L’invecchiamento della popolazione è una delle grandi sfide per i sistemi di welfare europei. Per affrontarla in modo sostenibile, la World Health Organization sottolinea da tempo l’importanza di integrare i servizi di cura con altri ambiti, a partire dalla sanità. Questo approccio riconosce l’esistenza di interdipendenze, definite come legami, sovrapposizioni e connessioni tra soggetti istituzionali e servizi che, se ben gestite, possono migliorare l’efficacia delle risposte assistenziali. A questi temi è dedicato il 7° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care di CERGAS SDA Bocconi, sostenuto da Essity. In questo articolo vi raccontiamo i principali contenuti.

Qual è lo stato del settore LTC in Italia?

Come in ogni edizione, anche il 7° Rapporto si apre con un aggiornamento della fotografia della rete di offerta socio-sanitaria, includendo il fabbisogno di interventi, la componente di welfare pubblico, la cura informale e il posizionamento strategico dei gestori.

Nel 2023, si stima che le persone over 65 non autosufficienti in Italia – per la prima volta – siano oltre 4 milioni (+1,7% rispetto al 2021). Tuttavia, i servizi pubblici riescono a coprire solo una parte limitata del bisogno. Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) raggiungono il 7,6% della popolazione anziana non autosufficiente, l’Assistenza Domiciliare Integrata il 30,6% (con una costante riduzione delle ore medie per utente), mentre i centri diurni si fermano a una copertura dello 0,6%.

Tabella. 1 Tassi di copertura del bisogno dei servizi socio-sanitari, anno 2023.

Il ricorso a assistenti familiari, le cosiddette “badanti”, resta molto diffuso: nel 2023 si stimano oltre 1 milione di lavoratrici e lavoratori, tra regolari e irregolari, rimanendo un pilastro fondamentale della cura al domicilio, assieme ai caregiver familiari. In questo quadro, i gestori rimangono prevalentemente concentrati sul settore residenziale, con un 58% dei ricavi provenienti da spesa privata delle famiglie, prevalentemente da compartecipazione per la quota alberghiera delle rette.

La fotografia del settore conferma dunque due questioni note da tempo: la carenza di sistemi informativi aggiornati e integrati per rappresentare lo stato dell’arte del settore; la forte disuguaglianza territoriale nella distribuzione dei servizi, concentrati prevalentemente nel Centro-Nord.

RSA e sanità: interdipendenti ma poco integrate

Il Rapporto analizza nel dettaglio le relazioni tra le Residenze Sanitarie Assistenziali e il sistema sanitario, individuando quattro aree chiave di interdipendenza: la valutazione del bisogno, l’accesso alle strutture, l’erogazione dell’assistenza e le regole di accreditamento.

Da una survey condotta su 106 RSA emergono tre principali evidenze che riflettono alcune criticità del sistema.

In primis, la parcellizzazione della valutazione del bisogno della persona anziana necessaria per l’accesso in struttura. Questa coinvolge principalmente tre attori: il Medico di Medicina Generale (MMG) – 67,9%, le Aziende Sanitarie – 67,9%, i Servizi Sociali Comunali – 69,8%. Dai dati emerge come questa frammentazione non tenga conto delle caratteristiche dei servizi di cui gli anziani avrebbero bisogno. I rapporti tra le istituzioni coinvolte e le strutture avvengono tramite scambi formali e centrati su flussi amministrativi, alimentando il rischio di offrire servizi inadeguati o non coerenti con i bisogni dei singoli.

In secondo luogo, le Residenze per anziani sono autonome nel definire il dettaglio dell’erogazione dei servizi (38% dei casi). Questo fa si realizzi con difficoltà un’interfaccia strutturata con altri soggetti sanitari, perdendo l’opportunità di coordinare e governare le attività erogate. Ciò avviene anche nel caso di attivazione di servizi di urgenza come l’accesso in pronto soccorso o il ricovero ospedaliero.

Infine, le strutture coinvolte affermano che il dialogo è più strutturato su tematiche di governo del sistema e di definizione dei budget, con una relazione strategica con le istituzioni pubbliche su temi specifici, come carenza di personale, andamento degli inserimenti etc… In particolare, le Residenze socio-sanitarie assistenziali dialogano con Azienda Sanitaria per verifiche sui livelli assistenziali (65%) e sul profilo e caratteristiche degli ospiti (51%), e definizione del budget annuale (43%); Regione/Provincia Autonoma per discussione degli standard di personale (32%) e interlocuzioni sul valore delle tariffe (43%); Servizi Sociali Comunali solo nel 18% dei casi.

Esperienze concrete di valorizzazione delle interdipendenze

Nonostante queste criticità, il Rapporto valorizza alcune esperienze dirette dei gestori che dimostrano come sia possibile innovare la gestione delle interdipendenze e superare alcune delle criticità precedentemente descritte. Tra queste:

  • L’introduzione di un reparto di psicogeriatria nella RSA Airoldi e Muzzi, che accoglie persone con fragilità psichiatriche provenienti dal sistema ospedaliero.
  • L’attivazione della funzione di Bed Management da parte di ASP Golgi Redaelli, per migliorare la gestione dei posti letto e il coordinamento con i servizi territoriali.
  • La trasformazione di una RSA del Gruppo Gheron in centro servizi territoriale, che offre prestazioni anche a persone non residenti nella struttura.
  • Il progetto del Gruppo Korian per l’inclusione lavorativa di persone con background migratorio, realizzato in partnership con attori pubblici e del Terzo Settore.

Tutte queste iniziative dimostrano che è possibile superare il modello tradizionale, costruendo reti più flessibili, inclusive e orientate ai bisogni dei destinatari.

RSA come nodi della rete socio-sanitaria

Dal 7° Rapporto dell’Osservatorio Long Term del Care emerge come le RSA siano sempre più centrali nel sistema di welfare. Tali strutture, come dimostrano le ricerche svolte dal CERGAS SDA Bocconi, non si configurano più “solo” come luoghi di cura, ma presìdi continuativi per la gestione della cronicità, della demenza e del fine vita, con un ruolo fondamentale anche nel sostegno alle famiglie e nella deospedalizzazione.

Per svolgere questo ruolo, però, servono nuove risorse, competenze specialistiche e una visione strategica che valorizzi le RSA come nodi di una rete socio-sanitaria integrata. Solo così sarà possibile garantire una risposta sostenibile e inclusiva ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e fragile.

Per approfondire si rimanda al Rapporto, che è scaricabile liberamente a questo link.

 

Foto di copertina: Generata da OpenAI su prompt di Secondo Welfare