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Come possiamo invecchiare bene restando a casa e sentendoci parte della nostra comunità? A questa domanda prova a rispondere SWING – Sharing Welfare Is the New Goal, un progetto di trasformazione sociale che unisce persone, enti e professionisti per costruire un welfare di prossimità, basato su relazioni, partecipazione e solidarietà. Finanziato da Fondazione Cariplo nell’ambito del programma Welfare in Ageing e promosso da La Rondine Cooperativa Sociale in partnership con Cooperativa Sociale Nuovo Impegno, Azienda Speciale Consortile Brescia Est e CFP Vantini, SWING sperimenta un nuovo modello di cura condivisa, rivolto agli over 65 e ai loro caregiver, cioè le persone che li assistono ogni giorno.

Questo articolo è parte del Focus Long Term Care di Percorsi di secondo welfare, dedicato alle sfide dell’invecchiamento che interessano il sistema sociale italiano. Puoi leggere tutti i contributi qui.

Un territorio che fa rete

Il progetto nasce nell’Ambito Territoriale Brescia Est, un territorio composto da tredici comuni della provincia con realtà sociali e bisogni diversi. L’analisi del contesto svolta nel 2023, nella fase di avvio del progetto, ha messo in luce tre sfide principali in questo territorio:

  • Isolamento e solitudine di molte persone anziane.
  • Sovraccarico emotivo e fisico per le famiglie che assistono i propri cari.
  • Difficoltà di accesso ai servizi, spesso attivati troppo tardi.

Per rispondere a queste criticità, SWING ha scelto di coinvolgere, insieme alle istituzioni, la comunità – cittadini, associazioni, enti locali e realtà del Terzo Settore – costruendo una rete viva e collaborativa.

Con loro si è scelto di puntare su due figure professionali nuove: community worker (operatrici di rete) e assistenti di comunità, che fanno da ponte tra persone, famiglie e servizi.

Il cuore del progetto: le persone

La figura del community worker è la forza motrice di questo modello. Il suo compito è mettere in connessione le risorse del territorio: associazioni, enti pubblici, volontari, gruppi informali. In pratica, costruisce e mantiene relazioni che diventano strumenti concreti di aiuto e partecipazione.

Accanto a questa figura c’è l’assistente di comunità che lavora “porta a porta”, aiutando chi vive situazioni di fragilità o isolamento, ne analizza la rete sociale prossima e, grazie alle connessioni create dal progetto, trova le strategie che permettono di allargarla e renderla più solida. Il lavoro dell’assistente di comunità favorisce, grazie a un metodo di tipo preventivo, un avvicinamento graduale al mondo dei servizi, che – grazie a un costante monitoraggio – possono essere attivati in una fase pre-emergenziale.

Uno degli obiettivi del progetto è quello di integrare la figura dell’assistente di comunità nella rete dei servizi di supporto alla domiciliarità. Gli enti di Terzo Settore presenti nella filiera giocano un ruolo chiave per la formazione e la crescita di questa figura professionale e possono diventarne espressione permanente, al pari di altre professionalità ormai indispensabili per i servizi domiciliari, come ad esempio l’ausiliario socioassistenziale o l’infermiere.

Oggi nel territorio di Brescia Est lavorano 4 community worker e 8 assistenti di comunità, che seguono oltre 100 persone anziane e hanno coinvolto oltre 60 realtà locali tra il 2023 e il 2025. Il loro lavoro quotidiano dimostra che la prossimità relazionale – cioè la capacità di esserci, ascoltare e creare fiducia – è la prima forma di prevenzione.

Dalla cura individuale al benessere collettivo

SWING propone poi servizi strutturati per la popolazione over 65 o per caregiver di persone anziane, basandosi su una rilevazione di bisogni di ogni territorio. Questi bisogni possono essere segnalati dagli anziani stessi, dalle associazioni, dai servizi sociali o da altre realtà presenti. La rete si attiva coprogettando servizi in risposta agli input pervenuti. Attraverso le prime azioni di monitoraggio del progetto, ci si è immediatamente resi conto che le attività proposte, oltre a rispondere a un’esigenza specifica immediata, si sono rivelate momenti preziosi di incontro e socialità, che SWING ha trasformato in occasioni di intercettazione concreta di persone sia potenziali fruitori di servizi, sia possibili attori di progetto.

