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Il presente contributo è stato redatto nell’ambito della Comunità di pratica promossa dalla Fondazione della comunità di Monza e della Brianza per favorire il confronto fra esperienze e lo scambio di pratiche dei progetti finanziati attraverso il Fondo Contrasto nuove povertà. La comunità di pratica è facilitata da Pares.

Lo smarrimento giovanile

Dopo quasi un anno e mezzo di chiusura delle scuole e di didattica a distanza, il senso di smarrimento delle fasce più giovani della popolazione è aumentato sempre di più e la creazione di alleanze nel mondo adulto, finalizzate al benessere dei ragazzi e delle ragazze, è diventata di fondamentale importanza.

Durante la pandemia, infatti, la carenza di luoghi di aggregazione aperti ha disabituato tutta la popolazione, e in particolare i/le giovani, a normali rapporti di convivenza, contribuendo ad un isolamento mentale ancora più che fisico: perdita di relazioni con i pari, sovra-esposizione alla rete internet e riduzione dell’attività fisica hanno pesato ancor più gravemente su bambini/e e giovani che hanno vissuto, con le loro famiglie, un drammatico impoverimento non solo economico, diventando una “generazione sospesa”. Chiusura scolastica e riapertura precaria e scaglionata, continue quarantene, sospensione di attività sportive, ricreative e sociali (altrettanto importanti da un punto di vista pedagogico), hanno lasciato strascichi negativi che emergono da diversi studi in maniera sempre più evidente.

I giorni della pandemia, insieme alla nostra vulnerabilità, ci hanno fatto riscoprire l’importanza del welfare e il ruolo strategico che le organizzazioni possono giocare, mettendo a disposizione la propria esperienza e la propria natura solidaristica affinché insieme sia possibile rispondere ai nuovi bisogni educativi. È proprio a partire dall’analisi di contesto di estrema incertezza, in una fase storica dominata da una emergenza sanitaria globale, che sul territorio di Monza è nato il progetto Patti educativi di comunità. Si tratta di una partnership tra associazioni e comunità che aveva come obiettivo la prevenzione della povertà educativa sia in senso di dispersione scolastica sia abbandono scolastico. La raccontiamo di seguito.

L’ombra della Dad e i nuovi orizzonti dell’apprendimento digitale

Il progetto Patti educativi di comunità e la sua rete

Per rispondere al bisogno rilevato è stato importante il coinvolgimento di studenti e studentesse e il supporto a insegnanti che si trovavano in una situazione di difficoltà. Il progetto Patti educativi di comunità, finanziato da Fondazione della comunità di Monza e della Brianza, comprende una rete di 11 partner (Arci Scuotivento, ArcoDonna, Banca del Tempo, Gruppo Solidarietà Africa, La Scatola dei Pensieri, Legambiente, Libera, Parada, Silvia Tremolada, Socialtime, Un Ponte Per) e 5 fornitori di servizio (ClownOne Italia Onlus, Cooperativa Pandora, Elianto, Polisportiva Freemoving, VIP Brianza DOC) che hanno messo a disposizione di 9 istituti scolastici di Monza e della provincia (elementari, medie e superiori) 760 ore di percorsi laboratoriali messi a punto con le e gli insegnanti, in base ai diversi bisogni educativi e didattici. Uno degli obiettivi principali del progetto è stato infatti quello di sostenere e collaborare con insegnanti, affinché si potessero realizzare proposte e progettualità che, oltre la didattica, favorissero esperienze educative inclusive e di crescita.

Capofila della rete associativa è Un Ponte Per, organizzazione non-governativa, nata nel 1991 con il nome di “Un Ponte per Baghdad” in occasione della Prima Guerra del Golfo. Da più di trent’anni l’associazione sostiene programmi di cooperazione e solidarietà internazionale in Giordania, Siria, Libano, Libia, Palestina, Serbia, Siria, Tunisia e Ucraina. Tutti i progetti hanno l’obiettivo di promuovere pace, diritti umani, prevenire nuovi conflitti e lavorare su diversi ambiti: educativo, sanitario, umanitario, culturale, di costruzione del dialogo e di coesione sociale.

