Nel contesto dei profondi mutamenti sociali, economici e demografici in atto nel nostro Paese, i musei, i siti archeologici e le biblioteche possono essere preziosi spazi di co-progettazione, coinvolgimento civico e coesione sociale, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno.
Queste istituzioni, che rientrano nella definizione di agenzie culturali, riuniscono infatti attori pubblici, privati e del Terzo Settore che collaborano attraverso partnership e reti territoriali per promuovere la valorizzazione del patrimonio e lo sviluppo delle comunità locali.
Il nuovo report “Quando la cultura incontra le comunità. Musei, siti archeologici e biblioteche come leva di partecipazione inclusiva e capacitante a livello locale”, che abbiamo scritto per Percorsi di Secondo Welfare insieme a SRM – Centro Studi e Ricerche, esplora il ruolo sempre più strategico che le agenzie culturali stanno assumendo come leve di partecipazione inclusiva e sviluppo territoriale. Vediamo come.
Conservare il passato per costruire il futuro
Parte della Collana “Cultura e Archeologia per un turismo sostenibile di qualità”, lo studio combina analisi quantitative, fonti documentali e testimonianze dirette per evidenziare come le agenzie culturali possano diventare un motore di inclusione e benessere condiviso.
La cultura, infatti, non è solo conservazione del passato, ma anche costruzione del futuro, uno spazio in cui partecipazione, innovazione e inclusione si intrecciano, contribuendo alla creazione di valore sociale e comunitario e rafforzando il ruolo della cultura come elemento essenziale del secondo welfare italiano.
Nello specifico, il report si articola in quattro sezioni. La prima presenta una mappatura quantitativa delle agenzie culturali in Italia, con particolare focus sul Mezzogiorno. La seconda approfondisce le forme partecipative che rendono musei, siti archeologici e biblioteche spazi di cura relazionale e attivazione sociale. La terza sezione offre un’analisi comparativa di cinque esperienze virtuose in Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna, attraverso un’analisi desk e interviste a testimoni privilegiati. L’ultima parte propone invece alcune raccomandazioni operative per rafforzare gli approcci collaborativi e partecipativi e un focus sul volontariato culturale (scritto da Agnese Casolaro e Autilia Cozzolino) come pilastro di cittadinanza attiva e trasmissione del patrimonio.
Patrimonio culturale nel Mezzogiorno: potenzialità, sfide e opportunità di sviluppo comunitario
Nel 2024 in Italia si contano 453 musei e siti archeologici, distribuiti in modo disomogeneo tra le diverse aree del Paese. Il Mezzogiorno ospita circa il 40% delle strutture nazionali, confermandosi un’area strategica per il patrimonio culturale italiano. In questa parte del Paese si concentra circa un terzo dei siti archeologici, che generano il 55% degli introiti complessivi e accolgono oltre 8,5 milioni di visitatori all’anno. Tuttavia, i livelli di fruizione restano inferiori rispetto ad altre aree: i 168 musei e siti del Sud registrano in media 74.000 visitatori per struttura, contro i 167.000 del Centro Italia. Anche i musei del Mezzogiorno, pur rappresentando il 40% del totale nazionale, producono solo il 14% degli introiti e attirano circa 3,8 milioni di visitatori, pari al 20% del totale nazionale, con una leggera flessione rispetto al 2023.
Questi dati, analizzati nel lavoro, mettono in luce un potenziale di valorizzazione ancora inespresso, ma anche un’enorme opportunità di sviluppo economico, sociale e comunitario. La sfida consiste nel trasformare tale patrimonio in una risorsa condivisa, capace di generare partecipazione, appartenenza e benessere collettivo.
Dalla ricerca emerge dunque come le agenzie culturali, se sostenute da modelli di governance partecipativa e multi-attore, possano trasformarsi in hub di comunità: luoghi in cui cittadini, istituzioni, Terzo Settore e imprese culturali cooperano per costruire sviluppo locale e coesione sociale. Rimane tuttavia cruciale affrontare le disuguaglianze territoriali nell’accesso alla cultura, affinché musei, siti archeologici e biblioteche diventino una vera infrastruttura sociale diffusa in tutto il Paese.
Esperienze virtuose a cui guardare
A confermare queste indicazioni sono le esperienze virtuose approfondite dallo studio, che evidenziano come reti multi-attore e multilivello, approcci partecipativi, e valorizzazione culturale possano favorire la rigenerazione sociale e culturale dei territori.
- Museo Diffuso dei 5 Sensi (Sciacca, Sicilia): esperienza di turismo comunitario e multisensoriale nata per reagire alla crisi locale. Gestito dalla cooperativa di comunità Identità e Bellezza, coinvolge cittadini, artigiani e operatori in una rete partecipata che valorizza il patrimonio materiale e immateriale. Promuove innovazione sociale e sviluppo locale condiviso.
- Catacombe di Napoli (Rione Sanità, Napoli, Campania): progetto di rigenerazione urbana e inclusione giovanile guidato dalla cooperativa La Paranza, che ha trasformato un’area marginale in un polo culturale e turistico. Attraverso la gestione partecipata del sito archeologico, ha creato occupazione stabile e coesione comunitaria.
- Progetto CartApulia (Puglia): un sistema digitale per la mappatura e valorizzazione del patrimonio culturale pugliese, promosso dalla Regione in collaborazione con università e istituzioni, che mira a unire beni materiali e immateriali, rafforzando identità e conoscenza territoriale tramite tecnologie aperte.
- Biblioteca di Aversa (Aversa, Campania): la trasformazione di una biblioteca comunale in uno spazio di comunità e inclusione attraverso laboratori, eventi e pratiche partecipative, grazie al coinvolgimento di scuole, associazioni e Terzo Settore per contrastare la povertà educativa e promuovere cittadinanza attiva.
- Lacos de Catzigare (Ardauli, Sardegna): progetto di archeologia partecipata sui palmenti rupestri, promosso da PaleoWorking Sardegna. Attraverso un contest fotografico e attività civiche, coinvolge i cittadini nella cura e valorizzazione del patrimonio locale, rafforzando identità e senso di appartenenza.
Cinque esperienze che mostrano come la cultura, quando è condivisa e partecipata, possa diventare motore di rigenerazione sociale e territoriale. Pur in contesti diversi, tutte valorizzano il patrimonio come bene comune attraverso reti multi-attore, governance collaborativa e coinvolgimento diretto delle comunità.