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Welfare aziendale, questo sconosciuto. Nonostante le opportunità dal punto di vista del benessere personale e familiare, le misure e i servizi messi a disposizione dalle imprese molto spesso non sono conosciute a sufficienza da lavoratori e lavoratrici.

A evidenziarlo sono alcune recenti indagini. Ad esempio il 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale sostiene che il 49,1% conosce il welfare aziendale solo a grandi linee,  mentre il 18,2% dichiara di non sapere cosa sia. Per Welfare Index PMI (edizione 2021), invece, il 38,5% delle aziende giudica il livello di conoscenza del welfare da parte di lavoratori e lavoratrici minimo (“i lavoratori non hanno consapevolezza dei servizi di welfare”), mentre il 42% lo giudica medio (“conoscono i servizi in generale”).

Per questa ragione alcune imprese stanno lavorando per incrementare la consapevolezza dei propri collaboratori proprio sui temi del welfare e sui servizi che le imprese, e non solo, mettono a loro disposizione in questo ambito. Tra le organizzazioni che stanno maggiormente investendo in questa direzione c’è Leonardo, gruppo industriale attivo nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza che solo in Italia conta oltre 32.000 dipendenti distribuiti in una cinquantina di siti in tutta la Penisola.

I Welfare Coach di Leonardo

Con l’obiettivo di coinvolgere attivamente tutte le persone dall’azienda, Leonardo ha lavorato sulla formazione di 66 Welfare Coach, cioè figure interne all’azienda che, per dirlo nel modo più semplice possibile, si occupano di spiegare ai propri colleghi cos’è il welfare e come funziona.

Queste figure svolgono diverse funzioni importanti all’interno dei propri luoghi di lavoro. Come ci ha spiegato Carla Serafini, Head of Welfare & Wellbeing di Leonardo, “per noi i Welfare Coach sono i promotori della cultura del benessere aziendale. Si occupano infatti di raccontare come funziona il nostro welfare aziendale, ma non solo. Fanno una operazione maieutica rispetto ai bisogni delle persone, cercando di individuare quali sono le loro reali necessità. E, al tempo stesso, accompagnano i colleghi verso i servizi e le proposte di welfare aziendale e pubblico più coerenti con le loro esigenze”.

Quindi spiegano, approfondiscono e accompagnano le persone alla scoperta del welfare dentro e fuori l’azienda. “Sono un connettore di persone” sintetizza Serafini. “Apprendono i bisogni delle persone e condividono il loro sapere rispetto alle prestazioni sociali a cui possono accedere. Sono molto importanti per noi, sia per valorizzare e raccontare le iniziative di welfare che adottiamo, sia per creare davvero un engagement continuativo”.

Ma più nello specifico, chi sono i Welfare Coach? La prima cosa da sottolineare è che non sono persone che si “improvvisano” o che lo fanno per volontariato o a tempo perso. “Sono dei dipendenti di Leonardo che hanno realizzato un percorso di formazione di circa 120 ore e hanno ottenuto una certificazione ad hoc” ci spiega ancora Serafini. “Occupano posizioni differenti in azienda: ingegneri, operai, risorse umane, controllo qualità. E dedicano 8 ore alla settimana a svolgere le attività di Welfare Coach”. Quando il programma è partito nel nel 2021 erano 33, ma oggi sono il doppio: segno che Leonardo ha deciso di scommettere su questa particolare figura.

Leonardo conta in totale 51 sedi, distribuite in tutta Italia”, continua Serafini. “Abbiamo 32.000 dipendenti, di cui 12.000 blue collar1. Oggi ci sono 66 Welfare Coach perché la nostra idea è quella di avere un rapporto di un Coach ogni 500 dipendenti. In questo modo possono avere un rapporto continuativo e diretto con tutte le persone all’interno delle loro sedi”.

