lavoro

Se vogliamo mantenere un certo tasso di crescita economica, aumentando nel contempo la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la natalità occorre sperimentare nuove modalità di organizzazione del lavoro a “impatto sociale”.
Un recente volume, a partire dall’analisi delle relazioni sociali e del lavoro nell’economia delle piattaforme, propone un modello di regolazione finalizzato alla tutela dei diritti fondamentali degli utenti.
È possibile lavorare meno ore ma solo a fronte di un aumento della produttività e di uno sviluppo della conciliazione. Ora i sindacati devono investire su sperimentazioni e contrattazione: il settore delle auto potrebbe essere quello giusto.
Sul Corriere della Sera Massimiliano Jattoni Dall’Asén spiega che in Italia i dati mostrano sì un aumento delle dimissione volontarie, ma anche un contestuale aumento degli occupati. Nel nostro Paese dunque avrebbe forse più senso parlare di "great reallocation".
Secondo Maurizio Ferrera, mentre sui diritti civili la nuova Segretaria del Partito Democratico ha molte proposte concrete, in linea con i più avanzati orientamenti delle sinistre europee, sui diritti sociali sembra mantenere una certa ambiguità.
La sociologa Laura Zanfrini riflette sulle condizioni dei lavoratori stranieri in Italia. E su cosa si potrebbe fare per migliorarle, anche grazie agli attori del secondo welfare.
Lidia Baratta su SlowNews approfondisce il welfare aziendale in Italia raccontando il ruolo dei fondi europei per le misure di conciliazione vita-lavoro.
Le crisi hanno sempre molte facce. Per questo la transizione ecologica necessaria per affrontare il cambiamento climatico deve essere attuata considerando le crescenti diseguaglianze sociali, partendo ad esempio dal tema del lavoro. E, in quest'ottica, un'attenzione particolare va dedicata alla condizione delle donne.
Nel settore della logistica sono impiegati moltissimi stranieri, che lavorano in condizioni dure e il più delle volte discutibili. La loro dignità tuttavia non riguarda solo il luogo di lavoro ma anche il contesto in cui vivono: avere luoghi e strumenti per far dialogare i vari stakeholder territoriali è quindi prioritario.
Nel corso del 2023 gli attuali percettori del Reddito di Cittadinanza verranno divisi in due gruppi, occupabili e non occupabili, che determineranno se e per quanto potranno continuare a percepire la misura. Secondo Cristiano Gori i criteri adottati dal Governo Meloni appaiono però "sbilenchi" e "mal congegnati".
Su Il Post, viene proposta fa una riflessione sulla differenza, non sottile, tra lavoro da remoto e smart working e su vantaggi e svantaggi che comporta la scelta di una modalità di lavoro piuttosto dell'altra.