Negli ultimi anni, le emergenze sociali hanno reso sempre più necessarie risposte fondate sui principi di solidarietà, prossimità e sostenibilità. In questo contesto, il paradigma dell’economia sociale si presenta come una leva strategica per affrontare sfide strutturali che i sistemi di welfare faticano ad assorbire in modo autonomo, contribuendo a rendere le risposte pubbliche più efficaci e inclusive.
Emergenze sociali in Europa
I profondi cambiamenti sociali, economici e politici che hanno attraversato l’ultimo decennio – dalla denatalità all’invecchiamento della popolazione, dalla crisi abitativa all’aumento della solitudine, fino al crescente rischio di esclusione sociale e povertà – continuano a porre sfide significative ai sistemi di welfare, mettendo sotto pressione la capacità del settore pubblico di rispondere ai bisogni della popolazione.
Secondo il Rapporto ISTAT 2025, il 40% degli anziani in Italia potrebbe vivere in solitudine entro i prossimi vent’anni, mentre ampie fasce di famiglie si trovano in condizioni di vulnerabilità economica e sociale. Una realtà che non riguarda solo l’Italia, ma interessa l’intera Unione Europea, dove circa il 21% della popolazione è esposta al rischio di povertà o esclusione.
In tutti i Paesi membri, tali trasformazioni hanno generato nuove forme di vulnerabilità e reso più evidente la necessità di risposte flessibili e adeguate, soprattutto nei contesti di crisi ed emergenza. In questi scenari, sono emersi rischi sociali inediti, spesso non affrontabili con i soli strumenti pubblici. Proprio in tale contesto, le organizzazioni dell’economia sociale si sono affermate come attori complementari e, in molti casi, essenziali nella produzione di servizi e nella presa in carico dei bisogni. Ma qual è oggi la percezione dell’economia sociale da parte dei cittadini europei?
I dati dell’Eurobarometro sull’economia sociale
L’Eurobarometro ha realizzato una survey speciale sull’economia sociale dedicata a indagare le percezioni e il ruolo che essa ha nella vita dei cittadini europei. In linea generale, questa ricerca evidenzia un ampio riconoscimento dell’economia sociale da parte degli intervistati, con il 75% che la considera rilevante. Coerentemente, emerge un forte sostegno alle politiche di sviluppo dell’economia sociale (88%), alle iniziative per accrescerne la notorietà (86%), alla nascita di nuove organizzazioni (86%) e al supporto pubblico diretto tramite finanziamenti (80%). Inoltre, il 93% dei rispondenti ritiene che le imprese, indipendentemente dalla loro natura privata, dovrebbero ispirarsi ai valori dell’economia sociale.
Che cos’è e come funziona l’EurobarometroL’obiettivo principale dell’Eurobarometro è fornire una fonte di informazione e conoscenza su una varietà di temi all’interno dell’Unione Europea. Attraverso sondaggi, le istituzione UE possono monitorare il consenso dell’opinione pubblica sui temi più disparati di natura politica e sociale. L’Eurobarometro ha anche una vocazione informativa esterna, in quanto fornisce a esperti, ricercatori e media dati attendibili e di qualità derivanti dalle survey. L’Eurobarometro prevede la somministrazione di diversi tipi di indagine: i sondaggi standard, realizzati due volte l’anno e finalizzati a monitorare in chiave longitudinale i principali fenomeni e le priorità europee in un determinato periodo; i sondaggi speciali, orientati a un’analisi più approfondita di temi di particolare rilievo; i sondaggi flash, condotti su tematiche ad hoc e in un arco temporale ristretto, svolti prevalentemente tramite interviste telefoniche; gli studi qualitativi, basati su focus group o interviste in profondità, utili a esplorare nel dettaglio aspetti specifici che richiedono un’elaborazione interpretativa. |
I principali risultati della survey indicano un livello di consapevolezza moderato e diseguale rispetto all’importanza dell’economia sociale. Sebbene molti cittadini dichiarino di averne sentito parlare, solo il 16% dei rispondenti è in grado di fornirne una definizione precisa e articolata, nonostante il diffuso sostegno ai suoi principi. Questo divario tra consenso e comprensione evidenzia la necessità di rafforzare la comunicazione pubblica e la narrazione collettiva sull’economia sociale, rendendone più visibili i valori, le pratiche e l’impatto. Questo potrebbe collegarsi alla mancanza di una definizione univoca di economia sociale – come evidenziato recentemente dalla Expert Survey di Percorso di Secondo Welfare) – che, nonostante il perimetro tracciato dalle istituzioni europee, fatica a essere scevra da ambiguità, sia in ambito accademico sia a livello delle normative nazionali.
