Il nuovo Rapporto BES 2025 di ISTAT mostra un’Italia che continua a guadagnare anni di vita: l’aspettativa alla nascita ha raggiunto gli 83,4 anni (85,5 per le donne e 81,4 per gli uomini). Ma la speranza di vita in buona salute è scesa a 58,1 anni, in calo rispetto ai 59,1 del 2023. Significa che, in media, circa 25 anni vengono vissuti con limitazioni, malattie croniche o disabilità. Non si tratta di un dettaglio statistico, ma di un indicatore che mette in luce una dinamica strutturale: la longevità cresce, ma la qualità della vita diminuisce. In questo quadro i diversi temi collegati alla cura di lungo periodo, la cosiddetta Long Term Care (LTC), appaiono sempre più centrali per garantire la sostenibilità del nostro welfare. Ma andiamo con ordine.
Longevità e fragilità: il nuovo paradosso
Il Rapporto SDGs 2025 di ISTAT conferma il peggioramento riguardante la salute in Italia: nel Goal 3 (Salute e benessere) il 40% degli indicatori è in calo. A pesare sono fattori di rischio comportamentali (fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione), ma anche l’accesso diseguale alla prevenzione e alla cura. Le disuguaglianze territoriali amplificano il problema: il Nord registra valori più alti, mentre il Sud resta indietro; chi ha meno istruzione e reddito non solo vive meno, ma vive peggio. Come ha scritto Maurizio Ferrera, “il welfare non è solo un insieme di prestazioni, ma un’infrastruttura sociale che plasma le condizioni di vita e le opportunità delle persone” 1: se la salute peggiora, l’infrastruttura sociale rischia di indebolirsi, e con essa la capacità del welfare di garantire equità e sostenibilità.
Il confronto internazionale mostra che l’Italia è tra i Paesi più longevi, ma con un divario crescente tra vita totale e vita sana. Secondo le proiezioni ONU, entro il 2050 la maggior parte dei Paesi avanzati supererà gli 80 anni di aspettativa di vita, ma la quota di anni vissuti con limitazioni continuerà ad aumentare.
La mappa globale di Visual Capitalist mostra che nel 2025 Monaco guida il mondo con 86,5 anni di vita media, mentre Nigeria e Chad sono sotto i 56 anni. In questo quadro, l’Italia si colloca tra i Paesi più longevi, ma con un crescente gap tra vita totale e vita in buona salute.

La longevità fragile non è solo un dato sanitario, ma un cambiamento dei cicli di vita. Come sottolineano Naldini e Solera, “l’estensione e la diversificazione dei corsi di vita richiedono nuove forme di solidarietà tra generazioni e istituzioni”2.
Il welfare al bivio tra sostenibilità e equità
La Relazione BES 2025 del Ministero dell’Economia e delle Finanze – che non è un semplice allegato tecnico ma un documento che mette in scena il futuro del welfare italiano – ci dice che la longevità fragile non è solo un indicatore statistico, ma una variabile che entra nei conti dello Stato e ridisegna le priorità della politica economica.
Il MEF indica con chiarezza che la risposta non può limitarsi a rincorrere l’emergenza. Occorre spostare l’asse del welfare: dalla cura alla prevenzione, investendo in stili di vita sani e medicina territoriale; dalla frammentazione alla integrazione, costruendo un continuum tra sanità e sociale, ospedale e territorio; dall’universalismo astratto alla equità concreta, riducendo i divari territoriali e sociali con risorse mirate; dall’invisibilità alla riconoscenza dei caregiver, sostenendo famiglie e reti di cura informali; dalla spesa passiva all’innovazione attiva, favorendo sperimentazioni di secondo welfare e partenariati pubblico‑privato.
In questo scenario, il secondo welfare – e quindi tutti gli attori che lo compongono, come fondazioni, imprese sociali, Terzo Settore, reti comunitarie, etc. – è fondamentale per sperimentare soluzioni e ampliare le risposte. Ma non può sostituire lo Stato. Può integrare, rafforzare, innovare; non può garantire universalismo ed equità da solo. È lo Stato che deve fare di più: investire risorse, ridurre disuguaglianze, costruire infrastrutture sociali capaci di accompagnare la longevità fragile. Come ricordavano nel Quarto Rapporto sul secondo welfare Maino e Ferrera, “il secondo welfare si configura come un insieme di risorse e attori che integrano e rafforzano l’azione pubblica, soprattutto nei campi in cui lo Stato fatica a garantire copertura universale”.
È in questa direzione che la Relazione invita a muoversi: costruire un welfare capace di redistribuire opportunità, ridurre divari e accompagnare la longevità fragile con nuove forme di solidarietà.
Long Term Care: infrastruttura di prossimità generativa
Secondo il VII Rapporto sulla LTC di Cergas Bocconi, in Italia oltre 3,8 milioni di persone convivono con condizioni di non autosufficienza, e circa il 70% di loro riceve assistenza informale da familiari. È un dato che mostra come la Long Term Care non sia un settore marginale, ma un nodo centrale del welfare.
Il problema, come sottolinea il Cergas, non è solo quantitativo: la spesa pubblica per la LTC è pari all’1,8% del PIL, contro una media OCSE del 2,5%3. Questo gap si traduce in servizi frammentati e diseguali, con forti differenze tra Nord e Sud. In questo senso, la Relazione BES 2025 del MEF avverte che senza un investimento strutturale, il sistema rischia di scaricare costi insostenibili sulle famiglie e di ampliare i divari territoriali.
