In un recente articolo pubblicato sul Corriere della Sera, la giornalista Valentina Iorio analizza i risultati di una ricerca dell’IREF, l’Istituto di ricerca delle Acli, che rileva l’aumento del 55% dei lavoratori poveri in Italia nell’ultimo decennio. Un fenomeno, recentemente affrontato anche da Percorsi di secondo welfare, in cui a essere più colpite sono donne, under 30 e residenti nel Mezzogiorno.
Secondo lo studio, per ogni uomo con un lavoro a basso reddito ci sono due donne nelle stesse condizioni. L’incidenza della povertà lavorativa sui giovani è 3,5 volte superiore rispetto agli over 50. Sebbene il fenomeno sia diffuso a livello nazionale, è particolarmente accentuato al Sud, dove le probabilità di ottenere un contratto mal retribuito sono tre volte superiori rispetto al Nord.
Dallo studio emerge anche la necessità di interventi strutturali per affrontare il problema, come l’introduzione di un salario minimo e il rafforzamento della contrattazione collettiva. Quello dei working poor è ormai un fenomeno complesso, che si intreccia con disparità sociali, di genere e generazionali, sollevando preoccupazioni sul futuro del mercato del lavoro italiano.