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Estate, tempo di vacanze, viaggi e, spesso, anche di musei.
Che però non sono sempre accessibili a tutti e tutte.

“Davanti alla collezione di un museo siamo tutti un po’ fragili. Spesso ci troviamo di fronte a un linguaggio specifico, tecnico, non adatto a tutti. I musei finiscono per essere percepiti come elitari ed esclusivi, spiega Valentina Nogara.

Nogara lavora per la cooperativa Detto Fatto che, con processi partecipati e strumenti digitali, sta provando ad affrontare il problema con il progetto Cultura all’altezza di pubblici straordinari. “Come coop sociale, il tema dell’accessibilità della cultura ci appartiene”, sostiene Nogara come se fosse la cosa più normale del mondo. In realtà, questa consapevolezza nasce da un percorso lungo e peculiare.

“Lavoriamo nei musei dal 2015 e – continua – spesso abbiamo visto persone interessate aggirarsi per le sale confuse e disorientate. Poi, però, abbiamo scoperto che bastava poco, una parola da parte dell’operatore in sala, per esempio, per aprire una grande voglia di sapere. Il nostro progetto vuole agire su questo”.

Cultura all’altezza di pubblici straordinari, infatti, ha come obiettivo rendere l’esperienza dei musei più facile, comprensibile e immediata per tutta la cittadinanza, ma soprattutto per le persone più fragili o con qualche tipo di difficoltà.

La cooperativa e i musei

La cooperativa Detto Fatto nasce nel 1984 a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano e, dal 1993,  diventa ufficialmente Cooperativa Sociale di tipo B. La sua mission, quindi, è fornire, attraverso un impiego lavorativo stabile e regolare, un’occasione di riscatto e di impegno a lavoratori fragili: persone con disabilità fisica e psichica, giovani inoccupati, adulti in difficoltà. Come capita spesso a questo tipo di realtà, le aree in cui la cooperativa è più attiva sono servizi alle imprese, come pulizie, trasporti e sanificazione.

Visiti organizzata dalla Coop Detto Fatto al Museo del Duomo di Milano
Visita al Museo del Duomo di Milano – Foto di Detto Fatto

La svolta, in un certo senso, arriva nel 2015 quando si presenta l’occasione di lavorare presso il Museo del Duomo di Milano, fornendo inizialmente la sorveglianza nelle sale. Col tempo il servizio e l’utenza del museo cambiano: vengono richieste altre mansioni, quali orientamento al pubblico e info point e, sempre più, si interagisce con turisti stranieri, da ogni parte del mondo.

“Così, nel nostro staff sono entrati nuovi tipi di lavoratori: giovani e laureati, in grado di svolgere le attività di mediazione culturale e linguistica, spiega Nogara. “Grazie all’incontro con questi nuovi lavoratori la cooperativa ha scoperto un’altra forma di fragilità rispetto a quelle tipiche delle cooperative sociali di tipo B, quella dei giovani laureati, spesso con comprovata esperienza ed alta formazione nell’ambito delle Lettere e delle Arti, che hanno difficoltà a trovare un impiego idoneo e stabile”.

Cultura all’altezza di pubblici straordinari

La sfida, quindi, è multipla. E per niente semplice.

Da un lato, la cooperativa vuole fornire lavori dignitosi a professionisti del settore artistico, con cui è entrata in relazione relativamente da poco. Dall’altro, vuole ampliare la fruizione dell’arte, partendo proprio dalle persone fragili con le quali lavora da sempre. Infine, facendo tutto questo, Detto Fatto intende anche “crescere e innovarsi”, si legge in un documento dell’organizzazione che presenta il progetto.

Cultura all’altezza di pubblici straordinari prende ufficialmente il via nel 2020. “Si può dire che è nato anche grazie alla pandemia, spiega Nogara. “A causa del Covid-19 i musei hanno chiuso. Abbiamo avuto la necessità e il tempo per trovare alternative”. E qui è iniziato il lavoro col digitale.

All'interno dei Musei Vaticani, a Roma - Foto di Voicu Horațiu su Unsplash
All’interno dei Musei Vaticani, a Roma – Foto di Voicu Horațiu su Unsplash

Per Nogara, il digitale non potrà mai sostituire completamente l’esperienza fisica del museo, ma “può diventare una parte importante di quell’esperienza” e, soprattutto, può aumentare l’accessibilità e l’inclusività di questi luoghi anche perché, continua, “i musei sono sempre più sensibili a questi temi e ci sono grandi potenzialità da esplorare”.

Dal 2020 ad oggi, grazie a strumenti digitali innovativi e al codesign tra esperti culturali e educatori che lavorano ogni giorno a fianco di persone fragili, Detto Fatto sta aumentando l’accessibilità dei siti museali dove lavora e sta realizzando esperienze di visita di luoghi di cultura per pubblici e comunità ad oggi esclusi. Il tutto coinvolgendo i territori.

