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Il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza è una rete composta da oltre 40 organizzazioni della società civile che (come vi abbiamo raccontato qui) chiede alle istituzioni un dialogo aperto sul progetto di riforma del sistema agli anziani non autosufficienti.Il Patto – a cui aderisce anche Percorsi di secondo welfare – lo scorso luglio ha incontrato il Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando chiedendo alcuni impegni concreti per realizzare la riforma. Dopo circa due mesi da quell’incontro, le organizzazioni sono tornate a far sentire la propria voce.

Un piano nazionale per domiciliarità integrata, dal 2022

Nello specifico le organizzazioni del Patto chiedono di incrementare da subito le risorse per il Servizio di assistenza domiciliare (SAD) erogato dai Comuni – stanziando con la prossima legge di Bilancio le risorse aggiuntive necessarie – ed utilizzare i nuovi fondi a disposizione dell’Assistenza domiciliare integrata (ADI) delle Asl per costruire risposte diverse dal passato per gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie.

Queste due proposte sono la base del Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata, che secondo le organizzazioni del Patto rappresenta il primo passo del percorso di riforma e per costruire un vero e proprio nuovo sistema dedicato agli anziani non autosufficienti e alle loro famiglie, incentrato appunto sul rafforzamento dei servizi di assistenza domiciliare.

Le tre azioni da perseguire

Come si può leggere sul sito del Patto, per raggiungere tali obiettivi sono state individaute tre azioni specifiche.

Superare la separazione tra nazionale e locale

La prima prevede il superamento della netta separazione tra livello nazionale e locale, attraverso la costituzione di un’unica cabina di regia nazionale che programmi gli investimenti, che abbia come riferimenti i Ministeri della Salute e del Lavoro. Inoltre, a livello locale si dovrebbe prevedere la stipula nel 2022 di accordi quadro fra Comuni ed Asl per affrontare insieme gli interventi da mettere in atto per gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie.

Mettere al centro le persone

La seconda azione riguarda la volontà di mettere al centro delle attività di assistenza domiciliare le persone piuttosto che le prestazioni. L’Assistenza Domiciliare Integrata oggi è il servizio domiciliare prevalente: la ricevono il 6,2% degli anziani e la spesa annuale per realizzarla è di 1,3 miliardi di euro. Nei prossimi anni i fondi cresceranno notevolmente (+578 milioni di euro nel 2022 a salire sino a +1,6 miliardi di euro nel 2026). Per utilizzarli al meglio, però, secondo le organizzazioni del Patto bisogna cambiare l’ADI stessa. In questo senso si chiede che nel 2022 venga adottato atto nazionale che ridisegni l’ADI a partire dalle effettive condizioni degli anziani, e incrementi l’intensità degli interventi, cioè il numero di visite domiciliari per utente e la loro durata nel tempo (differenziandole in base alle specifiche situazioni).

Incrementare i fondi SAD dei Comuni

La terza azione prevede un incremento dei fondi del Servizio di Assistenza Domiciliare dei Comuni. Il SAD copre solo l’1,3% degli anziani, la sua spesa pubblica annuale ammonta a 302 milioni di euro e non è previsto alcun incremento significativo di risorse (nel 2026, ogni 100 euro per l’ADI se ne spenderanno 11 per il SAD). Proprio per questo si propone un incremento del finanziamento dedicato al SAD all’interno della Legge di Bilancio 2022 che sia pari a +302 milioni di euro nel 2022, +373 nel 2023 e +468 nel 2024. In questo modo l’utenza crescerebbe progressivamente: 2,6% degli anziani nel 2022, 2,9% nel 2023 e 3,3% nel 2024. Il finanziamento sarebbe legato al riconoscimento del SAD come livello essenziale delle prestazioni, in modo da strutturarne la presenza nei territori in modo stabile. Si assicurerebbe così uno standard percentuale minimo di anziani da raggiungere in tutto il Paese e si garantirebbe alle Regioni che già lo rispettano risorse per incrementare ulteriormente l’offerta.


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