Percorsi di secondo welfare, insieme a Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ha realizzato un ciclo di incontro laboratoriali rivolti agli stakeholder del territorio senese interessati al welfare aziendale territoriale. Durante questi incontri sono state presentate alcune esperienze che evidenziano come le reti e le azioni collaborative facilitino la diffusione del welfare tra le imprese e i dipendenti.

Dopo avervi presentato i casi di Agriwel e della filiera della concia di Arzignano (Vicenza), oggi vi raccontiamo l’esperienza di BiellaWelfare, una piattaforma digitale che racchiude una selezione di servizi alla persona attivati dalle cooperative che operano sul territorio biellese. Per questo progetto abbiamo intervistato Enrico Pesce, presidente del Consorzio sociale “Il Filo da Tessere”.

Dottor Pesce, può raccontarci la genesi dell’esperienza di BiellaWelfare?

Il Consorzio “Il Filo da Tessere” è una realtà che nasce nel 2000 ed è composta da 8 cooperative sociali del territorio biellese. Da molti anni aderisce alla rete del Gruppo Cooperativo CGM anche allo scopo di poter promuovere interventi volti a innovare i servizi di welfare territoriali e sostenere nuove logiche di azione per le imprese sociali.

Proprio a questo scopo, durante il lockdown tra marzo e maggio 2020, è nata la piattaforma BiellaWelfare. L’obiettivo di questo progetto è stato da subito quello di aiutare il territorio biellese a trovare delle risposte concrete alle esigenze sociali. Per questo, grazie al supporto di CGMoving che ci ha messo a disposizione il portale welfareX, abbiamo scelto di adottare una piattaforma digitale aperta alle varie forme di welfare: aziendale, pubblico e territoriale. (Per maggiori informazioni su welfareX rimandiamo al Working Paper 2W “Co-progettazione e ibridazione organizzativa per l’imprenditoria sociale ai tempi del Covid-19”, ndr).

In tal modo abbiamo voluto contribuire attivamente per cercare di offrire un sostegno per fronteggiare una situazione di estrema difficoltà, in cui era complesso raggiungere le persone fragili e in cui i bisogni di natura sociale erano sempre maggiori.

Le cooperative sociali del territorio hanno quindi iniziato ad adottare questa piattaforma per comunicare e vendere i proprio servizi, giusto?

BiellaWelfare ci ha consentito di sperimentare nuovi mercati e differenziare l’offerta di prestazioni sociali. Grazie al portale tutti i residenti della provincia possono acquistare una serie di servizi di cura e assistenza rivolti a bambini, anziani e persone affette da disabilità e non autosufficienti, offerti dalle cooperative sociali e dalle associazioni del territorio.

Inoltre attraverso la piattaforma gli utenti in carico ai Servizi Sociali del Comune di Biella hanno accesso gratuito alle prestazioni, sulla base di quanto previsto dalle regole comunali. Queste persone hanno la possibilità anche di essere aiutate nell’utilizzo del portale: ci siamo infatti appoggiati ad alcuni sportelli territoriali che forniscono informazioni e ascolto – anche telefonico – alle persone che hanno bisogno dei servizi ma hanno difficoltà nell’utilizzo dello strumento digitale.

Infine c’è la parte inerente il welfare aziendale. Anche le imprese del territorio possono infatti adottare la piattaforma per consentire ai loro collaboratori di spendere il proprio budget welfare in quei beni e servizi previsti dalla normativa.

BiellaWelfare è stata quindi sia una risposta alla crisi pandemica sia una proposta per innovare l’imprenditoria sociale locale…

Sì, esattamente. Ma questo ha richiesto una sforzo importante alle cooperative sociali. Se da un lato BiellaWelfare ci ha consentito di aggregare i servizi e metterli in una “vetrina” facilmente raggiungibile da tutti, dall’altro è stato necessario ripensare alcune logiche alla base della cooperazione.

