In un recente articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, Barbara Gobbi e Rosanna Magnano delineano un quadro allarmante delle disuguaglianze nella sanità italiana, sempre più marcata a danno delle fasce più fragili della popolazione. Le giornaliste riportano i più recenti dati ISTAT, che indicano come 4,5 milioni di italiani abbiamo rinunciato a cure mediche, di cui 2,5 milioni per motivi economici.
Il problema, tuttavia, non è solo di natura finanziaria: le liste d’attesa sempre più lunghe e una spesa sanitaria pubblica insufficiente contribuiscono ad alimentare il fenomeno della cosiddetta povertà sanitaria. Particolarmente significativo è il dato che riguarda le famiglie povere: il 24,5% ha dovuto rinunciare ad almeno una prestazione del Servizio Sanitario Nazionale, contro il 12,8% delle famiglie non povere. Un ulteriore segnale di disparità è dato dal mancato rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in otto regioni italiane, in prevalenza meridionali.
Gobbi e Magnano riportano inoltre le riflessioni dell’economista Stefano Zamagni, che richiama l’importanza della sussidiarietà circolare per affrontare la situazione: serve un modello che – in un’ottica di secondo welfare – coinvolga attivamente imprese e Terzo Settore nella gestione del sistema sanitario, per rispondere a un bisogno sempre più urgente di equità e sostenibilità.