L’approccio utilizzato all’interno delle missioni umanitarie è di tipo orizzontale, decolonizzato, che vuole favorire le realtà locali e i partner, senza imporre dei modelli e degli strumenti di lavoro, ma offrire aiuto e sostegno nel rispetto delle culture e delle tradizioni di quella nazione. La stessa tipologia di approccio è utilizzata anche in Italia dai comitati di Un Ponte Per, presenti in Piemonte, Toscana, Marche, Campania e Lombardia. Da circa vent’anni il comitato milanese si occupa di sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche della pace e della prevenzione ai conflitti, mentre da 6 anni il comitato di Monza e della Brianza propone a scuole e centri di aggregazione giovanile dei progetti educativi che mirano alla promozione dell’educazione non formale.

Grazie a una serie di progettualità, iniziate nel 2018, la rete di associazioni coinvolte ha sviluppato sinergie solide e proficue. Alla base del lavoro di rete vi è la condivisione di obiettivi, valori e strategie comuni, che hanno permesso, negli anni, un ampliamento dell’offerta proposta al territorio. Le peculiarità delle singole realtà vengono rispettate ed enfatizzate: più diversificate sono le associazioni presenti nella rete, più ricca sarà la proposta al territorio. Il lavoro di coordinamento e di gestione della rete presenta delle difficoltà, che riescono a essere superate grazie alla presenza di punti di riferimento e alla costante condivisione degli obiettivi da raggiungere.

L’educazione non formale

Grazie al progetto Patti Educativi di Comunità, circa 2.600 studenti e studentesse, appartenenti a 130 classi, hanno avuto l’opportunità da febbraio 2022 a febbraio 2023 di partecipare a laboratori di circo sociale, clownerie, teatro, poetry slam, murales, affrontando tematiche legate all’ambiente, all’arte, alle differenze culturali, alla parità di genere, alla cittadinanza inclusiva, alla disabilità, al conoscere e riconoscere le proprie emozioni e i propri talenti, aprirsi alla relazione e fiducia verso l’altra persona.

Gli obiettivi principali del progetto sono stati la necessità di prevenire e combattere le nuove povertà educative, la dispersione scolastica, il fallimento educativo di un’alta percentuale di giovani attraverso un approccio partecipativo, cooperativo e solidale di tutti gli attori in campo che con grande impegno valorizzano e mettono a sistema tutte le esperienze e tutte le risorse del territorio. Sulla base dell’approccio orizzontale non è stata imposta una strategia, ciascuno ha la possibilità di fare le proprie attività in piena libertà.

Contro la povertà educativa minorile: programmare risorse e custodire opportunità

La componente ricreativa e non performante dell’educazione non formale, aiuta ad accorciare le distanze con i bambini e le bambine, con i ragazzi e le ragazze, affinché il divertimento porti a rompere il ghiaccio e crei un’opportunità di apprendimento ed insegnamento. Ad esempio il laboratorio di circo ha la componente del divertimento e artistica ma il focus non è sulla performance. A partire dal gioco si affrontano tematiche educative importanti e rilevanti per le persone coinvolte. Nei laboratori di teatro vengono analizzati i sentimenti alla scoperta del riconoscimento delle differenze, difficoltà e fragilità proprie e altrui.

L’educazione non formale è una risorsa in grado di offrire uno spazio alternativo alla lezione formale. L’obiettivo principale non è quello di insegnare un’attività e non è importante la riuscita, quanto piuttosto il processo di avvicinamento ai giovani, la capacità di far emergere le difficoltà, le emozioni e i talenti dei partecipanti ai laboratori.

Patti come strumenti

Lo strumento dei Patti educativi di comunità, previsto dal Piano scuola ministeriale 2021-2022, è stato il dispositivo che ha formalizzato e reso efficaci le alleanze tra diverse componenti del mondo adulto (scuola, associazionismo, cultura, sport) che lavorano mirando al benessere dei giovani studenti e delle giovani studentesse. Per costruire un Patto educativo di comunità è necessario che la scuola e la comunità locale condividano un’idea di scuola aperta e diffusa: aperta nel senso di disponibile ad accogliere iniziative educative nate dal territorio, diffusa nel senso di disposta a valorizzare e riconoscere come parte del processo educativo anche attività che si svolgono fuori dalle aule scolastiche con contenuti educativi.

