Marianna Chirivì e Grazia Moffa sono le autrici del Working Paper 7/2021 della collana 2WEL “I cittadini stranieri tra rappresentazioni stereotipate e disparità di diritti. Una riflessione sul Reddito di cittadinanza“. Il lavoro mette in luce alcuni limiti del principale strumento di contrasto alla povertà in Italia e la significativa discrepanza tra le rappresentazioni e gli stereotipi in cui sovente sono confinati i cittadini stranieri e l’effettivo ricorso al welfare pubblico per affrontare condizioni di indigenza molto più frequenti rispetto agli italiani.

Autrice

Marianna Chirivì è ricercatrice senior specializzata in analisi economico-statistiche ed esperta in procedure di elaborazione e gestione dei dati qualitativi. Ha lavorato con l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese occupandosi di temi relativi alle politiche imprenditoriali, al tessuto produttivo e al mercato del lavoro. Con il Centro di Ricerche e Studi sui Problemi del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo (Cles s.r.l.) ha contribuito alle analisi sui cambiamenti demografici, istituzionali ed economici di realtà piccole e medie del Paese. Più di recente si è occupata di temi riguardanti il welfare locale e lo sviluppo del Terzo Settore con uno sguardo particolare alle nuove povertà, contribuendo anche alla pubblicazione del volume L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie (FrancoAngeli 2020), a cura di Mecenate 90 in collaborazione con l’Ufficio Studio Anci e il Cles.

Grazia Moffa insegna Sociologia del mercato del lavoro e processi migratori presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università degli Studi di Salerno e Sociologia del lavoro e del welfare presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche della stessa Università. È responsabile scientifico del Centro di Documentazione sulle nuove Migrazioni (Ce.Do.M.-UNISA) e membro del Direttivo dell’Osservatorio interdipartimentale per gli studi di Genere e le Pari Opportunità (OGEPO-UNISA). Fa parte del Comitato Scientifico della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) fondata da Carlo Levi; del Comitato Scientifico FAIM (Forum Associazioni Italiane nel Mondo); della Consulta Regionale per l’Emigrazione della Regione Campania. La sua attività di ricerca è focalizzata su temi riguardanti i movimenti migratori, la desertificazione sociale, gli squilibri territoriali e le diseguaglianze di genere nel mercato del lavoro.

Abstract

Rispetto al recente passato, la povertà ha assunto una dimensione via via più importante, coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone in condizioni di povertà assoluta e interessando nuovi segmenti della popolazione. La popolazione straniera è oggi una delle categorie più colpite dalla povertà economica che manifesta frequentemente anche situazioni di marginalità sociale, lavoro povero, disagio abitativo, povertà educativa e povertà sanitaria.
Più nel merito, la condizione di indigenza economica colpisce in modo asimmetrico i cittadini italiani e i cittadini stranieri. In questo quadro e alla luce della pervasività del fenomeno della povertà, si inserisce la nostra riflessione sull’inclusione (o esclusione) dei cittadini stranieri dal Reddito di cittadinanza; nell’idea che la condizione degli immigrati nei Paesi di insediamento non dipenda solo dalla condizione lavorativa e dal livello di reddito raggiunto ma anche dalla possibilità di accedere al sistema di welfare nel suo complesso.
Il quadro che emerge non solo mette in luce alcuni limiti dell’attuale assetto normativo del Reddito di cittadinanza ma evidenzia una significativa discrepanza tra le rappresentazioni e gli stereotipi in cui sovente sono confinati i cittadini stranieri – in quanto poveri per definizione sono a carico del nostro sistema di welfare – e l’effettivo ricorso che essi fanno allo stesso. La presenza di criteri particolarmente restrittivi – in termini di cittadinanza, residenza e soggiorno – per l’accesso al beneficio non solo determina una diversa (e insufficiente) protezione sociale per i cittadini stranieri rispetto ai cittadini italiani ma contraddice le narrazioni stereotipate di un maggiore ricorso al nostro sistema di welfare da parte degli stranieri e del rapporto tra immigrazione e sostenibilità dello stesso.