Mercoledì 18 settembre è stato presentato il Rapporto di ricerca "Le Fondazioni di impresa in Italia", promosso da Fondazione Bracco e Fondazione Sodalitas e realizzato insieme a Percorsi di secondo welfare. Il documento, a cui abbiamo lavorato insieme a Franca Maino, scatta la fotografia aggiornata del ruolo delle Fondazioni di impresa attive nel nostro Paese, definendo e approfondendo i tratti distintivi di questo mondo che negli ultimi anni si è dimostrato sempre più rilevante, sia per l’efficacia dei programmi di intervento nelle comunità e nei territori che per la propensione a collaborare con le realtà del Terzo settore in una prospettiva di filantropia strategica. Di seguito vi segnaliamo i principali dati raccolti nell’Executive Summary del Rapporto, scaricabile liberamente sul nostro sito e sui portali di Fondazione Bracco e Fondazione Sodalitas.

Le Fondazioni di impresa sono 111 e si trovano soprattutto al Nord

Abbiamo mappato 111 fondazioni attive con sede in Italia, fondate tra il 1963 e il 2018 (40 fondazioni sono state fondate dopo il 2005). Il 45% si trova in Lombardia; segue il Lazio con il 13% delle fondazioni censite. Tra le città dominano Milano con il 25% delle fondazioni e Roma con il 13%. Si conferma quindi una situazione di squilibrio territoriale, con una concentrazione delle fondazioni di impresa nell’Italia settentrionale, dove si trova il 72% delle fondazioni – valore che scende al 24% al Centro, al 3% al Sud, all’1% nelle Isole. Per quanto riguarda il settore produttivo delle imprese fondatrici prevale Finanza e credito (20%) seguito dai settori Abbigliamento, Tessile, Moda, Accessori abbigliamento ed Energia, Ambiente, Municipalizzate (entrambi al 10%) e dal settore Alimentare, Bevande e Tabacco (9%). Tra gli altri settori Servizi di consulenza, Chimica e Farmaceutica, e Assicurazioni sono gli unici che superano il 5%.


Il campione: fondazioni giovani fondate da grandi imprese

Le 62 fondazioni rispondenti al questionario rispecchiano la popolazione mappata per quanto riguarda il settore economico delle imprese fondatrici e la distribuzione geografica. Le fondazioni rispondenti al questionario sono in buona parte giovani: il 43% è stato istituito dopo il 2005 e il 18% dopo il 2011. Per lo più si tratta di fondazioni che derivano da imprese di grandi dimensioni: ben il 74% ha più di 1.000 dipendenti e il 26% oltre i 10.000 dipendenti. Il 52% delle nostre fondazioni è stato creato da imprese multinazionali.

 

La presenza dell’impresa tra goverance e qualche criticità

La relazione tra la fondazione e l’impresa fondatrice è molto forte sul piano della governance: nel 50% dei casi l’organo di governo della fondazione vede infatti una presenza esclusiva o maggioritaria dei rappresentanti dell’azienda. Il 69% delle fondazioni intervistate segnala una relazione costante e fluida con l’impresa fondatrice, attraverso regolari momenti di confronto tra impresa e CdA della fondazione sull’andamento dell’attività e dei programmi nel 43% dei casi, e attraverso indicazioni generali che la fondazione riceve dall’impresa nel 26% dei casi. Tuttavia, la criticità più segnalata nei rapporti con l’impresa è la scarsa conoscenza della fondazione da parte dell’impresa stessa. Ben 22 fondazioni, il 35% del campione, ritengono che ci sia una “scarsa conoscenza della fondazione da parte dell’impresa e del personale aziendale”. Le imprese, oltre a costituire la fonte principale dei finanziamenti della fondazione, offrono altri servizi, perlopiù nella forma di spazi, beni e servizi specialistici. Risulta invece ancora scarsa la condivisione di reti, contatti, attività e personale strettamente connessi all’impresa.

Le ragioni costitutive prevalenti: impegno rivolto al bene comune e motivazioni personali dell’imprenditore

Per il 72% delle fondazioni è molto rilevante come ragione costitutiva “l’impegno rivolto al bene comune come espressione della cultura aziendale” mentre per il 47% rileva “la forte motivazione personale dell’imprenditore”. Il 70% delle fondazioni di impresa non ha cambiato nel corso del tempo le ragioni alla base del proprio operato rispetto ai primi anni di attività. Tuttavia, le fondazioni che indicano un cambiamento delle motivazioni alla base del proprio operato segnalano in maggioranza che questo è riconducibile a un allineamento strategico con le politiche di creazione di valore dell’impresa.
 

