3 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Vi proponiamo un’intervista curata dal nostro Laboratorio per l’Eco di Biella, pubblicata dal giornale il 23 novembre in occasione del lancio del progetto sull’istituendo Osservatorio territoriale presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella (che abbiamo approfondito qui).


Franca, perché è importante avere un Osservatorio territoriale?

Veniamo da un decennio di crisi mai completamente superata. Proprio in questo contesto è intervenuta la pandemia, che ha toccato molti nervi scoperti del nostro sistema di protezione sociale e ha minacciato la tenuta dei servizi e degli interventi sanitari e sociali. Si tratta di un quadro caratterizzato da bisogni sociali che non trovano risposta – come per esempio la conciliazione tra vita personale e lavorativa, l’invecchiamento della popolazione, la povertà infantile – e da risposte insufficienti.

Le risorse economiche per rispondere ai bisogni sociali, soprattutto a quelli aggravati dalla pandemia, non sono molte: per questo motivo è ancora più fondamentale prendere decisioni e prevedere interventi e servizi che siano effettivamente rispondenti alle necessità dei territori, anche per favorire un impiego sempre più strategico delle risorse a disposizione.

Come mai sul territorio biellese è stata la Fondazione a promuovere questo percorso?

Si tratta di un progetto che la Fondazione ha deciso di sostenere sulla base di un’esigenza emersa dal territorio. Tuttavia non è un caso che sia proprio una Fondazione di origine bancaria a promuovere un’iniziativa di questo genere: nel nostro ultimo Rapporto sul secondo welfare abbiamo rilevato come questi soggetti siano sempre più strategici nei sistemi di welfare, specialmente a livello locale. Elisabetta Cibinel, ricercatrice del nostro Laboratorio che si occupa di filantropia e che accompagnerà con me l’Osservatorio biellese, ha analizzato l’attività delle Fondazioni sottolineando che sempre più esse operano cercando di promuovere iniziative stabili e condivise con tutto il territorio. Questo accade anche perché tali enti sono percepiti come soggetti istituzionali in grado di creare degli spazi di confronto in cui tutti gli attori – pubblici e privati – riescono a incontrarsi e a ragionare insieme su priorità e progetti. Un altro elemento rilevato dal nostro Rapporto è l’attenzione delle Fondazioni di origine bancaria a realizzare azioni sempre più fondate su rilevazioni empiriche e sui contributi offerti dalla ricerca e dalla letteratura.


Quali temi e indicatori saranno registrati?

L’Osservatorio si concentrerà sulle dimensioni sociali, economiche e demografiche più rilevanti; saranno però gli stessi attori del territorio a scegliere nel dettaglio gli indicatori. L’accompagnamento scientifico del nostro Laboratorio garantirà che questa scelta avvenga sulla base di solidi riferimenti empirici, tuttavia gli stakeholder del territorio avranno la possibilità di rispecchiare – nella scelta delle dimensioni da inserire nella rilevazione – le diverse peculiarità e sensibilità del biellese. La partecipazione degli stakeholder peraltro non si limiterà alla scelta degli indicatori: sarà richiesto loro di contribuire fattivamente condividendo con l’Osservatorio i dati che raccolgono e di cui dispongono.

Quali attori saranno coinvolti nella costituzione dell’Osservatorio e perché è importante coinvolgere gli stakeholder territoriali?

L’Osservatorio intende favorire la più ampia partecipazione degli attori locali, perché a problemi complessi bisogna rispondere con approcci adeguati. Saranno coinvolti enti pubblici, associazioni di rappresentanza e sindacali, istituzioni scolastiche, tutto il mondo del Terzo Settore (cooperative sociali, volontariato, enti filantropici).

Il coinvolgimento di tutti i possibili attori del territorio è collegato alla scelta, fatta insieme alla Fondazione, di adottare l’ottica degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Si tratta di 17 Obiettivi che mirano a favorire l’inclusione delle persone, la condivisione della prosperità, uno sviluppo economico che vada a beneficio di tutta la comunità. Due elementi sono particolarmente rilevanti: innanzitutto questi Obiettivi hanno una rilevanza globale ma anche estremamente “locale”. L’inquinamento, l’innovazione nelle imprese, un’occupazione dignitosa, la parità di genere sono temi che incidono a livello mondiale ma hanno ricadute sulla nostra vita quotidiana. Perciò gli attori pubblici e privati attivi sui territori sono chiamati a portare avanti azioni locali con una vocazione globale. Il secondo elemento è l’approccio integrato e interdisciplinare dell’Agenda 2030: negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rientrano molti temi che tradizionalmente non sono contemplati nelle riflessioni sul welfare. L’Agenda 2030 propone una lettura trasversale delle molte dimensioni sociali, di salute, economiche e ambientali che contribuiscono al nostro benessere. Questo è l’approccio che abbiamo proposto anche per l’Osservatorio, ed è per questo che la partecipazione di tutti gli attori del territorio è essenziale, affinché possiamo davvero cogliere la complessità dei fenomeni che intendiamo osservare.