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L’attuazione della direttiva 55/2001 ha rappresentato una svolta storica per l’Unione Europea. Pensata dopo la guerra del Kosovo per far fronte a situazioni di emergenza legate all’accoglienza, in vent’anni era stata spesso evocata, come nel caso delle primavere arabe o di recente per la crisi afghana, ma mai applicata. Questo fino a marzo 2022, quando lo strumento è stato utilizzato per accogliere, senza passare per le maglie e le lungaggini burocratiche del sistema d’asilo, gli oltre 7,7 milioni di rifugiati in fuga dall’Ucraina. Ma il resto del sistema di accoglienza, europeo e italiano, è cambiato dopo questa novità normativa? È il tema di cui si parla nell’ultimo longform di A Brave New Europe.

Il longform di Eleonora Camilli

La direttiva, come spiega Eleonora Camilli in “Accoglienza a doppio standard“, sta determinando trattamenti molto diversi per gli ucraini in fuga dall’aggressione russa e per le persone di nazionalità diverse in fuga da altri conflitti che cercano rifugio in Europa. Il nuovo modello di protezione e accoglienza sviluppato dai Paesi UE per i profughi ucraini ha portato infatti l’immediato stanziamento di ingenti fondi e lo sviluppo di un sistema in cui l’inclusione è facilitata. Questo può diventare un modello per l’accoglienza anche di altri migranti forzati? Camilli ha provato a scoprirlo in un viaggio che ha toccato Siret in Romania e Varsavia in Polonia, per poi far tappa a Oulx in Val di Susa, dove i migranti vengono respinti al confine tra Francia e Italia, e a Lampedusa, dove continuano a verificarsi le situazioni drammatiche che conosciamo ormai da anni.

 

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Il webinar di approfondimento 

Il tema dell’accoglienza è stato approfondito martedì 12 luglio nel corso di un webinar Zoom a cui hanno partecipato Eleonora Camilli (giornalista e autrice del reportage), Sara Prestianni (EuroMed Rights), Beatrice Pasquale (Medici per i diritti umani, Medu) e Orlando De Gregorio (Percorsi di secondo welfare). Sarà presto disponibile la registrazione.

Cos’è A Brave New Europe

È un progetto di Slow News e Percorsi di Secondo Welfare finanziato dall’Unione Europea per disegnare una “mappa” che aiuti a conoscere e comprendere meglio la Politica di coesione europea. A questo scopo A Brave New Europe – ABNE per gli amici – si avvale delle competenze di giornalisti, ricercatori ed esperti per raccontare attraverso dati, storie e persone 10 temi che consideriamo cruciali per il nostro futuro. Per dare gambe a un’Europa più coraggiosa.

 

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