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In Italia, la demografia è al centro della cronaca ormai da tempo. Gli allarmi sul calo delle nascite, sull’invecchiamento e sul declino della popolazione, da diversi anni, si susseguono su giornali, radio, tv e siti internet, compreso il nostro.

Eppure la demografia non ha a che fare solo con i freddi numeri e l’informazione quotidiana. Può anche essere l’oggetto di opere artistiche, soprattutto nella letteratura e nel cinema. Lo è stata in passato e lo è tutt’ora. Come elemento di contesto, come fonte di ispirazione, come spunto per costruire mondi distopici o universi alternativi.

Lo sa bene l’associazione Neodemos che ha appena pubblicato un e-book intitolato “Fantascienza e demografia”, che è stato curato da Alessio Fornasin e Francesco Scalone  ed è stato realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna.

La realtà su cui poggia la fantasia

L’idea di approfondire questo binomio, di per sé, non è nuova. Uno dei primi a rifletterci è stato il demografo Eugenio Sonnino che già nel 1989 ha pubblicato il testo “Demografia e letteratura. Spunti per una possibile ricerca”, all’interno del volume “Demografia e società in Italia”. All’epoca, Sonnino spiegò come alcuni grandi opere classiche toccassero anche temi cari alla disciplina che lui stesso insegnava alla Sapienza di Roma e propose alcune strade per allargare lo sguardo.

Trentacinque anni dopo, nel 2023, Silvana Salvini, ordinaria di Demografia all’Università degli Studi di Firenze, è tornata sull’argomento con il volume “Letteratura e demografia. La popolazione nel pensiero degli scrittori dei secoli XIX e XX”. Salvini ha analizzato alcuni tra gli autori più grandi del panorama novecentesco, da Italo Calvino a Natalia Ginzburg, da Thomas Mann a Ernest Hemingway per far capire come due discipline all’apparenza lontane siano in realtà molto legate. L’autrice, infatti, ha spiegato in un’intervista che gli eventi demografici assumono una grande rilevanza nei romanzi da lei analizzati: “sono lo sfondo dei racconti, sono la realtà su cui poggia la fantasia degli scrittori”.

Questo articolo è parte di Denatalitalia, la serie con cui Secondo Welfare analizza numeri, modelli e politiche per capire se e come si può affrontare il calo demografico italiano. Lo fa guardando anche a quanto stanno facendo altri Paesi, per fornire esempi concreti che potrebbero essere seguiti anche in Italia.

E gli scrittori di cui parla la professoressa non sono solo quelli appena citati, che appartengono a dei generi letterari considerati più “alti” e “nobili”. Sono anche quelli di generi più “popolari”, come appunto la fantascienza che è al centro dell’e-book di Neodemos. Il volume di Salvini, scrivono Fornasin e Scalone, “scova i temi demografici oltre che nella letteratura “gialla”, anche nella letteratura fantascientifica e fantastica, a cui dedica un intero capitolo”.

I due curatori di “Demografia e fantascienza” continuano spiegando che “in alcune pubblicazioni accademiche la fantascienza è stata sfruttata sul piano demografico in vario modo: come metafora della società attuale, come mezzo per speculare sul futuro della popolazione, come occasione per scrivere di demografia divertendosi (e divertendo)”. Da qui l’idea di un libro sul tema, una raccolta che ha l’intento di”proporre alcune nuove prospettive di questo connubio”.

Un manuale fantascientifico

“Demografia e fantascienza” è una pubblicazione agile di 56 pagine, suddivisa in 6 capitoli, cui ha partecipato anche la stessa Salvini insieme a molti altri accademici di università italiane e straniere. In totale, fanno 11 autori per altrettanti saggi e una struttura che corre su 2 binari.

Il primo è quello dei diversi filoni fantascientifici: “dalla fantascienza sociologica alla fantascienza catastrofica, dalla Space opera al Cyberpunk, così come sono rappresentate opere di tutta la storia di questa letteratura, dai precursori dell’Ottocento, passando dalla cosiddetta “epoca d’oro” (fine anni ’30-inizio anni ’50) fino ad approdare ad alcuni celebrati (o meno) scrittori del presente”, scrivono i curatori.

Il secondo binario è quello più accademico, che Fornasin e Scalone illustrano così: “una volta raccolto un certo numero di adesioni per partecipare al progetto di questo volume ci siamo resi conto che i diversi articoli coprivano un po’ tutti i temi della demografia ‘classica’. Abbiamo così pensato di dargli la struttura di un manuale. Fantascienza e Demografia ricalca, nell’indice, ‘Introduzione alla Demografia’ di Massimo Livi Bacci (che di Neodemos fa parte, ndr)”.  

