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Negli ultimi 2 anni l’emergenza sanitaria ha fatto emergere nuovi bisogni sociali, che stanno richiedendo misure nuove e specifiche per essere affrontati, sollecitando in alcuni casi i sistemi tradizionali di welfare a ripensarsi. Segnatamente si possono citare i bisogni di conciliazione, il rischio di aumento di disuguaglianze sociali e di povertà, e gli impegni di cura delle persone anziane e non autosufficienti.

Welfare aziendale e pandemia

Il welfare aziendale, ad esempio, ha concorso a trovare innovative risposte ai bisogni delle famiglie, quali ad esempio quella di conciliazione dei tempi di lavoro con l’assistenza, per l’accesso alla strumentazione tecnologica per seguire le lezioni, o per offrire coperture assicurative in caso di positività al Covid-19. Anche per queste ragioni sul piano nazionale il Legislatore, all0 scopo di sostenere le imprese che hanno scelto di investire nel welfare aziendale in una fase così complessa, nel 2020 e 2021 ha elevato il limite di deducibilità fiscale per i fringe benefit.

In Lombardia in questi anni si è diffusa la presenza di piani welfare, regolati attraverso la contrattazione, con interventi nell’area della previdenza, della sanità integrativa ed assistenza, dell’istruzione, della cultura e ricreazione, mobilità e per servizi assicurativi e finanziari.

Vi sono ancora però molti lavoratori di settori ed aziende che non riescono ad accedere a misure di welfare di questo genere, in particolar modo quelli occupati nelle imprese di piccole dimensioni. Considerando l’esigenza di accompagnare la necessaria ripresa economica in Lombardia con misure di sostegno alle imprese e alle famiglie, la Regione potrebbe valutare un sistema di incentivazione finalizzato a estendere e ulteriormente qualificare più in ottica sociale le esperienze di welfare integrativo.

Questioni da tenere in considerazione

Come sindacato abbiamo da tempo posto questo tema all’attenzione dell’istituzione regionale, convinti che, in sinergia con il sistema della rappresentanza imprenditoriale, vi siano le condizioni opportune per meglio orientare gli interventi di welfare integrativo a sostegno di crescita inclusiva e sostenibile, tesa al miglioramento delle condizioni di benessere delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro famiglie.

In quest’ottica si presenta inoltre un’ulteriore opportunità. È in atto una straordinaria trasformazione dei sistemi di produzione, di consumo, di mobilità, nell’ambito di un complesso processo di transizione ambientale ed energetica finalizzato a raggiungere la neutralità climatica nell’arco di soli due decenni (di cui abbiamo parlato qui).

Rilevanti sfide che avranno ricadute occupazionali e sociali. Per questa ragione reputiamo necessario il fatto di iniziare a considerare ed innovare i sistemi di protezione dei lavoratori e delle famiglie, attraverso piani di welfare dedicati, percorsi di formazione e riqualificazione delle competenze e politiche attive del lavoro, allo scopo di promuovere uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile, facendo si che i costi della transizione non producano ulteriori disuguaglianze. Il welfare aziendale può, quindi, contribuire ad accompagnare le grandi trasformazioni, ecologica e digitale, introducendo tutele per i lavoratori coinvolti nei processi, e perseguendo gli obbiettivi di sviluppo sostenibile.

Le proposte di intervento di Cisl Lombardia

In ambito regionale quindi ci sono le condizioni per realizzare, attraverso un progetto condiviso tra Regione e le parti economiche e sociali, un sistema che orienti innovative esperienze di welfare integrativo in direzione delle prossime trasformazioni del lavoro, con particolare riguardo agli effetti che producono sul territorio e nella comunità.

Si potrebbero pertanto considerare forme premiali che incentivino la creazione di sistemi di reti tra imprese, soggetti pubblici e del Terzo Settore, al fine di estendere le esperienze di welfare integrato tra aziende del territorio e semplificare l’accesso ai servizi sociali, assistenziali da parte di lavoratori e cittadini, agevolando una interazione tra piani di welfare aziendali e offerta di servizi locali che consenta alle persone e alle famiglie di potersi più agevolmente orientare tra la molteplicità degli interventi e prestazioni.

Nell’incentivare i sistemi di rete tra imprese, soggetti pubblici e del Terzo Settore, sarebbe opportuno riconoscere una premialità ai piani definiti nell’ambito della contrattazione collettiva. Il sistema di relazioni sindacali e la contrattazione aziendale in questi anni hanno contribuito ad un’ampia diffusione di piani  di welfare, attraverso l’introduzione  di  dedicate misure di tutela ai bisogni delle lavoratrici, lavoratori e delle loro famiglie, anche attraverso la conversione dei premi di risultato.

Con lo scopo di rilanciare e qualificare i piani di welfare aziendale e/o territoriali, la Regione potrebbe considerare in via prioritaria le seguenti aree:

  • flessibilità aziendale oraria ed organizzativa, e servizi di time saving
  • servizi alla famiglia (supporto alla genitorialità, servizi educativi, integrativi, centri estivi, mediazione famigliare, supporto di counceling/ psicologico, spese per istruzione e mobilità, orientamento scolastico/professionale, supporto ai caregiver..)
  • l’utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri
  • il sostegno, formativo e organizzativo, al rientro dei dipendenti dalla maternità, dai congedi parentali o da lunghi periodi di assenza per malattia.

Per perseguire queste finalità e finanziare gli interventi si potrebbero individuare e attivare risorse della programmazione europea FSE 2014-2020, non spese e non ancora impegnate, a cui si potrebbero aggiungere quelle previste dalla linea di azione relativa al  prossimo POR FSE + 2021-2027.