Il report dell’Eurobarometro evidenzia anche significative differenze nella conoscenza e nella percezione dell’economia sociale tra i diversi Stati membri: nei Paesi con una tradizione consolidata di economia sociale, come Francia, Spagna e Belgio, la consapevolezza è più elevata. Al contrario, in molti Paesi dell’Europa dell’Est la conoscenza resta limitata. Inoltre, i giovani e le persone con un livello di istruzione più elevato mostrano un maggiore coinvolgimento come volontari, consumatori o membri di organizzazioni. Questo suggerisce l’importanza di politiche di comunicazione e di sensibilizzazione mirate, in particolare verso le fasce della popolazione meno coinvolte.
La conoscenza moderata dei cittadini europei rispetto all’economia sociale (il 56% ne ha quantomeno sentito parlare) fa il paio con il coinvolgimento dei cittadini stessi: poco più della metà dei rispondenti (51%) è impegnata in attività di economia sociale a vario titolo come volontari, donatori, clienti, beneficiari o membri. Se il coinvolgimento attivo riguarda una buona metà dei rispondenti, solo un rispondente su tre ritiene di aver ricevuto supporto da parte di organizzazioni dell’economia sociale, soprattutto negli ambiti dell’educazione e del lavoro.
Un dato di particolare rilievo è che il 61% dei rispondenti ritiene l’economia sociale importante per il proprio benessere. Oltre ai settori dell’educazione e del lavoro, i cittadini europei ne riconoscono l’impatto anche in altri ambiti chiave, come i servizi sociosanitari, l’inclusione lavorativa delle persone svantaggiate e la promozione dello sviluppo locale, soprattutto nelle aree periferiche o rurali. Questa percezione conferma il carattere multifunzionale dell’economia sociale e il suo potenziale come leva trasversale di coesione sociale e territoriale. Ancora più significativo è che il 75% la ritiene rilevante per il benessere dell’intera società, in particolare nell’ambito sociosanitario. Pur trattandosi di un esito positivo, questo dato può anche riflettere una lettura ancora in parte assistenzialista dell’economia sociale, che tende a limitarne il riconoscimento pubblico rispetto a una portata più ampia e trasformativa, tuttora non pienamente valorizzata.
Non da ultimo, va notato che la metà dei rispondenti ritiene che l’economia sociale sia sufficientemente sviluppata sul territorio nazionale. Tuttavia, un’ampia maggioranza (88%) ritiene che le strategie nazionali debbano essere potenziate e che vada adottata una legislazione adeguata a promuoverne lo sviluppo. Il report segnala anche una forte aspettativa nei confronti delle istituzioni pubbliche, chiamate non solo a sostenere finanziariamente l’economia sociale, ma anche ad agire come facilitatori del suo sviluppo. Tra i meccanismi auspicati dai cittadini figurano incentivi fiscali, appalti riservati e forme di riconoscimento legale. Ciò suggerisce la necessità di politiche pubbliche abilitanti, che valorizzino il contributo strutturale dell’economia sociale al sistema di welfare. Il sostegno all’economia sociale passa non solo da strategie normative e finanziarie, ma anche da politiche educative e strumenti di partecipazione civica.
Un comparto da valorizzare
L’Eurobarometro dimostra che i cittadini europei sono pronti a sostenere un modello economico più equo e solidale, ma perché questo avvenga è necessario tradurre tale apertura in opportunità concrete di coinvolgimento, valorizzando le reti locali e rafforzando la collaborazione tra istituzioni, cittadini e organizzazioni.
In sintesi, l’economia sociale si conferma sempre più come un asse strategico per promuovere uno sviluppo economico e sociale inclusivo, attento alle transizioni tecnologiche e digitali e orientato alla sostenibilità ambientale. Di fronte a sfide sociali in continua evoluzione, emerge l’urgenza di modelli di sviluppo sostenibile fondati sulla cooperazione tra il settore pubblico, gli attori economici privati e le organizzazioni dell’economia sociale.
Tanto le istituzioni europee quanto i cittadini esprimono una crescente domanda di valorizzazione di questo comparto, riconoscendone il contributo al benessere individuale e collettivo. In quest’ottica, risulta essenziale rafforzarne il ruolo attraverso adeguati strumenti normativi, politiche di sostegno e investimenti strutturali.