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Nell’ambito del processo di decarbonizzazione del sistema economico e produttivo, teso a raggiungere la neutralità climatica, assume un ruolo strategico il percorso di transizione energetica. Si tratta di un processo che implica il passaggio da una struttura produttiva interamente basata sulle fonti di energia non rinnovabili di origine fossile, come gas naturale, petrolio e carbone, ad una produzione alimentata sempre più da uso di fonti rinnovabili, accompagnate da pratiche di maggior efficientamento energetico e di risparmio.

Il quadro europeo per la transizione energetica

L’auspicato obiettivo di azzeramento delle emissioni climalteranti entro il 2050 è l’impegno assunto dall’Europa nel Green Deal da realizzarsi a partire dall’implementazione delle misure contenute nel pacchetto Fit for 55 proposto dalla Commissione europea a luglio 2021. Gli obiettivi europei, definiti nel quadro degli impegni previsti con l’Accordo di Parigi del 2015, trovano così la loro declinazione in programmi che devono essere predisposti dagli Stati membri e, nell’ambito locale, da ciascuna Regione.

Il piano della Lombardia per la transizione

Dopo un iter di due anni, partito dall’atto di indirizzo del novembre 2020, Regione Lombardia nel dicembre scorso ha approvato il proprio piano regionale energia, ambiente clima e transizione energetica, il PREAC, che definisce un orizzonte di sviluppo fino al 2030.

Il programma regionale individua l’obiettivo di ridurre al 2030 le emissioni di gas climalteranti fino a 43,5 milioni di tonnellate, ovvero del 43.8% in medo rispetto al 2005, mediante la diminuzione del 35,2% dei consumi negli usi finali di energia ed una produzione di energia da fonti rinnovabili pari al 35,8% del consumo finale. I principali settori interessati al percorso di riduzione dell’emissione di CO2 sono l’industria (non ETS1), le costruzioni, i trasporti e l’agricoltura.

Il piano indica macro-misure, articolate a loro volta in interventi nei diversi settori, che dovranno essere coordinati con la programmazione settennale dei Fondi Strutturali europei, tenuto conto dell’evoluzione delle dinamiche climatiche e di approvvigionamento energetico.

Effetti occupazionali e sociali del piano lombardo

Nella consapevolezza che il percorso di transizione ecologica, coinvolgerà settori e filiere produttive, oltre ad implicare nuovi modelli di mobilità, e di consumo, la Cisl ha posto fin dall’avvio del confronto con la Regione, l’esigenza di valutare anticipatamente gli effetti occupazionali e sociali e le nuove opportunità professionali, connesse. Queste sollecitazioni, accolte dalla Regione, hanno trovato la loro declinazione nel Piano regionale, mediante l’individuazione degli impatti socio-economici e delle ricadute occupazionali nella filiera del fotovoltaico, dell’efficienza energetica e nella mobilità sostenibile.

Significativo, da questo punto di vista, sono le 45.350 unità di lavoro ipotizzate nell’ambito dello sviluppo della filiera del fotovoltaico in Lombardia, a partire dall’attività di autorizzazione, alla progettazione, installazione e manutenzione degli impianti. Inoltre il PREAC prevede la creazione di quasi 74.000 posti di lavoro al 2030, distribuiti nelle principali attività di produzione e fornitura delle soluzioni per l’efficienza energetica, la conseguente distribuzione e la realizzazione operativa dell’intervento.

Le ricadute occupazionali di tali trasformazioni evidenziano come il tema della professionalità dei lavoratori – riqualificazione e introduzione di nuove competenze – rappresenta la sfida che si dovrà perseguire, al fine di assicurare l’occupabilità nel tempo e la competitività e capacità di innovazione delle imprese, ovvero un processo di transizione socialmente sostenibile ed inclusivo.

La necessità di una governance partecipata 

Sarebbero quindi necessarie, a questo proposito, dedicate politiche del lavoro finalizzate  a contrastare il rischio di obsolescenza delle skills, ed affrontare il problema del disallineamento tra offerta formativa del territorio regionale e fabbisogni di nuove competenze espressi dalle imprese.

La complessità del processo richiederebbe che l’implementazione del PREAC e  in generale il percorso di transizione ecologica sia accompagnato da un sistema di governance regionale partecipato tra le istituzioni, le rappresentanze economiche, sociali, gli enti della formazione, università e ricerca, in coerenza con il modello proposto dall’Europa, teso a definire opportune policy per affrontare gli effetti sociali e occupazionali connessi ai cambiamenti produttivi.

Nei settori maggiormente coinvolti dalle trasformazioni sarebbe altresì opportuna la costituzione di network tra imprese della filiera, enti del sistema dell’istruzione e formazione regionale che definisca ed implementi percorsi di aggiornamento e riqualificazione per i propri lavoratori e lavoratrici, così da rispondere più direttamente agli obiettivi di competitività delle aziende.

Infine, i processi di governance partecipata, si completano con i piani e le risorse della prossima programmazione europea 2021-2027, in particolar modo del FSE+, finalizzate agli investimenti in istruzione e formazione professionale e alle misure di inclusione, a cui sono destinati 1,5 miliardi di euro. Questa prospettiva, oltre ad essere opportunità di crescita ed innovazione, è un importante occasione che richiama le istituzioni, le imprese e le rappresentanze sociali, a un innovato impegno di collaborazione per la tutela e promozione del lavoro nelle comunità.

Note

  1. ETS è il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea: uno dei principali strumenti su cui si fonda la politica dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici e uno strumento essenziale per ridurre in maniera economicamente efficiente le emissioni di gas a effetto serra (GHG). Si tratta del più grande sistema internazionale per lo scambio di quote di emissione al mondo, è stato istituito nel 2005 ed è attivo in 31 paesi (i 28 dell’UE, più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia). Tale sistema limita le emissioni prodotte da oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia e dalle compagnie aeree che operano nello spazio economico europeo (SEE), coprendo circa il 40% delle emissioni totali di gas ad effetto serra prodotte nell’UE. Scopri di più.tr