Fondazioni e imprese fondatrici: integrate ma autonome

Il rapporto tra fondazione d’impresa e impresa fondatrice può collocarsi dentro un continuum che va da totale indipendenza a forte integrazione. Possiamo dire che le fondazioni d’impresa, pur mantenendo una propria autonomia, hanno un forte grado di integrazione con le imprese, che ne sono il maggior finanziatore e con cui condividono sedi, strutture, uffici, competenze e processi gestionali. Inoltre le attività delle fondazioni d’impresa riguardano spesso le comunità dove l’impresa ha insediamenti, ulteriore segno del fatto che le fondazioni sono uno strumento importante con il quale le imprese si relazionano all’ambiente in cui operano. Tuttavia questo non si traduce sempre in un allineamento strategico degli obiettivi con l’impresa madre.


Grandi imprese, piccole fondazioni

Il 32% delle fondazioni del nostro campione riceve annualmente dalle imprese più di 1 milione di euro. Il 37% del campione (23 fondazioni) riceve tra 100 mila a 500 mila euro; 22 delle 30 fondazioni la cui impresa fondatrice ha un numero di dipendenti compreso tra 1.001 e 10.000 dipendenti riceve annualmente dall’impresa meno di un milione. Il 60% delle fondazioni con imprese di queste dimensioni (18 fondazioni) riceve uno stanziamento annuo che va da oltre 100 mila ad un massimo di 500 mila euro. Nella maggioranza dei casi le fonti extra-impresa incidono sul budget a disposizione solo fino al 20% del totale. Esclusa una fondazione che costituisce un’eccezione con un numero elevato di collaboratori, in media le fondazioni possono contare su 2 dipendenti full time e 1 dipendente part time, e si avvalgono anche di collaboratori e personale distaccato dall’impresa. Le figure più presenti sono il Segretario Generale e il Project Manager. Il 35% prevede nello staff il Responsabile della Comunicazione: le fondazioni sono sempre più “connesse” e fanno ricorso alla comunicazione online (internet e social media) per promuovere le proprie attività.


Fondazioni miste e sempre più operative

Prevalgono le fondazioni “miste”, impegnate nei settori dell’istruzione, della cultura e del sociale e sul territorio italiano. Tra i settori d’intervento più diffusi troviamo Istruzione (interviene in questo settore il 55% delle fondazioni); Cultura e Arte (50%), Sviluppo economico e coesione sociale e Ricerca (entrambi 43%). I meno frequenti sono Attività Internazionali e Sport e tempo libero. Più di metà delle fondazioni dichiara di rivolgersi, tra i diversi tipi di beneficiari, ai “Cittadini in generale”. Tra i target specifici prevalgono minori, minori con disagio, disabili, persone in difficoltà economica e malati. Inoltre, il 64% si occupa anche di Lavoro e Formazione professionale. Il 40% delle fondazioni di impresa si definisce mista – sia erogativa sia operativa – il 34% esclusivamente operativa, il 23% esclusivamente erogativa. Il 79% opera anche o esclusivamente in Italia contro il 19% che opera anche o esclusivamente nei Paesi in via di sviluppo. Le fondazioni di impresa collaborano con altri enti non profit e università, poco coinvolti sono invece gli enti decentrati come Regioni e Comuni.


Valutazione d’impatto, reti stabili e comunicazione efficace: il futuro delle fondazioni d’impresa

Dalla ricerca risulta evidente come sia cresciuto l’interesse per la filantropia strategica, ma non sia ancora del tutto adeguata la capacità di promuoverla nei fatti. Il 70% delle fondazioni di impresa dichiara di effettuare attività di valutazione delle proprie attività. Tuttavia solo poche fanno ricorso ai metodi di valutazione più sofisticati (come la valutazione d’impatto). Il 42% delle fondazioni ha intenzione di intraprendere nei prossimi tre anni dei cambiamenti nelle modalità di intervento e/o nel settore d’intervento. In particolare, il 48% del campione pensa che debba essere migliorata la comunicazione, il 34% la capacità di progettare sul lungo periodo, il 30% pensa che debbano essere migliorate le modalità di valutazione degli interventi, mentre il 22% ritiene che si debba migliorare il raccordo con gli altri attori presenti sul territorio. Il 22% auspica una maggiore focalizzazione su un numero selezionato di interventi. Il 69% ha intenzione, nei prossimi tre anni, di rafforzare la partnership con altre istituzioni e/o organizzazioni fino alla costituzione di reti stabili.