Tra le attività proposte troviamo laboratori di manualità, corsi digitali per over 65, Caffè Alzheimer, gruppi esperienziali per caregiver, feste di quartiere e camminate di comunità.
Sono attività semplici ma di grande impatto, perché trasformano il territorio in uno spazio di benessere condiviso.

Particolare attenzione è rivolta ai caregiver familiari, spesso soli nel gestire il peso dell’assistenza. Grazie a gruppi di supporto, corsi di formazione e momenti di ascolto, il progetto favorisce la nascita di una cultura del caregiving collettivo, dove la cura diventa un gesto comunitario, non solo familiare.

Una rete che genera cambiamento

La rete di soggetti coinvolti in SWING non si pone solo come promotrice di coprogettazione e cogestione di azioni specifiche, ossia come mero strumento operativo, bensì rappresenta un vero e proprio motore di trasformazione sociale. Collaborare significa imparare a guardare ai bisogni da prospettive diverse, ogni realtà in base alla propria lente d’ingrandimento, per attivarsi e creare risposte nuove e più vicine alle persone.

L’idea alla base del progetto è che questa rete si consolidi a tal punto da divenire riferimento per la comunità e diventi il terreno fertile da cui possono nascere sfide trasformative, capaci di ridisegnare nel tempo i modi di intendere la cura, la partecipazione e la convivenza.

SWING ha l’ambizione di far sì che il welfare non si esaurisca in un insieme di servizi, ma convogli in una comunità che genera e si rigenera. Sono le persone che vivono il territorio, che ne vedono i bisogni, che hanno la care per partecipare in modo attivo e partecipato alla risoluzione delle necessità.

Il grafico mostra l’evoluzione della rete di progetto dall’inizio del medesimo a settembre 2025: in blu le realtà che hanno sostenuto i partner di progetto dall’inizio e si sono mantenute sostenitori stabili; in rosso le realtà territoriali (enti del Terzo settore, associazioni di volontariato e non, parrocchie, ecc.) che sono coinvolte nel progetto a vario titolo; in giallo le aziende e i professionisti che sono incaricati per la realizzazione di azioni specifiche.

Anche i luoghi in cui gli incontri formali e informali avvengono assumono un ruolo chiave per la crescita e lo sviluppo della rete. Nel tempo del progetto, ad oggi, i contesti raggiunti e coinvolti dalle attività in modo continuativo e regolare sono 18, sparsi su tutto il territorio. Questi avamposti favoriscono la visibilità delle operatrici e quindi l’aggancio di sempre più persone anziane che possono frequentare attività, fruire di servizi, essere coinvolte dalla comunità.

È così che gli over 65 hanno la possibilità di entrare in contatto con il progetto: attraverso le persone che stanno nella rete di relazioni e/o accedendo ai luoghi di manifestazione di SWING stesso. Dal punto di vista dell’intercettazione del target siamo ad oggi riusciti a toccare più di 2.000 persone1.

Un modello che determina il futuro

Il desiderio che ha mosso l’intero progetto fin dall’inizio è che in itinere possano mostrarsi alcune evidenze di cambiamento, anche grazie al coinvolgimento dell’Istituto Italiano di Valutazione che ci affianca costantemente per un monitoraggio dell’impatto nel territorio.

L’obiettivo di SWING è dare vita a un nuovo modello di domiciliarità, radicato nella prossimità, costruito sulla relazione e sostenuto dalla comunità. Un modello capace di vivere oltre i confini temporali del progetto e lasciare in eredità strumenti, saperi professionali, reti e approcci che possano continuare a evolvere e rigenerarsi.

SWING non è soltanto un progetto: è un processo, un laboratorio sociale e umano, in cui il benessere collettivo si costruisce insieme, giorno dopo giorno.

 

 

Note

  1. Fonte: schede d’iscrizione alle attività di SWING.
Foto di copertina: Artyom Kabajev, Unsplash.com