Il progetto, infatti, prevede di portare l’arte in comunità di accoglienza e scuole. La visione degli ospiti e degli studenti diventa la base per i nuovi percorsi culturali che vengono creati nei musei, restituendo così a tutta la comunità la voce dei suoi membri più fragili. In concreto, tutto questo processo può portare a due prodotti diversi.

Totem partecipati e stanze virtuali

I Totem Multisensoriali Digitali sono il primo risultato raggiunto da Cultura all’altezza di pubblici straordinari e sono pensati “per garantire una fruizione divertente, partecipata e inclusiva della collezione di musei e di enti culturali a tutti i visitatori, anche quelli più fragili”.

I contenuti di questi totem, che vengono installati nei musei e garantiscono una visita più ricca e semplice, sono stati creati lavorando con gli ospiti delle comunità per persone con problemi di salute mentale della cooperativa Filo di Arianna che, come Detto Fatto, fa parte del consorzio Farsi Prossimo. “Curatori dell’esperienza diventano le persone solitamente escluse dai processi culturali che in questo modo diventano creatori di contenuti per altri, innalzando la funzione umana della cultura”, spiega Nogara.

All'interno degli Uffizi di Firenze - Foto di Dim 7 su Unsplash
All’interno degli Uffizi di Firenze – Foto di Dim 7 su Unsplash

La stanza virtuale, invece, è uno spazio tridimensionale per la fruizione delle opere e la creazione di nuovi contenuti, realizzato in un contesto di Metaverso. Al suo interno, si possono vedere scansioni tridimensionali delle opere d’arte, seguire visite guidate o svolgere attività didattiche, il tutto senza recarsi al museo. “L’obiettivo è ampliare notevolmene il pubblico delle attività e raggiungere un numero di destinatari molto più ampio: persone che, per ragioni diverse, non possono partecipare fisicamente alle attività proposte: malati e anziani, per esempio”, continua Nogara.

Per entrare nella stanza virtuale, infatti, basta scaricare un’app su qualsiasi dispositivo e scegliere tra la vista immersiva e interattiva con un visore di realtà virtuale e quella in due dimensioni accessibile senza bisogno di nessun ulteriore strumento.

Condivisione di valori

Per lanciare e portare avanti il progetto Cultura all’altezza di pubblici straordinari, la cooperativa Detto Fatto ho dovuto andare alla ricerca di nuove competenze e nuovi fondi.

Le prime, in parte, erano già arrivate in cooperativa con l’avvio dei servizi museali, in parte sono state trovate grazie a delle collaborazioni, sia con altre realtà della cooperazione sia con aziende profit. Nel primo caso, Detto Fatto ha stretto una forte partnership con la cooperativa Alchemilla (di cui vi avevamo già raccontato qui, ndr) che si occupa di pedagogia e ha collaborato anche con lo Stripes Digitus Lab, il centro di ricerca sulla robotica educativa e le tecnologie digitali della cooperativa sociale Stripes.

All’interno della Pinacoteca di Brera, Milano – Foto di Sebastiano Piazzi su Unspalsh

Nel secondo caso, ha lavorato con l’azienda Werea, già fornitrice di molte realtà culturali e museali, che ha seguito soprattutto la parte di digitalizzazione delle opere d’arte. “È stato un incontro molto positivo e stimolante. Per esempio, ci hanno segnalato molti casi studio”, dice Nogara. A suo parere, il rapporto ha funzionato perché, alla base, c’è la condivisione di alcuni valori: “entrambe le realtà hanno visione della cultura democratica, accessibile e innovativa. Vogliamo favorire linguaggi nuovi e una partecipazione più attiva delle persone”.

Fondi e futuro

Anche la questione fondi è stata, ovviamente, cruciale.
Detto Fatto ne ha trovati in vari modi, finora soprattutto da bandi e competizioni.

“Nel 2021, abbiamo vinto un bando da circa 40.000 euro di Unioncamere Lombardia dedicato al turismo. Poi, siamo stati sostenuti da Cooperazione digitale, un’iniziativa realizzata da Alleanza delle Cooperative Italiane e Google, elenca Nogara.

Infine, lo scorso marzo, il progetto ha vinto il Contest Social Tech edizione 2022 – 2023 promosso da Fondazione Triulza in partnership con Fondo Sviluppo-Confcooperative, Coopfond-Legacoop e General Fond-AGCI. Cultura all’altezza di pubblici straordinari è stato scelto tra 13 iniziative che si sono distinte per alto impatto sociale e uso di nuove tecnologie e la cooperativa ha vinto 5.000 euro e un master gratuito in europrogettazione, oltre alla possibilità di accedere a un percorso di assessment e di coaching per supportare lo sviluppo del progetto.

“Per fare crescere e moltiplicare il progetto, partecipiamo a molti bandi”, riprende Nogara. “Andiamo avanti passo dopo passo, ma stiamo riflettendo sulla sostenibilità di un progetto più ampio perché continuiamo a ricevere riscontri positivi. Quello di una cultura più accessibile è un bisogno reale”.