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Governi locali

Dal gruppo di lettura alle reti territoriali, dall’ibridazione rigenerante all’apertura ai giovani: spunti operativi (e punti in comune) su diverse biblioteche che nel nostro Paese stanno cercando di essere nuovi luoghi di welfare
L’accesso e la gestione dei fondi da parte dei comuni è un elemento critico nell’attuazione del Pnrr. È un aspetto sul quale è necessario fare di più, attraverso provvedimenti che permettano alle amministrazioni di integrare le professionalità necessarie.
Continua il nostro viaggio alla scoperta delle biblioteche come nuovi luoghi di welfare. Parliamo di ruoli, funzioni e confini che occorre sviluppare, oltre che delle attenzioni necessarie perché i cambiamenti siano positivi e sostenibili.
Lo dice un report dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio: il nostro Paese, nonostante la disponibilità di fondi, non riesce a raggiungere i LEP di assistenza sociale. Un tema cruciale anche per l’autonomia differenziata.
A livello internazionale sono tanti i casi di biblioteche che si sono innovate per andare incontro ai bisogni sociali delle proprie comunità. Andiamo a scoprire tre esperienze poco note ma molto interessanti che si sono sviluppate in Inghilterra, Svezia e Danimarca.
L’idea del sociale sta cambiando le biblioteche, che da “case dei libri” stanno diventando luoghi dove si possono costruire nuove relazioni e immaginare servizi di welfare “leggeri” attraverso processi territoriali partecipati.
Il progetto guidato dalla Cooperativa Sumo e sostenuto da Con i Bambini ha avviato una mappatura dei servizi all'infanzia 0-3 anni in alcune aree del Veneto. Al momento sono disponibili diversi dati interessanti su Bassanese e Padovano, mentre è ancora in corso il lavoro sull'area di Spinea.
L'ha curata il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali per provare a sostenere l'operatività dei servizi nel difficile passaggio dal Reddito di Cittadinanza all'Assegno di Inclusione.
Flaviano Zandonai, che è intervenuto alla presentazione nazionale del Sesto Rapporto sul secondo welfare, propone alcune riflessioni sul ruolo che coprogettazione e coprogrammazione possono giocare nell'attuale contesto di policrisi. Ma per generare impatti positivi serve un salto di qualità.
Un recente volume edito da Giuliana Costa e Francesco Andrea Minora offre un inquadramento di questo modello abitativo rivolto a soggetti in condizioni di fragilità e basato sulla condivisione di appartamenti e spazi domestici secondo progetti definiti coi “gestori sociali”.