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Ad inizio maggio, sono stati annunciati vincitori e vincitrici dei Premi Pulitzer 2025 e, tra chi si è aggiudicato i riconoscimenti più importanti del giornalismo statunitense, c’è anche un’esperta di architettura che si è occupata di come creare posti a misura di genitori e figli.

Il premio per la categoria “critica”, infatti, è stato assegnato ad Alexandra Lange, collaboratrice di Bloomberg City Lab, per degli articoli sui luoghi pubblici progettati per le famiglie. La serie si intitola “Designing Cities for Families” e uno dei suoi pezzi parte dalla constatazione che, negli Usa, lo stress genitoriale è talmente in crescita da essere diventato un problema di salute pubblica.

Lange, che è una critica di architettura e design, nota come un aspetto sottovalutato del problema sia quello legato ai luoghi, soprattutto nelle città.La progettazione fisica delle abitazioni, dei trasporti e degli spazi pubblici rende la vita più difficile [alle famiglie], aumentando i tempi di spostamento, riducendo gli spazi di gioco comuni e creando barriere alla mobilità dei bambini”, scrive.

“Gli esperti di genitorialità – prosegue il pezzo – dicono che i bambini devono imparare l’indipendenza e la resilienza. Ma le città e i sobborghi non offrono percorsi pedonali e ciclabili sicuri per raggiungere la scuola, i centri commerciali cacciano gli adolescenti nei fine settimana e il tempo libero scompare sotto una serie di attività. Tutti questi ‘must’ richiedono più tempo o denaro ai genitori per essere gestiti, perché il bambino non può farlo da solo”.

I casi statunitensi di cui si occupa Lange sono chiaramente diversi da quelli europei e italiani. I sobborghi Usa non sono certo la nostra provincia e i centri commerciali hanno un ruolo diverso. Però alcune riflessioni sono interessanti anche per il nostro Paese che, tra l’altro, fa molti meno figli degli Stati Uniti. Spunti utili per approfondire molti dei temi che, ormai da diverso tempo, Percorsi di secondo welfare sta affrontando attraverso la serie Denatalitalia.

Un cambiamento strutturale

Tra gli esperti citati nella serie di Lange per Bloomberg c’è anche la psicologa clinica Darby Saxbe, secondo la quale serve un cambiamento strutturale nei confronti della genitorialità e delle famiglie più in generale. Saxbe però non si riferisce a nuove politiche economiche, come sussidi o congedi, ma “alle strutture fisiche vere e proprie e al “cambiamento culturale necessario per popolarle”. Per la psicologa, dobbiamo “recuperare la nostra tolleranza nei confronti dei bambini negli spazi pubblici e creare ambienti sicuri in cui i bambini possano girare liberamente sotto una supervisione leggera”. Insomma, come si possano creare città a misura di famiglie.

Lange spiega, in concreto, cosa intenda Saxbe: “l’allargamento dei marciapiedi, la chiusura delle strade per il gioco nei pomeriggi e nei fine settimana, l’aggiunta di dossi e l’apertura dei cortili delle scuole dopo l’orario di lavoro” sono tutte soluzioni relativamente facili da implementare che offrono a bambini e ragazzi una “facilità di ritrovo improvvisato” e “un numero ancora maggiore di potenziali compagni di gioco”.

Alexandra Lange. Fonte: www.alexandralange.net

Secondo Lange, i quartieri che combinano abitazioni con negozi e uffici dispongono di servizi integrati che rendono questi spazi più favorevoli all’indipendenza dei bambini e alla comodità di tutta la famiglia. “Negozi di quartiere per caffè e spuntini, piccoli commerci per sbrigare le commissioni prima, dopo o durante il gioco, e attrezzature per il gioco più ambiziose e varie” sono altri esempi di spazi che potrebbero facilitare la vita delle famiglie, secondo l’autrice.

L’importanza dei cortili

Un altro articolo della serie che ha vinto il Pulitzer è tutto dedicato ai già citati cortili che, secondo Lange, “non devono necessariamente appartenere al passato”.

La giornalista ricorda che, mentre l’Europa può vantare cortili secolari, l’America si è dilettata a costruirli per decenni, prima che i sobborghi diventassero la tipologia abitativa dominante. Eppure, prosegue, “nuove politiche e una migliore comprensione del modo in cui le famiglie prosperano negli ambienti urbani potrebbero fare dei cortili le abitazioni del futuro”.

Da un lato, questi spazi consentono ai bambini di giocare sotto una supervisione minima, leggera, come quella chiesta dalla psicologa Saxbe. Dall’altro, sono un primo elemento intorno al quale proporre altri spazi comuni e anche servizi condivisi.

Lange fa l’esempio del Tapestry Block di Denver, un complesso di edilizia residenziale a prezzi accessibili sviluppato dalla fondazione non profit Colorado Health Foundation e disegnato dagli architetti del Livable Cities Studio. Il progetto comprende una clinica medica, servizi di assistenza all’infanzia, spazi per il doposcuola e la programmazione culturale, il tutto attorno a un cortile di mezzo ettaro. “Quando le persone hanno famiglie con bambini, la casa è importante, ma altrettanto importanti sono le persone che ti circondano”, ha spiegato a Lange la presidente di Livable Cities Meredith Wenskoski. “Il vicinato è fondamentale: la condivisione delle risorse, i luoghi di aggregazione e gli eventi”.

Tapestry Block di Denver. Fonte: livablecitiesstudio.com

“Il cortile è un confine annidato che consente l’interazione con altri bambini e, soprattutto, con altri adulti che diventano una sorta di rete, spiega nell’articolo un’altra architetta, Jenny French. “In un contesto urbano, la barriera che un genitore contemporaneo percepisce nel lasciare uscire il proprio figlio — pensando alla città dominata dalle automobili, dove non è possibile giocare in strada — trova nel cortile un’alternativa naturale”.

Soluzioni per tutti e tutte

I cortili, insomma, potrebbero essere uno degli elementi che rendono le città più accoglienti e i genitori meno stressati. “La genitorialità – riflette Lange – dovrebbe essere un periodo in cui gli adulti si radicano naturalmente in un luogo, riscoprendo l’ambiente urbano al ritmo lento di un bambino piccolo, e un momento in cui spesso si cerca una comunità con altri neogenitori.

Il modo in cui pensiamo le nostre città dovrebbe favorire tutto questo.
Non complicarlo.

“Le aree urbane, se progettate nel modo giusto, potrebbero sostenere le famiglie semplificandone la vita — un cortile, un dosso rallentatore e un parco giochi alla volta”.

Il discorso non riguarda solo i genitori, tutt’altro. Uno degli aspetti più interessanti del lavoro di Lange è la portata delle proposte avanzate e dei casi presentati, che va ben al di là dal riguardare solo le persone con figli.La maggior parte dei servizi che renderebbero più semplice la vita familiare apportano benefici a tutti”, scrive.

E, a chi non ne fosse convinto, la vincitrice del Pulitzer lancia una specie di avvertimento: “magari adesso non ti interessano strade a traffico rallentato, panchine all’ombra o negozi raggiungibili a piedi, ma basta una gravidanza, un’operazione al ginocchio o la visita di un parente anziano per renderti improvvisamente — e dolorosamente — consapevole di dove si trovano ogni panchina, ascensore, rampa e bagno lungo il tuo tragitto quotidiano”.

 

 

Foto di copertina: Arseny Togulev, Unsplash.com