“In Francia sta prendendo piede un altro modo di vedere l’economia: l’economia sociale e solidale”. Lo scrive Libération, storico quotidiano della sinistra transalpina in un inserto speciale pubblicato ad inizio novembre e realizzato insieme a FAIR, organizzazione francese che promuove la finanza a impatto sociale.
Con analisi, commenti e storie, il giornale fa una panoramica a 360 gradi della situazione francese, partendo da alcuni dati: l’economia sociale e solidale in Francia conta 220.000 datori di lavoro e 2,6 milioni di dipendenti. Quest’ultimo dato è pari a circa il 14% dell’occupazione salariata privata francese mentre, a livello di Prodotto interno lordo, secondo il Ministero dell’Economia, l’economia sociale e solidale pesa per circa il 10% del PIL.
“Per garantire la credibilità del settore, lo Stato ha creato l’accreditamento Entreprise solidaire d’utilité sociale (Esus)”, scrive Libération, spiegando come questo “marchio”, creato per legge già nel 2014, possa riguardare una varietà di attori: cooperative, mutue, associazioni e fondazioni. L’accreditamento Esus apre l’accesso a finanziamenti pubblici, ma consente anche di attrarre risparmiatori e investitori desiderosi di usare i propri fondi per progetti considerati meritevoli.
Casa, anziani, infanzia: le storie francesi
Sono organizzazioni, continua l’articolo di presentazione, che operano “in una grande varietà di settori che vanno dallo sport all’inserimento lavorativo, passando per l’edilizia abitativa, la terza età, la sanità e la prima infanzia”. Libération racconta così progetti in tutta la Francia, dalle grandi città alle zone rurali, e in tanti ambiti diversi. Uno di questi è la casa.
La Francia è attraversata da una grave crisi abitativa, con 330.000 persone senza dimora e 2,4 milioni di famiglie in attesa di un alloggio sociale. Di fronte a questa emergenza, i fondi solidali finanziano la costruzione o la ristrutturazione di alloggi accessibili. Habitat et Humanisme, ad esempio, è una realtà che mobilita il risparmio dei cittadini per acquistare appartamenti affittati a prezzi bassi a famiglie in difficoltà mentre Soliko, società di investimento solidale, certificata Esus, sostiene le associazioni locali impegnate contro il “mal-alloggio”.
Che cosa prevede il Piano d’Azione per l’Economia Sociale dell’Italia
Altre priorità sono sia gli anziani sia i minori, in un paese che vive la denatalità in maniera molto meno forte dell’Italia.
L’economia sociale e solidale sviluppa alternative alle case di riposo tradizionali: residenze intergenerazionali come le Cocoon’Age di Eiffage Immobilier, alloggi inclusivi proposti dall’organizzazione per la cura domiciliare Amaelles o cooperative di servizi a domicilio, tutte soluzioni che favoriscono autonomia e convivialità. Per contro, asili nido associativi, cooperative e reti di micro-nidi gestiti da attori sociali e solidali si moltiplicano, soprattutto nei quartieri popolari e nelle zone rurali, dove l’assistenza è spesso carente. Offrono accoglienza a tariffe accessibili, orari flessibili e apertura alla mescolanza sociale.
Libération racconta molte storie, facendo diversi esempi di interventi sociali innovativi, ma i progetti messi in evidenza non sembrano così distanti da quello che è in grado di fare anche l’economia sociale in Italia. L’aspetto più interessante e nuovo del dossier, invece, è quello legato ai modi in cui il risparmio contribuisce a far crescere ulteriormente l’economia sociale e solidale francese.
L’importanza dei risparmiatori
“Uno degli indicatori economici più eloquenti dell’economia sociale e solidale è la crescita del risparmio solidale”, scrive ancora Libération. Nel 2024, questo tipo di risparmio destinato all’economia sociale ha raggiunto 29,4 miliardi di euro, secondo il barometro Fair – La Croix, con un aumento di circa il 7% in un anno.
Sebbene la quota del risparmio solidale delle famiglie rappresenti solo lo 0,46% del loro risparmio totale, la dinamica degli ultimi anni mostra un crescente interesse, sostenuto sia da un quadro normativo favorevole sia da una maggiore consapevolezza del ruolo che può avere la cittadinanza. “Le francesi e i francesi sono ormai molto consapevoli del potere del loro denaro”, dichiara Patrick Sapy, direttore generale di Fair, al quotidiano.
Man mano che il risparmio solidale cresce, le grandi organizzazioni dell’economia sociale e solidale adattano le loro strategie per attirare l’attenzione dei risparmiatori. Tra i metodi adottati figurano i prodotti finanziari certificati, come quelli con il marchio Finansol, gestito da Fair. “Finansol ha certificato circa 200 prodotti”, spiega ancora Sapy. E aggiunge con soddisfazione: “Oggi, quasi tutte le banche e praticamente tutti gli assicuratori dispongono di almeno un prodotto solidale”.
Gli attori dell’economia sociale e solidale, desiderosi di raggiungere un pubblico sempre più ampio, puntano su fiducia, valori di solidarietà, prossimità e governance democratica. Le banche mutualistiche e le cooperative mettono in campo campagne di comunicazione per valorizzare i loro impegni. Per attrarre risparmiatori, i prodotti solidali abbassano le barriere d’ingresso: soglie minime di partecipazione ridotte, libretti o opzioni solidali nelle assicurazioni sulla vita, trasparenza sui progetti finanziati, spiega ancora Libération.
L’affermazione dell’azionariato solidale
In Francia, come accennato, gli incentivi fiscali svolgono un ruolo importante in questa dinamica. Oltralpe, da quasi vent’anni esiste una riduzione fiscale del 25% per gli investitori individuali che collocano il proprio denaro in un’impresa che opera nell’economia sociale.
Se il risparmio solidale passa spesso attraverso libretti o fondi specifici, un’altra modalità è in piena espansione: l’azionariato solidale. Invece di prestare denaro a progetti sociali e solidali, si tratta di diventare azionisti di imprese sociali o cooperative. Partecipando al capitale, i cittadini sostengono il loro sviluppo e partecipano alle decisioni.
Quando l’economia sociale diventa riferimento per lo sviluppo territoriale
Grazie a questo modello, imprese di inserimento lavorativo (come le nostre cooperative di tipo B), cooperative agricole o strutture culturali possono sopravvivere e crescere, mentre altrimenti non avrebbero avuto accesso ai finanziamenti tradizionali. Nell’azionariato solidale, gli azionisti beneficiano di una redditività a lungo termine oltre a un forte impatto sociale. E con ritorni economici non trascurabili: “Attraverso gli incentivi fiscali, si può raggiungere una redditività del 5% in cinque anni”, dichiara a Libération Julia Robin, responsabile degli affari pubblici di Fair, sfatando alcuni luoghi comuni.
“Oltre al rendimento finanziario, questa partecipazione – conclude l’articolo – come azionista nell’ESS offre un forte ritorno simbolico: l’orgoglio di contribuire direttamente alla crescita di un’economia più equa”.