La prospettiva che si apre è quella di una infrastruttura di prossimità generativa in cui ogni componente del sistema è chiamata a svolgere compiti spefici:
- Pubblico: definire livelli essenziali di assistenza e garantire finanziamenti pluriennali.
- Privato: introdurre innovazione tecnologica (teleassistenza, domotica, digital health) e modelli organizzativi flessibili.
- Sociale: costruire reti di prossimità, sostenere caregiver e sviluppare housing sociale.
La sfida, in breve, è passare da un welfare “riparativo” a un welfare “generativo”, dove la cura non è solo costo ma investimento che produce capitale sociale.
La Long Term Care, se pensata come infrastruttura di prossimità generativa, deve diventare il cuore del welfare futuro: un laboratorio dove Pubblico, privato e sociale non si sostituiscono, ma si intrecciano su terreni concreti – prevenzione, domiciliarità, sostegno ai caregiver, innovazione abitativa – trasformando la fragilità in coesione.
Questa prospettiva non è astratta: in Italia esistono già pratiche che incarnano la prossimità generativa e mostrano come la Long Term Care possa diventare infrastruttura sociale.
Facciamo alcuni esempi.
- Il Budget di Salute, nato in Campania e diffuso in altre regioni, è stato analizzato anche dalla letteratura scientifica come innovazione di welfare comunitario. Alceste Santuari lo descrive come uno strumento capace di integrare sanità e sociale attraverso progetti personalizzati di cura, riabilitazione e inserimento lavorativo, con l’obiettivo di promuovere autonomia e inclusione4. Pur tra difficoltà di governance e finanziamento, il Budget di Salute rappresenta un esempio concreto di come la Long Term Care possa trasformarsi in infrastruttura di prossimità generativa.
- Analogamente, il progetto Abitare Solidale in Toscana ha dimostrato che la casa può diventare un dispositivo di cura e coesione, grazie a esperienze di co‑housing intergenerazionale che hanno ridotto isolamento e fragilità5.
- E ancora, le Case della Comunità previste dal PNRR rappresentano un tassello istituzionale importante: nonostante ritardi e criticità di attuazione6, esse indicano la direzione di un welfare territoriale integrato, capace di rendere visibile la cura come bene comune.
Questi esempi, diversi per scala e natura, mostrano che la prossimità generativa è già in movimento nel nostro Paese e che la sfida consiste nel consolidarla come politica nazionale stabile e universale.
Infrastruttura di prossimità significa dunque riconoscere che la longevità fragile è un fatto sociale e collettivo, e che la risposta deve nascere da pratiche già presenti sul territorio italiano, trasformandole in politiche nazionali stabili e universali.
Dalla fragilità alla generatività
La sfida della longevità fragile non si risolve con interventi episodici, ma con la costruzione di una vera infrastruttura di prossimità generativa. I dati di ISTAT e MEF mostrano che gli anni guadagnati in vita si accompagnano a un aumento degli anni vissuti con limitazioni: è qui che la Long Term Care deve diventare il fulcro di un welfare capace di trasformare fragilità in capitale sociale.
Gli esempi italiani – dal Budget di Salute che ha ridotto ricoveri impropri e favorito inclusione, ad Abitare Solidale che ha reso la casa un dispositivo di cura, fino alle Case della Comunità che, pur incompiute, indicano la direzione di un welfare territoriale integrato – dimostrano che la prossimità generativa è già in movimento.
Come sottolineato da Carlo Conforti su Percorsi di Secondo Welfare, “la Long Term Care rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti per il sistema di welfare italiano. L’invecchiamento della popolazione, la frammentazione delle tutele esistenti e l’assenza di un modello integrato ed equo rendono necessario un ripensamento strutturale”. L’innovazione dei modelli di servizio potrebbe garantire maggiore valore per l’utenza e per il personale, ma rimane decisivo il contributo del Terzo Settore per costruire un sistema di Long Term Care equo e sostenibile. In questa prospettiva, la vera innovazione non sta soltanto nei modelli organizzativi, ma nella capacità di integrare risorse pubbliche e comunitarie, valorizzando il ruolo del Terzo Settore e delle piccole realtà territoriali, che già sperimentano soluzioni di prossimità.
È proprio qui che si gioca il futuro del welfare italiano: nella capacità di integrare risorse pubbliche e comunitarie, di dare spazio alle piccole realtà territoriali e di misurare l’impatto generativo delle pratiche di cura. La sfida è trasformare pratiche locali in politiche nazionali universali, capaci di ridurre disuguaglianze e di rendere la longevità fragile un banco di prova della coesione sociale. O resterà un peso che divide, o diventerà un bene comune che unisce comunità e generazioni.
Note
- Ferrera M. (2019), Le politiche sociali, Bologna, Il Mulino p. 22.
- Naldini M., Solera C. (2020), Gender and Generations in Europe, Cheltenham–Northampton, Edward Elgar Publishing. Traduzione dall’inglese a cura dell’autore dell’articolo.
- OECD (2023), Health at a Glance: Europe, 2023.
- Santuari A. (2024), Il Budget di Salute: uno strumento innovativo di partenariato pubblico‑privato (anche alla luce della riforma della disabilità), in CRIS – Current Research Information System, Università di Bologna.
- Agenzia Regionale di Sanità Toscana (2023), Rapporto Welfare e Salute in Toscana, Firenze, ARS Toscana.
- Agenas (2025), Report DM 77/2022 – I semestre 2025. Dati al 30/06/2025, Roma.