Sabina Ziosi, Martina Belluto e Valentina Salmi analizzano il percorso di riconoscimento e di sostegno ai caregiver familiari sviluppato nel territorio metropolitano bolognese e le forme di intervento e di integrazione sociosanitaria promosse a partire dalla fine del 2020 dall’Azienda USL di Bologna. Alla luce dell’analisi svolta, le autrici avanzano alcune riflessioni critiche relative ai criteri di accesso e alla correlazione caregiver-assistito, tracciandone future ipotesi di sviluppo.

Autrici

Sabina Ziosi, assistente sociale, è Responsabile dell’Unità Attività Socio-Sanitarie del Distretto Pianura Ovest dell’Azienda USL di Bologna. Laureata in Sociologia e Ricerca Sociale presso l’Università di Bologna, si occupa da anni di integrazione socio-sanitaria. Svolge attività di docenza a livello aziendale e con l’Ente di Formazione “Seneca SRL impresa sociale”, accreditato con la Regione Emilia Romagna.

Martina Belluto è ricercatrice antropologa presso la Direzione delle Attività-Socio Sanitarie dell’Azienda USL di Bologna. Ha conseguito un Dottorato in Scienze Umane all’Università di Ferrara con un progetto incentrato sull’analisi dei bisogni di salute nell’ambito delle cure intermedie e di prossimità. Si occupa di antropologia applicata alla Primary Health Care e ai servizi sociosanitari.

Valentina Salmi è collaboratrice amministrativa professionale presso la Direzione delle Attività-Socio Sanitarie dell’Azienda USL di Bologna. Laureata in Sociologia, politiche sociali e sanitarie presso l’Università di Bologna, ha proseguito gli studi presso l’Università di Ferrara conseguendo il master di secondo livello in Economia e Management dei Servizi Sanitari.Abstract

Abstract

Nonostante una accresciuta attenzione istituzionale verso la figura dei caregiver nei sistemi di welfare, l’attività di chi presta cura volontaria a un proprio caro malato e/o con disabilità rappresenta perlopiù ancora oggi un “lavoro sommerso”, difficilmente rilevabile da parte dei servizi sociosanitari.  In assenza di una normativa nazionale ad essi dedicata, nel 2014 l’Emilia-Romagna è stata la prima regione ad aver approvato una legge che identifica e sostiene il ruolo dei caregiver familiari, riconoscendone specifici bisogni e forme di supporto. La normativa regionale è stata l’occasione sia per rafforzare l’integrazione tra diversi settori, sia per sviluppare progettualità innovative, anche rivolte a tipologie di caregiver poco visibili quali, ad esempio, i giovani caregiver o i caregiver di persone con problemi di salute mentale.

Il paper si concentra sul percorso di riconoscimento e di sostegno ai caregiver familiari sviluppato nel territorio metropolitano bolognese, e in particolare sulle forme di intervento e di integrazione sociosanitaria promosse a partire dalla fine del 2020 dall’Azienda USL di Bologna. Il percorso ha previsto, fra i molti servizi attivati, anche punti di primo accesso rivolti ai caregiver familiari, pensati come luoghi di ascolto, di raccolta e di valutazione dei bisogni emergenti. La continuità delle azioni realizzate nel corso degli ultimi anni rischia tuttavia di essere messa in discussione da un quadro di finanziamenti che sembra non poter garantire sostenibilità alle progettualità avviate.

Nel ripercorrere le attuali definizioni normative e le tipologie di intervento erogabili a favore dei caregiver familiari, il testo avanza alcune riflessioni critiche relative ai criteri di accesso e alla correlazione caregiver-assistito, tracciandone future ipotesi di sviluppo.