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Non occorre essere un sociologo per rilevare un significativo cambiamento intervenuto nel Paese nella sensibilità circa il tema delle coperture per la non autosufficienza, questione ostinatamente portata all’attenzione dell’opinione pubblica da Assoprevidenza da oltre sei lustri. Sino ad ancor pochi anni orsono, la trattazione dell’argomento non poteva prescindere da un’introduzione di carattere tecnico attuariale circa il fenomeno dell’invecchiamento e del connesso crescente rischio di inabilità prospettica degli anziani.

Stimo ora di poter affermare che il binomio senescenza/condizione d’inabilità e le derivanti pesanti conseguenze umane ed economiche (il supporto volto a gestire l’inabilità di un congiunto spesso diviene causa di grave impoverimento per le famiglie) sia qualificabile come un assioma sociale, oggetto di una diffusa e comune consapevolezza, di tal che sono esentato da qualsivoglia premessa tecnica al riguardo.

Se aggiungiamo che l’invecchiamento diffuso della popolazione si accompagna a una, temo, irrimediabile caduta degli indici di natalità, con la conseguente sempre più difficile prospettiva di sostenibilità dei sistemi pensionistico e sanitario, dobbiamo constatare che ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale, che sulla stampa meriterebbe titoli di prima pagina. Ne scaturisce un vero e proprio dovere morale, ancor prima che professionale, di ribadire la necessità di istituire, al più presto, per legge, un obbligo per tutti i cittadini di dotarsi di coperture di Long Term Care (LTC), di un livello minimo da determinare.

Questo articolo è parte del Focus LTC di Percorsi di secondo welfare, dedicato alle sfide dell’invecchiamento che interessano il welfare italiano. Puoi leggere tutti i contributi qui.

La tutela della LTC in Italia

Sebbene pensi che per i lettori di Percorsi di secondo welfare sia probabilmente superfluo, per scrupolo ricordo che per LTC si intende l’insieme dei servizi di assistenza necessari per le persone (ovviamente non solo anziane) che, a causa di disabilità fisica e/o mentale, non sono in grado di svolgere le attività del vivere quotidiano in modo indipendente. Queste provvidenze si estrinsecano in varie forme di supporto, dall’assistenza domiciliare al ricovero in strutture residenziali.

Com’è noto la disabilità è da tempo oggetto di vari interventi di supporto di carattere pubblico, erogati dall’INPS e da diverse entità territoriali in maniera abbastanza variegata. Va certamente ascritto a merito del Governo Meloni l’avere senza indugio raccolto il testimone dalla Compagine a guida Draghi, pervenendo all’approvazione della Legge Delega n. 33/2023 – la cosiddetta Riforma delle politiche in favore delle persone anziane – ed emanando, con estrema celerità, il conseguente Decreto attuativo n. 29/2024. Si tratta di un intervento normativo non scevro da criticità, oltre che sottofinanziato, ma va riconosciuto che esso rappresenta un importante risultato, atteso da oltre un quarto di secolo!

Ciò detto e senza entrare nel merito delle previsioni del Decreto, mi preme sottolineare come sarebbe davvero illusorio, per non dire folle, immaginare che la mano pubblica, in crescente affanno nel reperire risorse economiche, sia da sola efficacemente in grado di far fronte al fenomeno dell’inabilità, in particolare degli anziani.

Di questa situazione si sono ben avvedute le parti sociali di alcuni settori merceologici, in primis creditizio e assicurativo, i quali, ormai da anni, hanno istituito coperture di LTC a favore di dipendenti e pensionati dei rispettivi comparti. Non mancano analoghe esperienze collettive in altre realtà del mondo del lavoro – spesso nell’ambito di piani di assistenza sanitaria integrativa – e in numerose esperienze di welfare aziendale.

Perché serve una copertura obbligatoria della LTC

Quanto realizzato è certamente positivo, ma vi è la mancanza di un approccio sistematico al problema, che, a mio modo di vedere, solamente l’introduzione dell’obbligatorietà della LTC può garantire. Non dispongo di una ricetta preconfezionata sulle modalità di realizzazione di una copertura cogente a carico di tutti i cittadini e in favore di tutti i cittadini, senza limiti di età, né immagino essa possa essere disposta da un giorno all’altro, ma proprio per questo, reputo che in argomento sia urgente aprire un dibattito, che coinvolga Governo, Parlamento, tecnici del settore, a cominciare dagli attuari, e delineare un percorso che consenta di pervenire, medio termine, al conseguimento dell’obiettivo indicato.

Si può muovere da un dato condiviso: il fatto che una copertura di LTC basica, obbligatoriamente alimentata per tutta la vita, per esempio, dai 20 ai 70/75 anni, salvo che se ne diventi prima fruitori, con tutela di durata vitalizia, determini, comunque, un onere annuo quasi irrilevante per i singoli cittadini, ancor più se ne consideriamo la deducibilità fiscale (già oggi largamente conseguibile).

Fermo restando che, ovviamente, l’obbligo sarebbe automaticamente assolto dalle provvidenze disposte in chiave collettiva o di welfare aziendale e/o da scelte di coperture, di maggior contenuto, liberamente compiute dai cittadini, in via individuale o consortile, si può immaginare l’istituzione di un’entità nazionale di minime dimensioni (potrebbe essere una fondazione di diritto privato) che, selezionando pool di compagnie di assicurazione, metta a disposizione la copertura basica a quanti ne siano sprovvisti. Sottolineo: un soggetto privato, di minime dimensioni – per intenderci: non un carrozzone – soggetto a una vigilanza pubblica esterna.

Buone ragioni da tenere a mente

È appena il caso di evidenziare che quelle da ultimo avanzate sono mere schegge di idee, un primo contributo all’auspicato indispensabile dibattito in materia. A titolo di memoria, elenco di seguito, in “pillole”, più che stilizzate, taluni dei concreti argomenti che militano a favore dell’istituzione di coperture obbligatorie di LTC, che si pone quale strumento di:

  • alleggerimento prospettico della pressione sul sistema pensionistico e sanitario;
  • sgravio degli oneri potenziali futuri delle famiglie;
  • lotta al rischio di povertà futura;
  • tutela della dignità della persona allorquando venga a trovarsi in condizioni di assoluta fragilità e, sempre più spesso, di solitudine e sostanziale abbandono, stante le caratteristiche, attuali e prospettiche, della composizione dei nuclei familiari italiani;
  • equità sociale;
  • integrazione tra sistema pubblico e privato.

Da ultimo desidero ribadire che la questione, nei termini di cogenza delle coperture con cui è stata posta, riveste certamente complessi problemi realizzativi, ma l’affrontarla da parte dell’Autorità di Governo paleserebbe una profonda consapevolezza etica circa il problema della non autosufficienza e una non contingente visione politica delle necessità del Paese.

 

Foto di copertina: Matt Bennett, Unsplash.com