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Lo scorso ottobre, il Consiglio Comunale di Como ha approvato il Regolamento per l’amministrazione condivisa di beni materiali e immateriali, esito di un percorso che è durato 12 mesi e ha visto protagonisti l’ente locale e numerose organizzazioni del Terzo settore. La città si è dotata così di uno strumento normativo importante, già adottato in molti altri Comuni italiani, che permetterà all’amministrazione pubblica e alla società civile di sviluppare politiche condivise che vadano realmente a beneficio di tutta la comunità mettendo a sistema risorse, energie e protagonismo di cittadini e dei gruppi in cui essi si organizzano e riconoscono.

Cos’è l’amministrazione condivisa, in breve

L’amministrazione condivisa, come spiegato nel glossario di Labsus, è un modello organizzativo che, in applicazione del principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, consente ai cittadini e all’amministrazione pubblica di svolgere su un piano paritario attività di interesse generale concernenti la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni 1.

Tale modello, dunque, è fondato su relazioni di collaborazione e condivisione tra amministrazione pubblica, singoli cittadini, comitati, associazioni, fondazioni e soggetti economici, basate su valori e principi generali2.

Patti chiari, comunità lunga: come sta l’amministrazione condivisa

Sui vari territori l’amministrazione condivisa assume consistenza grazie ai patti di collaborazione che – nel più generale quadro di regolamenti approvati dagli enti locali interessati – definiscono ad esempio l’ambito degli interventi di cura, rigenerazione o gestione condivisa dei beni comuni definendo obiettivi da perseguire, tempistiche, modalità di azione, ruoli e reciproci impegni dei soggetti coinvolti. Questa azioni si sostanziano in special modo attraverso gli istituti della coprogrammazione e della coprogettazione (che saranno peraltro al centro del Sesto Rapporto che secondo welfare).

Secondo i dati più recenti, ad oggi in Italia più di 300 enti locali tra Comuni, Unioni di Comuni, Città Metropolitane, Province e Comunità montane adottano regolamenti di amministrazione condivisa, mentre 5 Regioni hanno proprie leggi di riferimento.

Il percorso seguito a Como

A ottobre del 2022 il Comune di Como, in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato dell’Insubria e Confcooperative Insubria, ha avviato un percorso di formazione e confronto con gli enti del Terzo Settore del territorio volto a definire in maniera congiunta i principi e le modalità con cui gestire forme di amministrazione condivisa. Si tratta di un elemento interessante perché, a differenza di altri contesti in cui è stata la società civile a prendere l’iniziativa, in questo caso, è stato il Comune ad avviare opportunità di incontro per definire le “regole del gioco” su cui costruire il futuro regolamento di amministrazione condivisa.

I lavori hanno visto realizzazione di due incontri formativi che hanno coinvolto una settantina di organizzazioni del Terzo Settore. Successivamente, a seguito della pubblicazione di un Avviso da parte del Comune, è stato creato un gruppo di 12 Enti del Terzo Settore che tra dicembre 2022 e marzo 2023, in 7 incontri, si sono confrontati per ripensare le modalità di rapporto tra Ente Locale e Terzo Settore e per individuare gli strumenti da inserire nel regolamento per l’amministrazione condivisa. L’obiettivo era quello di valorizzare le competenze territoriali di queste organizzazioni e costruire modalità collaborative di lavoro utili a incrementare le risposte ai bisogni sociali, in particolare intervenendo sulla dimensione del welfare locale.

Come spesso abbiamo modo di raccontare sul nostro portale, l’aumento dei rischi e bisogni sociali, specialmente in una situazione di policrisi come quella attuale – contrassegnata da guerre, crescita dell’inflazione, aumento delle diseguaglianze e cambiamento climatico – mette il welfare pubblico in una situazione sempre più difficile da sostenere. In questo quadro, nell’ottica del secondo welfare, il coinvolgimento di attori privati, sia profit che non profit, in grado di affiancare le amministrazioni nello sviluppo di politiche capaci di rispondere alle necessità dei cittadini appare dunque cruciale.

Una ricerca per capire meglio coprogettazione e coprogrammazione

Esito degli incontri è stata l’elaborazione del Regolamento per l’amministrazione condivisa di beni materiali e immateriali del Comune di Como che è stato discusso, emendato e approvato dal Consiglio Comunale nell’ottobre scorso. Il documento è composto da 13 articoli che definiscono i principi generali (art. 1), gli ambiti di applicazione (2), i destinatari (3), gli strumenti a disposizione (4), la costituzione di un Albo dedicato al terzo Settore (5) e i procedimenti dell’amministrazione condivisa (6); in quest’ultimo articolo sono descritti nel dettaglio gli strumenti della coprogrammazione e della coprogettazione. Seguono indicazioni sulle fonti di sostegno alle attività di amministrazione condivisa (7), i vantaggi economici (8), le forme di rendicontazione e valutazione (9), responsabilità (10), gestione dati (11), formazione nelle scuole (12) e tempi di applicazione (13).

Un ambito di applicazione interessante

Un potenziale ambito di applicazione del Regolamento recentemente approvato dal Comune di Como riguarda la definizione di un Patto educativo di comunità attraverso cui soggetti pubblici e privati (scuole, famiglie, istituzioni educative, associazioni, etc.) possano collaborare per promuovere l’educazione e lo sviluppo integrale delle persone, specialmente dei giovani.

Patti Educativi Territoriali: uno strumento da rafforzare per contrastare le disuguaglianze

Secondo Welfare (che si occupa di questi strumenti da tempo e che li ha approfonditi, ad esempio, qui e qui) nell’ambito del progetto WILL – Welfare Innovation Local Lab sta accompagnando il Comune di Como proprio allo sviluppo di un proprio Patto educativo di comunità per:

  • contrastare la povertà educativa di bambini e ragazzi;
  • rispondere ai bisogni di conciliazione delle famiglie;
  • agire a sostegno degli interventi che mirano a prevenire le situazioni di fragilità;
  • creare un framework unitario possa adattarsi trasversalmente alle peculiarità dei quartieri, delle circoscrizioni e dei diversi plessi scolastici della città.

In questo senso il Regolamento si presenta come un perimetro importante entro cui svolgere questo lavoro di definizione del Patto e della sua messa a terra.

 

 

Note

  1. Si tratta di risorse, spazi o servizi che appartengono alla collettività e sono, o più spesso dovrebbero essere, accessibili a tutti i membri di una comunità senza discriminazioni. Questi possono includere aree pubbliche, servizi essenziali come l’acqua e l’aria, o altre risorse naturali gestite collettivamente per il beneficio di tutti. La gestione sostenibile dei beni comuni spesso coinvolge la partecipazione democratica e la responsabilità condivisa per preservare e utilizzare tali risorse in modo equo e sostenibile nel lungo termine.
  2. Quali fiducia reciproca, pubblicità e trasparenza, responsabilità, inclusività e apertura, pari opportunità, contrasto alle forme di discriminazione, sostenibilità, proporzionalità, adeguatezza e differenziazione, informalità, autonomia civica, prossimità e territorialità.
Foto di copertina: DCube, Pixabay