Il lavoro dei Welfare Coach visto “da dentro”

Oltre a svolgere la propria mansioni, quindi, i lavoratori che sono Welfare Coach svolgono attività di “sportello welfare” per 8 ore a settimana in cui ascoltano, comprendono i bisogni e orientano i colleghi verso risposte che possono soddisfarli. Cercando di creare le condizioni migliori in base al contesto in cui si trovano.

Per quanto ci riguarda, l’attività di sportello viene svolta all’interno della nostra Saletta Cral” ci dice la Welfare Coach di Livorno Valentina Nardi. “Abbiamo scelto quest’area perché conosciuta, spaziosa e informale, in modo da consentire ai dipendenti di sentirsi a proprio agio e liberi di poter interagire e confrontarsi anche tra di loro”. Ma le modalità possono variare a seconda dei casi: “quando necessario, la riservatezza diventa un elemento primario che va garantito, in tal caso lo sportello è stato gestito con appuntamenti individuali protetti” spiega Nardi.

Presso la sede Leonardo di Taranto il Welfare Coach è Alessandro Basile, che ci spiega come la scelta qui sia stata di “allestire una sala dedicata al “benessere” dove posso svolgere il mio ruolo per circa due ore settimanali, e in cui i miei colleghi possono incontrarmi liberamente, senza fissare un appuntamento”. Ma è abituale che il supporto avvenga alle persone al di fuori dell’orario di sportello prestabilito attraverso confronti individuali informali “svolgere questo ruolo significa per me avere un’attività costante che mi accompagna durante tutto il mio orario di lavoro” dice Basile.

Ma la flessibilità non deve essere scambiata con superficialità. Le richieste che arrivano ai Welfare Coach dai colleghi attraverso gli sportelli, e non solo, possono essere molto variegate e riguardare anche gli aspetti più tecnici del welfare aziendale. E i Welfare Coach sono stati dotati delle competenze necessarie per affrontarle. “Le tematiche fiscali sono in assoluto quelle per le quali ci vengono richieste maggiori informazioni”, spiega la Welfare Coach di Foggia Monica De Risi, “al pari delle convenzioni e più in genere dei servizi a condizioni agevolate”. Molte delle richieste che riceve De Risi riguardano poi settori specifici, in particolare la conciliazione: “mi sono accorta di un aumento delle richieste di consigli e supporto in tema di genitorialità e assistenza ai familiari”. “Molto spesso” continua Risi “anche per il desiderio di conciliare al meglio la vita lavorativa e privata, ci arrivano richieste di informazioni in tema di wellbeing”.

La Welfare Coach Silvia Rossini di Cascina Costa (Varese) mette in luce un altro fronte su cui viene chiamata in causa: “molti chiedono di spiegare come funziona la piattaforma digitale di welfare: le modalità di accesso, il funzionamento dei fringe benefit, le modalità per richiedere i rimborsi delle spese per infanzia, istruzioni, assistenza e cura. Inoltre ci chiedono consigli sui servizi che possono trovare all’interno del portale e sulle modalità di funzionamento del fondo di previdenza complementare Cometa e del fondo di sanità integrativa Metasalute, che coprono il settore metalmeccanico”.

Gli ambiti di lavoro sono dunque numerosi, così come i bisogni di chi si rivolge ai Welfare Coach, su cui i riscontri di lavoratori e lavoratrici sembrano essere finora molto positivi. “Leonardo è una meravigliosa fucina di iniziative e per seguirle sono richiesti impegno e costanza, ma soprattutto positività e propensione all’ascolto di coloro che sono attorno a te. Forse è per questo che ad oggi i riscontri sono stati positivi, in quanto abbiamo sempre dimostrato ampia disponibilità nei confronti dei colleghi. Inoltre l’approccio cordiale e la trasparenza rendono comunque possibile la raccolta di un buon riscontro da parte dei colleghi”, conclude la Welfare Coach Giulia Gessaga.

