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Giulia Boletto, in uno dei primi articoli del nuovo numero di Impresa Sociale, approfondisce il tema del trattamento tributario degli enti del Terzo Settore. Tale trattamento potrebbe cambiare a seguito della sentenza n.131/2020 della Corte Costituzionale. Precedentemente riformato tra il 2016/2017, ora, il sistema di imposizione dei redditi potrebbe infatti cambiare di nuovo.

Secondo l’autrice la riforma ha avuto il pregio di individuare i confini del “privato sociale”, dando rilievo alle caratteristiche intriseche degli enti privati che si occupano di bene comune ma non alla loro forma giuridica. La legge, di conseguenza, prende atto che le relazioni di sussidiarietà possono vedere protagoniste sia le imprese che i cittadini.

Questo, nella pratica, ha significato che le realtà del Terzo Settore hanno potuto fruire di agevolazioni e aiuti di Stato incompatibili, però, con la normativa europea che invece vede tutte le imprese come libere e concorrenti sul mercato. Infatti, proprio per rispondere all’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, i trattamenti tributari di favore previsti per le imprese del Terzo Settore sono subordinati al parere della Commissione Europea.

Proprio su questo punto, appaiono interessanti le considerazioni della Corte Costituzionale che coglie l’occasione per realizzare una riflessione generale e “di sistema” sulla riforma del Terzo settore. Essa considera gli ETS come enti non riconducibili né allo Stato, né al mercato, ma al Principio di Solidarietà Sociale (art.2 Costituzione), principio fondante della Repubblica. La Corte conclude, quindi, che il Terzo Settore è categoria costituzionale a sé stante.

Inoltre esclude che il legislatore ordinario possa omologare altri privati non profit agli ETS al fine di estendere loro la disciplina riservata. Tuttavia, come esplora l’articolo di Giulia Boletto, la Corte prende in esame l’articolo 55 del CTS (articolo che regola i rapporti ETS/PA) e riconosce il valore costituzionale particolare degli enti del Terzo Settore. Così facendo, giustifica soluzioni legislative differenziate nei loro confronti preoccupandosi, infine, di chiarire i rapporti tra diritto del Terzo Settore e diritto dell’Unione Europea.

Per leggere tutto l’articolo di Giulia Boletto sul trattamento tributario degli enti del Terzo Settore continua sul sito di Impresa Sociale