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L’Inps ha pubblicato i nuovi dati relativi all’Osservatorio su Assegno di Inclusione (ADI) e Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), le due misure che hanno sostituito il Reddito di Cittadinanza (RdC) e la Pensione di Cittadinanza (PdC) a contrasto della povertà e per la promozione dell’inserimento lavorativo. Di seguito riportiamo alcune informazioni che emergono dai dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (tutti consultabili qui) e qualche riflessione sul futuro, alla luce delle domande di rinnovo della misura che riguardano oltre mezzo milione di nuclei. Ma andiamo con ordine.

I dati sull’Assegno di Inclusione aggiornati a giugno 2025

Dall’Osservatorio Inps emerge che nel periodo compreso tra gennaio 2024 (entrata in vigore della misura) e giugno 2025 sono stati 868.000 i nuclei familiari che hanno percepito almeno una mensilità dell’Assegno di Inclusione, per un totale di 2,1 milioni di persone coinvolte. L’importo medio mensile erogato è stato pari a 669 euro. I nuclei beneficiari si concentrano nelle regioni del Sud e nelle Isole, raggiungendo il 68% del totale, incidenza che sale al 73% considerando le persone coinvolte.

Come avevamo avuto modo di raccontarvi, con la Legge di Bilancio 2025 il Governo ha introdotto alcune modifiche alla misura. A partire dal 1° gennaio 2025 sono infatti in vigore soglie ISEE e di reddito familiare più elevate per l’accesso all’ADI ed è attribuito d’ufficio il coefficiente aggiuntivo della scala di equivalenza in presenza di carichi di cura e dei relativi requisiti1. Alla luce di queste modifiche, nei primi 6 mesi del 2025 l’Inps rileva che i nuclei beneficiari sono stati 750.000, circa il 7% in più rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente.

Inps fornisce poi informazioni di dettaglio con riferimento al solo mese di giugno 2025, in cui i nuclei beneficiari sono stati quasi 666.000, con importo medio erogato di 694 euro. Per questi nuclei beneficiari si rileva che: in 251.000 sono presenti minori; in 261.000 sono presenti persone con disabilità; in 341.000 sono presenti persone di almeno 60 anni di età; in 13.000 ci sono persone in condizioni di “svantaggio”; 236.000 sono i nuclei con carichi di cura.

L’Assegno di Inclusione e il contrasto alla povertà: un ritorno al passato

Il nuovo “giro” di ADI e il rischio del “buco”

Poiché a fine giugno 2025 per molti beneficiari (coloro i quali avevano fatto subito richiesta di ADI a gennaio 2024) si sono conclusi i 18 mesi in cui per legge è possibile percepire la misura, sarà interessante verificare l’impatto di questo elemento sui prossimi dati Inps. Come avevamo segnalato qui, queste persone dovranno infatti presentare una nuova domanda per continuare a percepire l’ADI (per ulteriori 12 mesi e non 18 come in precedenza) ma il rischio che per loro si crei un “buco” tra la fine del primo “giro” di ADI l’inizio del secondo è significativo. E rischia di colpire soprattutto i più fragili. Vediamo perché.

I nuclei che si trovano in questa situazione sono oltre mezzo milione. Il 30 giugno l’Inps ha inviato loro un SMS con questo testo “Hai percepito le 18 mensilità di ADI. Per riprendere a ricevere la prestazione, potrai presentare una nuova domanda dal prossimo mese”.

Da un lato occorre riflettere sulla capacità di “reazione” dei beneficiari, specialmente quelli più anziani, con scarsa alfabetizzazione digitale o difficoltà linguistiche, di fronte a questa semplice segnalazione. Saranno stati in grado di procedere celermente alla richiesta di rinnovo – che non hanno potuto avanzare prima della scadenza naturale della misura – già nel mese di luglio per evitare di rimanere senza sussidio?

Dall’altro lato, bisogna ricordare che questa nuova domanda deve passare per il portale SIISL (Sistema Informativo per l’inclusione Sociale e Lavorativa) e comporta due diverse opzioni. Nel caso non ci siano state variazioni nella composizione del nucleo rispetto alla precedente domanda, non servono nuove iscrizioni alla piattaforma né la sottoscrizione di un nuovo Patto di attivazione (PAD). Nel caso di cambiamenti nel nucleo familiare, invece, dopo la presentazione della domanda dovrà essere seguita la procedura ordinaria di iscrizione al SIISL e di sottoscrizione del PAD nucleo.

Alla luce di questi elementi il rischio di tempi di risposta dilatati, soprattutto nel caso di procedure da realizzare ex novo nel caso di variazioni nel nucleo, appare uno scenario altamente probabile. Questo ovviamente può comportare conseguenze soprattutto per quei nuclei che vedono nell’ADI una fonte di reddito importante per evitare di scivolare ulteriormente in situazioni di indigenza.

Il Governo per evitare che le persone beneficiarie dell’ADI da gennaio 2024 restassero senza sostegni, a fine giugno è intervenuto con un emendamento al cd. Decreto Fiscale prevedendo  un contributo “ponte” straordinario di massimo 500 euro, che tuttavia sarà erogato insieme alla prima mensilità del “secondo giro” di ADI.

Arriva il contributo straordinario fino a 500 euro per chi ha esaurito l’ADI

I nuovi dati sul Supporto per la Formazione e il Lavoro

Per quanto invece riguarda il SFL, dall’inizio della prestazione (settembre 2023) a giugno 2025, sono 182.000 le persone che hanno percepito almeno un pagamento, con una nette prevalenza di beneficiari nelle regioni del Sud e nelle Isole, pari al 79% del totale.

La Legge di Bilancio 2025 ha previsto, a partire dal 1° gennaio 2025, un aumento dell’importo mensile del SFL, che passa da 350 a 500 euro; inoltre, è stata introdotta la possibilità di proroga della misura fino a un massimo di 12 mesi aggiuntivi, qualora il beneficiario stia proseguendo un corso di formazione. Anche per questa misura sono state innalzate le soglie ISEE per l’accesso.

Nel mese di giugno 2025 i beneficiari in pagamento sono 72.400 mila, in maggioranza donne (61%). Poco meno del 40%, invece, appartiene alla fascia di età compresa tra i 50 e i 59 anni, una fascia di età per la quale ci si aspetterebbe un dato più elevato, dal momento è che quella tradizionalmente più vulnerabile nel mercato del lavoro e avrebbe quindi più bisogno di nuove qualifiche per trovare un’occupazione. Rispetto al precedente dato di dicembre 2024, segnala Inps, è rilevante anche l’incremento dei beneficiari nella classe di età dei più giovani.

 

Note

  1. La scala di equivalenza serve a parametrare il beneficio economico al numero dei componenti della famiglia e alla loro condizione. In pratica a ogni componente del nucleo familiare viene attribuito un “punteggio” (es. a seconda dell’età) che sommato con quelli degli altri membri è usato per calcolare l’importo massimo spettante al nucleo. Questo può variare sulla base di un coefficiente legato ai carichi di cura presenti nella famiglia (es. la presenza di una persona con disabilità grave). La Legge di Bilancio 2025 prevede che in presenza di carichi di cura il coefficiente aggiuntivo venga automaticamente applicato senza necessità di farne esplicita richiesta come avveniva in precedenza.
Foto di copertina: Derrik, Pexels