Una figura innovativa, in un percorso chiaro

Ma come è nata questa idea dei Welfare Coach? Come ci ha raccontato Carla Serafini, si tratta di un percorso che va avanti da alcuni anni, realizzato parallelamente allo sviluppo del welfare nell’organizzazione. Il welfare di Leonardo è nato infatti dalla obbligazione contrattuale prevista dal CCNL metalmeccanico ma col tempo “è cresciuta la volontà di superare l’idea del welfare come puro strumento di consumo, legato ai voucher e alla scontistica, quindi oltre all’introduzione di una piattaforma di servizi veri e propri abbiamo lavorato per costruire un sistema di welfare articolato e vicino alle persone”.

Ilaria Condoleo, Welfare Coach di Corporate, ci spiega che oggi il piano di welfare aziendale di Leonardo si fonda su quattro pilastri. “Il primo è quello economico, che riguarda quindi gli strumenti più comuni e diffusi, come i buoni spesa. Il secondo è quello sociale e relazionale, di cui i Welfare Coach sono la massima espressione. Ci sono poi gli ultimi due pilastri che riguardano il benessere fisico e quello psicologico. In questa direzione abbiamo lavorato ad un progetto di cui siamo molto fieri: Apertamente. Si tratta di un’iniziativa che abbiamo avviato dopo il Covid e che riguarda la salute mentale”.

Il percorso di Leonardo nel campo del welfare aziendale dura dunque da tempo, continua a rinnovarsi – come dimostra anche il recente accordo di secondo livello adottato dal Gruppo – ma non è dissimile da quello di altre grandi organizzazioni. A fare la differenza rispetto ad altre esperienze c’è proprio l’idea del Welfare Coach. Leonardo ha scelto di supportare i propri dipendenti formando alcuni di essi e creando figure che sono una vera novità nel panorama italiano. E possono rappresentare un esempio interessante per altre imprese.

I Welfare Coach sembrano infatti in grado di valorizzare al massimo i punti di forza del welfare aziendale: cercano di far conoscere a tutti e tutte le opportunità del welfare, facilitano il soddisfacimento dei bisogni sociali, si occupano di ascolto e orientamento delle persone e valorizzano l’investimento dell’azienda. Tutti elementi che, come raccontiamo da sempre, non sono facili da trovare contemporaneamente in questo genere di progetti.

Inoltre hanno un compito specifico di cui poche imprese hanno oggi consapevolezza: favorire l’integrazione tra il welfare pubblico e privato2. Si tratta di un elemento che è fondamentale per il funzionamento ottimale di un sistema di welfare aziendale – che per sua natura può solo integrare l’intervento del Pubblico in campo sociale – ma che la maggior parte delle organizzazioni considera assolutamente secondario.

Attraverso il welfare aziendale le imprese puntano a migliorare la condizione di vita dei propri dipendenti, generando soddisfazione, engagement e produttività, ma tale risultato non è raggiungibile solo attraverso servizi interni. Anzi. La capacità di soddisfare i bisogni guardando a quanto già c’è ed è disponibile per lavoratori e lavoratrici è strategico (e conveniente) per qualsiasi azienda. In questo senso, dunque, il fatto che i Welfare Coach abbiamo nel proprio mandato lo sviluppo di queste sinergie è davvero interessante.

Queste figure, che garantiscono una vera e propria partecipazione attiva delle persone all’interno delle fabbriche e degli uffici dell’azienda, rappresentano un’innovazione da guardare con interesse. Anche perché lo sviluppo delle dinamiche sopra raccontate potrebbero essere il terreno fertile per garantire una maggiore inclusione di lavoratori e lavoratrici nella governance delle imprese (come auspicato da una proposta di legge popolare che la CISL punta a portare in Parlamento).

Leonardo, in questo caso, può già dirsi in grande vantaggio.

 

Note

  1. Termine con cui ci si riferisce agli operai o comunque al personale che svolge un lavoro manuale più o meno qualificato all’interno di un’organizzazione, ndr.
  2. Elemento recentemente rafforzato grazie alla recente collaborazione tra Leonardo e Bonoos (di cui vi abbiamo parlato qui).
Foto di copertina: Ian Schneider, Unsplash