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Essere padri in Italia: tra passi avanti e ostacoli ancora forti

Secondo il rapporto State of Southern European Fathers in Italia cresce l’impegno dei padri. Ma i divari nei congedi, nei servizi e nella cultura della cura restano profondi.

È stata pubblicata la sintesi italiana del rapporto State of Southern European Fathers (SOSEF), curata dal Centro per la Salute delle Bambine e dei Bambini onlus nell’ambito del progetto europeo EMinC – Engaging Men in Nurturing Care. L’indagine, condotta tra Italia, Spagna e Portogallo, restituisce un quadro complesso della paternità nel Sud Europa, tra progressi significativi e ostacoli strutturali ancora forti. In Italia, nonostante i padri dichiarino una crescente partecipazione alle attività di cura, i dati confermano come il carico domestico e affettivo resti in gran parte sulle spalle delle madri.

Lo studio evidenzia benefici importanti del coinvolgimento paterno nei primi mille giorni di vita dei figli, ma anche barriere culturali, sociali ed economiche che rallentano il cambiamento nel nostro Paese. La mancanza di tempo, la scarsa flessibilità lavorativa e l’accesso limitato ai servizi di cura emergono come i principali ostacoli. Un esempio è la durata limitata dei congedi: oggi chi diventa padre in Italia ha diritto a 10 giorni di congedo obbligatorio; in Spagna sono 16 settimane.

Il rapporto sottolinea quindi la necessità di riforme strutturali: congedi equi e ben retribuiti, politiche di conciliazione lavoro-cura, servizi accessibili e di qualità, campagne culturali per superare stereotipi di genere.

 

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Foto di copertina: Kelli McClintock, Unsplash.com