Il mutualismo, come raccontiamo spesso, può svolgere un ruolo molto importante nello sviluppo di iniziative di secondo welfare capaci di rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Recentemente questo è diventato evidente anche in tema di invecchiamento, in particolare per quel che riguarda la Long Term Care (LTC), l’assistenza di lungo periodo verso gli anziani non autosufficienti. Questo, in particolare, alla luce della necessaria riforma del settore che pare finalmente aver avviato il suo iter. Del tema abbiamo parlato con Andrea Tiberti, Presidente Nazionale della Mutua Sanitaria Cesare Pozzo, che è tra gli enti leader del Terzo Settore nel campo della sanità integrativa volontaria. Fondata nel 1877, oggi opera senza scopi di lucro offrendo servizi a 150.000 soci e circa 350.000 assistiti.

Presidente Tiberti, dal vostro osservatorio, quanto sono rilevanti le sfide dell’invecchiamento e della non autosufficienza?

È una sfida rilevante per una popolazione che continua a invecchiare e con un tasso di natalità molto basso. Occorre pensare con attenzione alla non autosufficienza e all’invecchiamento della popolazione perché ci troviamo ad ad avere moltissime persone anziane senza sapere come gestire il loro percorso di vita: oggi non abbiamo persone giovani che finanziano con il loro gettito questo tipo di sostegno ed occorre trovare una soluzione.

Bisogna prendere atto dello scenario reale: abbiamo una crescita della popolazione anziana ed una riduzione della natalità; questo vuol dire non avere persone che si occupano delle fasce d’età più fragili. Per questo occorre identificare altre soluzioni di sostentamento. Tra queste, dare incentivi alla natalità e offrire condizioni tali da favorire la messa al mondo di bambini.

Qual è la vostra opinione rispetto ai contenuti della Legge Delega per la riforma della non autosufficienza?

Siamo senz’altro contenti dei passi importanti fatti dalla Legge Delega, ma la domanda è: siamo in grado di rendere sostenibile questo progetto? Bisogna lavorarci con lungimiranza per capire come far stare in piedi questo sistema. Occorre creare dei sistemi etici di concerto con le istituzioni, così che il modello possa essere da sostegno per le attività dedicate agli anziani.

Pensando all’auspicata attuazione della riforma dal 2023 in avanti, quali sono gli elementi necessari affinché un Sistema Nazionale Assistenza Anziani possa funzionare al meglio?

Lo schema di legge delega si basa sul PNRR nel quale non ci sono soltanto soldi “regalati” ma anche importi importanti che andranno restituiti. Lo schema è buono ed efficace ma temo che si porrà presto il tema del reperimento di fondi che andrà a gravare sulle generazioni future. Occorre dunque non pensare soltanto al presente ma ragionare anche sulla sostenibilità futura di questa operazione.

La strada per realizzare un nuovo welfare deve essere duplice, pensando sia agli anziani che ai più giovani; diversamente, a mio avviso il progetto non funziona. Auspico, quindi, una riforma equilibrata: un piano che punti ai servizi territoriali ed alla domiciliarità per essere più puntuali sui servizi. Servizi che, al di là del PNRR, possono essere sostenibili se la collettività se ne fa carico. Per far sì che ciò avvenga, è necessario abbassare l’età media. In sintesi: l’impostazione della Legge Delega è ottima; l’unico dubbio si concentra sulle risorse per sostenerlo.

Qual è il contributo che il mondo delle Società di Mutuo Soccorso, di cui la Cesare Pozzo fa parte, può dare al dibattito?

Per arrivare ad un valido contributo, le istituzioni devono iniziare a concepire la mutualità come qualcosa di realmente utile. Non ha senso, infatti, chiedersi cosa possono fare le Società di Mutuo Soccorso se non ci viene assegnato il giusto valore da parte dello Stato, che dovrebbe iniziare quanto meno a prenderci in seria considerazione come soggetti con cui stringere relazioni.

Vero è che in merito al Patto sulla non autosufficienza siamo stati coinvolti, seppure marginalmente, ma credo che sia giusto tener presente che – per funzionare al meglio – i servizi che le mutue forniscono da decenni dovrebbero essere finanziati. Diversamente, una mutua che si autofinanzia deve impegnarsi per raccogliere adesioni da una fascia di popolazione giovane che, con il suo contributo, è in grado di sostenere chi ha bisogno di aiuto in una impostazione ciclica della solidarietà. Come Cesare Pozzo, dunque, possiamo fornire un contributo sia valoriale che concettuale. Concretamente, dobbiamo lavorare per trovare il modo di mettere in piedi maggiori servizi identificati dal Patto i quali, per essere sostenibili, devono poter contare anche sulla visibilità auspicata da parte delle Istituzioni.

E quale è il ruolo della mutualità nel rispondere alla sfida dell’invecchiamento e della non autosufficienza?

Senza dubbio sostenere le spese relative all’invecchiamento, ma anche organizzare direttamente i servizi individuati dalla Legge Delega.

Quanto ritiene importante che si sviluppi un secondo pilastro integrativo della Long Term Care?

La Long Term Care è lo strumento più semplice per poter attuare questi servizi, rivolgendosi a strutture territoriali ma allo stesso tempo erogando rimborsi per ciò che riguarda la parte relativa alle spese su temi di servizi domiciliari. Anche in questo caso, però, la domanda è: come facciamo a pensare ad un sistema nazionale di assistenza agli anziani quando l’attuale SSN fa acqua da tutte le parti?

Se dei presidi sul territorio non se ne occupano le Asl, può subentrare il privato. Ma è giusto continuare in questa direzione? La LTC è, quindi, un validissimo strumento ma non può rappresentare l’ennesimo sistema per generare profitto. La LTC corre il rischio di diventare soltanto uno strumento assicurativo per fare cassa: purtroppo la mentalità generale è maggiormente votata al rimborso economico, ma a noi piace pensare anche a mettere in piedi percorsi per erogare direttamente i servizi.

 

Long Term Care e secondo pilastro

Secondo Welfare si sta occupando sistematicamente della riforma del sistema della non autosufficienza con un Focus tematico che raccoglie approfondimenti utili a capire le diverse questioni che riguardano la Long Term Care. In particolare, attraverso una serie di interviste mirate, stiamo ponendo particolare attenzione allo sviluppo del cosiddetto Secondo Pilastro Integrativo:

Long Term Care: prima l’intervento pubblico poi il Secondo Pilastro, dice la CGIL (int. Stefano Cecconi)
Occorre investire in Long Term Care fin da giovani: la contrattazione collettiva può dare un grande contributo (int. Annamaria Trovò)
Long Term Care: necessario favorire la solidarietà intercategoriale e intergenerazionale (int. Massimo Piermattei)
Non autosufficienza: il nuovo welfare si costruisce creando sinergie tra Pubblico e privato (int. Damiana Mastantuono)
Long Term Care: ridurre le disuguaglianze nell’accesso grazie (anche) al Secondo Pilastro (int. Eleonora Vanni)