L’Italia senza figli: presto sarà troppo tardi

I capitoli dell’e-book sono quindi dedicati a: popolazione e popolamento; sopravvivenza e longevità; famiglie, unioni e generi; migrazioni; modelli di popolazione e previsioni demografiche; fecondità. Quest’ultimo, dato l’interesse con cui Secondo welfare sta seguendo il tema, è quello che ha attirato maggiormente la nostra attenzione.

Fecondità e fantascienza

Il capitolo dedicato alla fecondità è firmato da Riccardo Omenti, dottorando dell’Università di Bologna, che si è concentrato in particolar modo sulla letteratura distopica, nata oltre un secolo fa con opere come “La macchina del tempo” (1895) di H. G. Wells.

“Numerosi romanzi distopici trattano di società in cui le conseguenze sociali, economiche e ambientali di determinate tendenze demografiche vengono portate all’estremo”, scrive Omenti.  Queste previsioni “si basano su modelli matematici con assunzioni spesso troppo semplificate, distanti dalla complessità della realtà. Queste semplificazioni possono indurre ansie e falsi allarmismi e proprio per questo sono spesso utilizzate nei romanzi distopici.

La fantascienza, insomma, non descrive fedelmente quanto dicono i demografi, ma interpreta liberamente i loro studi, semplificando e amplificando i risultati più estremi. Chiarito questo, è comunque interessante osservare “l’approccio variabile dei romanzi distopici nel trattare il tema della fecondità, in relazione al periodo storico in cui sono stati scritti”. 

Nella prima metà del Novecento molti romanzi dispotici raffigurano società in cui le nascite sono controllate dal governo tramite politiche pronatalitiste oppure eugenetiche”, scrive Omenti. I casi citati sono “1984” di George Orwell e “Noi” di Yevgeny Zamyatin, che sono stati scritti rispettivamente nel 1949 e nel 1954 e che “riflettevano le tendenze demografiche dell’epoca e l’affermarsi di regimi caratterizzati da ideologie totalitarie come il Nazismo, il Fascismo, lo Stalinismo e il Franchismo”.

“Nel periodo successivo compreso tra il 1960 e il 1975″ continua il capitolo “si assiste ad una crescita della popolazione senza precedenti stimata intorno al 2% annuo” e “in questo clima di paura per una crescita incontrollata della popolazione, vengono pubblicati numerosi romanzi distopici che trattano delle conseguenze catastrofiche del sovrappopolamento sull’individuo, sulla società e sull’ambiente”.

Una società senza figli?

Infine, è arrivata la “Seconda Transizione Demografica”. Omenti spiega che questa teoria si riferisce a cambiamenti nei comportamenti demografici iniziati negli anni Settanta nei Paesi economicamente più sviluppati, tra cui la diminuzione della fecondità, l’aumento delle convivenze non coniugali, l’incremento del numero di donne senza figli, l’invecchiamento della popolazione, il maggiore impatto dei movimenti migratori e una maggiore eterogeneità nelle strutture familiari. “Tali mutamenti sono stati fonte d’ispirazione per nuove narrazioni nella letteratura distopica”, tra le quali Omenti cita “I figli degli uomini” (1992) di P.D. James (da cui è stato tratto anche un film con Clive Owen nel 2006) e “Il racconto dell’ancella” (1985) di Margaret Atwood.

Quest’ultimo romanzo parla di una società devastata dall’inquinamento radioattivo e caratterizzata da un numero crescente di persone infertili. In quelli che sono gli attuali Stati Uniti, si insedia un regime totalitario teocratico in cui le donne sono completamente asservite all’uomo per scopi riproduttivi. Atwood, secondo il dottorando, “spinge il pubblico a riflettere su cosa potrebbe accadere se il processo di emancipazione della donna e l’affermazione di modelli familiari non tradizionali, tipici della Seconda Transizione Demografica, fossero bloccati con forza da parte delle autorità”.

Perché la denatalità è un problema per il welfare

“Il racconto dell’ancella”, che ha vissuto una nuova fase di successo dopo l’omomima serie televisiva lanciata nel 2017, è per Omenti l’ultima conferma di come il legame tra bassa fecondità e i romanzi distopici rappresenta un filone narrativo in continua evoluzione”. A suo parere, “la letteratura distopica rappresenta un mezzo suggestivo per comprendere la complessità delle tendenze demografiche contemporanee e le loro conseguenze sulla società così come sui percorsi di vita degli individui”.

Lo abbiamo visto anche su Secondo welfare, quando abbiamo descritto come, in Italia, la denatalità potrebbe influenzare pesantemente il nostro sistema sociale e il nostro welfare. Per approvare politiche che contrastino l’inverno demografico e sostengano le persone che vogliono avere dei figli, dovrebbero bastare i freddi dati. Ma, vista le difficoltà della classe politica italiana a intraprendere misure efficaci, forse anche qualche lettura di fantascienza potrebbe aiutare…

 

Foto di copertina: Noah Buscher, Unsplash.com