I Patti Educativi di Comunità si basano sulla promozione di tematiche sociali e culturali, legate alla cittadinanza attiva, in un’ottica che ha tenuto conto delle esperienze di cambiamento e di accrescimento delle competenze trasversali, al fine di attivare, anche in modo graduale: forme di coinvolgimento concrete, connessioni tra scuola e territorio attraverso il volontariato locale, la riduzione delle diseguaglianze, lo sviluppo della cultura della solidarietà e del volontariato anche relativo a tematiche specifiche (ecologia, legalità, solidarietà, inclusione), il supporto e l’elaborazione di proposte relative all’educazione civica, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO). Si tratta di progetti che coinvolgono l’intera comunità, perché le attività si svolgono anche in luoghi extra scolastici (orti, centri di aggregazione).

Patti educativi di comunità: uno strumento quotidiano per l’innovazione della scuola

Nella realtà concreta dei territori, spesso non esiste un vero livello di comunità. È però possibile costruire e ricostruire legami sociali intorno ai bambini e ai ragazzi che frequentano una scuola, riconoscendo, insieme, che la loro educazione come cittadini responsabili, attivi e solidali è l’investimento più importante per quel territorio e per quella comunità. Oltre alla scuola, le associazioni e i comitati dei genitori (insieme alle associazioni educative, agli enti pubblici e ai CSV) sono i principali attori di una possibile alleanza, che deve sempre avere la scuola come regista del processo educativo diffuso.

I soggetti firmatari, con il patto intendono costituire una comunità educante. Una comunità che allestisce tempi e spazi ove possano avere luogo processi di scambio e confronto fra tutti i soggetti coinvolti nel tema dell’educazione delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, della comunità stessa. Gli oggetti di lavoro possono essere molteplici. L’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica e i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, potranno rappresentare un terreno fertile sul quale immaginare proposte positive di collaborazione, su indicazione dei referenti scolastici e con la messa in gioco delle peculiarità di ciascuna organizzazione, in collaborazione con gli enti locali.

Ogni soggetto all’interno del patto ha la possibilità di promuovere e sperimentare nuove forme di collaborazione con la scuola in un’ottica di comunità educante; le organizzazioni del territorio hanno l’opportunità di mettere a disposizione la propria esperienza, le proprie peculiarità e la propria natura solidaristica, in sinergia con l’ente pubblico, le istituzioni scolastiche, gli studenti, la cittadinanza e il territorio. In questo quadro, ogni associazione e/o ente aderente può elaborare una proposta progettuale, i cui requisiti vengono concordati di volta in volta con le rispettive scuole di riferimento, secondo le normative vigenti e le possibilità che potranno essere create.

Patti educativi di comunità: riflessioni su obiettivi, governance e composizioni

Prospettive

Educare significa accompagnare le persone a sviluppare i propri talenti. Questo approccio, nel nostro progetto, ha chiamato in causa tutta la comunità, ricordando a ciascuno le proprie responsabilità educative, personali e sociali. Una comunità è educante solo se fondata sul riconoscimento e la valorizzazione di rapporti autentici dove prevale un effettivo ascolto reciproco.

In quest’ottica le comunità territoriali hanno assunto il ruolo attivo per: mettere a disposizione spazi e strutture per lo svolgimento di attività didattiche volte a finalità educative, arricchire l’offerta formativa con il coinvolgimento di diversi attori territoriali, fornire una visione comune ad un progetto organizzativo, pedagogico e didattico legato anche alle specificità e alle opportunità territoriali.

Il connubio tra la rete scolastica e quella associativa ha portato sul territorio monzese e brianzolo un accrescimento del senso di cittadinanza attiva e della qualità educativa della fascia giovanile della popolazione, quella più colpita dalla pandemia, contribuendo ad abbattere barriere sociali e a costruire dei veri e propri ponti tra studenti e studentesse.

In ottica futura, sarebbe importante riuscire ad entrare nella programmazione scolastica; molte volte il progetto viene approvato all’inizio dell’anno solare, che non corrisponde però all’inizio dell’anno scolastico. Per una programmazione efficace a scuola bisognerebbe riuscire a proporre le attività tra maggio e giugno per poterle poi iniziare con il nuovo anno scolastico. Per questo è fondamentale sviluppare rapporti costruttivi con referenti delle scuole e delle associazioni per riuscire a organizzarsi, coinvolgere e condividere le potenzialità di interventi che via via possono rinnovarsi e sperimentare nuove vie creative e coinvolgenti.

Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipare, che presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus.