno risposto alla nostra indagine coprono il rischio non autosufficienza in modo stabile ed è abbastanza elevata la percentuale dei Fondi che decide di gestire questo rischio internamente.

 

 

Di particolare interesse risultano anche i dati raccolti sulla tipologia di prestazioni erogate dai Fondo sanitari. Tra le prestazioni offerte, il modello più presente è quello indennitario ma acquista importanza, soprattutto nei sistemi assicurati, il ruolo dei servizi e in particolare della presa in carico e del tele-monitoraggio. Questi dati ci offrono pertanto uno spaccato interessante da cui emerge un ruolo più attivo dei Fondi nella attività di pianificazione socio-sanitaria.

 

Questo processo è stato sicuramente favorito dalla pronta evoluzione delle Compagnie e dei provider sanitari che hanno saputo, in epoca pandemica, modernizzare i modelli di copertura del rischio e arricchire le convenzioni con servizi in natura e servizi innovativi. Quello che non emerge dalle domande più specifiche, ma che invece emerge dalle continue interlocuzioni che Mefop intrattiene con il mercato dei fondi,  invece, è il nuovo approccio alla gestione del rischio sanitario e socio sanitario che ha portato diverse realtà a riprogrammare le coperture prendendo a riferimento l’ampia panorama della fragilità, della disabilità e della cronicità.

 

In questo senso, molti fondi non hanno ridisegnato solo le coperture contro il rischio di non autosufficienza assoluta e permanente ma hanno disegnato piani di tutela per i soggetti fragili e disabili tenendo nella giusta considerazione le attività di presa in carico, di prevenzione terziaria e di recupero della salute.

Verso un nuovo paradigma?

I percorsi in atto ci suggeriscono che lo sviluppo parallelo dei due sistemi (quello pubblico e quello integrativo) sul tema cruciale della fragilità possa lasciare presto il passo ad un ulteriore salto di paradigma verso l’integrazione i ed un nuovo modello di convenzionamento Pubblico-privato. Un simile modello potrebbe trovare spazio già nell’ambito dei PUA e delle Case di comunità in cui tali servizi integrati si collocano.

La prospettiva è sicuramente ambiziosa ma i passi compiuti fino ad oggi anche grazie alle iniziative di rete del terzo settore ci rendono ottimisti. L’auspicio è che il nuovo governo possa assumere con responsabilità il ruolo di attuazione di una riforma del sistema socio-sanitario che ormai non è più differibile.

 

 

Foto di copertina: Matthias Zomer