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Come favorire l’abitare collaborativo delle persone anziane più fragili

È il tema di un report di ricerca redatto da Chiara Lodi Rizzini, Manuela Verdino e Franca Maino che approfondisce tre modelli abitativi per supportare le persone anziane. Realizzato grazie al supporto della Fondazione Turati, è stato presentato a Pistoia.

La popolazione italiana sta invecchiando rapidamente. L’alta aspettativa di vita del nostro Paese (83,6 anni) combinata con il continuo calo della fecondità (appena 1,20 figli per donna nel 2023) ha generato uno squilibrio nel rapporto tra anziani e persone in età attiva. Per questa ragione il nostro sistema di welfare si trova ad affrontare molteplici sfide, tra cui un aumento delle richieste di assistenza e dei costi associati.

Ripensare il sistema di protezione sociale promuovendo interventi preventivi e politiche adeguate è in questo senso cruciale. In tale quadro lo spazio abitativo gioca un ruolo fondamentale. La casa è infatti un luogo che contribuisce all’indipendenza e alla salute di tutte le persone, e lo è ancora di più nel caso di persone con fragilità come gli anziani.

La nostra ricercatrice Chiara Lodi Rizzini e Manuela Verdino, con il supporto della direttrice scientifica di Secondo Welfare Franca Maino, hanno approfondito questo tema nel report “Abitare e anziani (fragili): evidenze e spunti per coprogettare nuove forme di housing” realizzato per la Fondazione Filippo Turati Onlus di Pistoia. Il documento è stato presentato mercoledì 17 aprile a Pistoia nel corso del workshop “L’abitare di anziani e fragili, verso una proposta di co-programmazione”, realizzato con la compartecipazione del Comune di Pistoia, il patrocinio della Società della Salute Pistoiese. L’evento ha dato spazio a più voci attorno alla questione dei nuovi modelli abitativi, necessari ad assicurare assistenza e contrasto alla solitudine in una società in cui gli anziani e i soggetti fragili, come detto, sono e saranno sempre più numerosi.

La ricerca, di cui sono disponibili in anteprima l’introduzione e la nota metodologica sul sito di Fondazione Turati, mette in evidenza come gli istituti collaborativi della coprogrammazione e della coprogettazione (al centro del Sesto Rapporto sul secondo welfare) possano essere strumenti efficaci per coinvolgere tutti gli attori interessati al tema: dal Terzo settore al volontariato, dalla cooperazione al privato fino alle amministrazioni pubbliche.

Il report, in quest’ottica, si concentra in particolare su tre modelli di abitare: interventi per favorire la permanenza a casa propria, con l’adozione di forme di adeguamento e servizi di assistenza; homesharing, dove gli anziani offrono alloggio in cambio di assistenza; senior housing, che comprende varie forme di abitazioni condivise. Questi modelli mirano a fornire soluzioni abitative adatte alle esigenze delle persone anziane, promuovendo al contempo relazioni sociali e supporto reciproco.

Nel prossimi giorni sul nostro sito sarà disponibile il report completo.