In questa direzione è stato fatto un investimento importante che ha richiesto di analizzare a fondo i servizi esistenti, selezionare le prestazioni più coerenti con gli obiettivi del progetto e eventualmente rimodularle in base alle esigenze dettate dalla pandemia, definire un prezzo competitivo per il mercato per ogni possibile intervento, descrivere i servizi in modo chiaro per gli utenti. Dopo questo lungo lavoro, ad oggi la piattaforma contiene oltre 90 servizi.

Può farci un bilancio di questo primo anno di attività di BiellaWelfare? Quali sono stati i punti di forza e quali le lacune su cui lavorare?

Come dicevo, l’utilizzo della tecnologia per veicolare le prestazioni e i servizi di welfare ci ha obbligato a ripensare il nostro modo di intervenire sul territorio: finora eravamo abituati esclusivamente all’erogazione diretta, ma con la piattaforma è cambiato tutto.

Tra i punti di forza vi è poi il fatto che BiellaWelfare ci permette di partecipare facilmente ai bandi pubblici e a quelli delle fondazioni. Negli ultimi mesi, ad esempio, abbiamo partecipato a due bandi, uno promosso da Compagnia di San Paolo e l’altro dalla Fondazione Cassa di Risparmio Biella; inoltre abbiamo anche gestito un bando direttamente per il Comune di Biella. In particolare ci siamo occupati di distribuire dei ristori destinati alle persone in difficoltà economica per il pagamento degli affitti della loro residenza. La piattaforma ci ha consentito di gestire tutta la procedura prevista: dall’esame delle domande degli aventi diritto fino all’erogazione delle risorse.

Ad ogni modo la strada da fare è ancora molta. Per il prossimo futuro vorremmo arricchire l’offerta rivolta al territorio e favorire una maggiore integrazione tra i vari canali: pubblico, Terzo Settore e aziendale. In particolare vorremmo valorizzare l’offerta delle cooperative sociali: secondo i dati che abbiamo, infatti, le richieste fatte direttamente dai privati, senza passare dal sistema di convenzione comunale, sono ancora marginali.

In conclusione vorremmo chiederle di approfondire le opportunità legate al welfare aziendale. Quali risultati sono stati raggiunti nel corso dell’ultimo anno in questo campo?

Il mondo del welfare aziendale rappresenta un’interessante opportunità per la cooperazione sociale. Per loro natura, le imprese sociali possono infatti rappresentare dei player naturali di questo mercato, mettendo a disposizione dei dipendenti delle imprese tutti i servizi che normalmente sono rivolti al pubblico. Al tempo stesso però si tratta di un mercato complesso e sfidante. Negli anni si è popolato di provider e operatori e si rischia la saturazione. Per questo la cooperazione sociale deve far valere le proprie competenze e il proprio know-how per farsi strada.

Nel nostro caso il welfare aziendale è stato essenziale per rafforzare il percorso di BiellaWelfare. Se, come ho detto, non ci sono state molte richieste per i servizi delle cooperative da parte dei privati cittadini, le imprese del territorio hanno investito molto. Ad aprile 2020 era una sola l’azienda che aveva scelto di utilizzare il portale: oggi siamo arrivati a 10 imprese, sparse in tutta la provincia di Biella. Si tratta di organizzazioni di grandi dimensioni, che contano dai 250 ai 600 addetti.

Allo scopo di sostenere le imprese in tutte le fasi di implementazione di un piano di welfare, abbiamo anche formato dei “Welfare Manager”. Si tratta di professionisti appartenenti al mondo cooperativo che si mettono a disposizione delle aziende per accompagnarle nell’ideazione di progetti coerenti con i bisogni dei lavoratori. I Welfare Manager si occupano quindi anche di analizzare prima e monitorare poi le necessità sociali della popolazione aziendale, coinvolgendo attivamente i lavoratori.


Per scaricare il Working Paper 2W 2/2021, 
Co-progettazione e ibridazione organizzativa per l’imprenditoria sociale ai tempi del Covid-19

 


#FilieraCorta

Questo è articolo è parte del ciclo Storie di welfare aziendale “a filiera corta”, realizzato da Percorsi di secondo welfare con la collaborazione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.