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Quello dei Centri di elaborazione dati1 è un settore di medie dimensioni che interessa circa 6.000 imprese e impiega 20.000 lavoratori e lavoratrici; nel 2019 il Contratto Collettivo Nazionale che lo regola è stato tra i primi a prevedere una quota annuale da spendere in welfare aziendale.

A marzo 2022 le parti sociali del comparto hanno sottoscritto il rinnovo contrattuale e anche in questo caso il CCNL – firmato da Assoced, Lait e Confterziario con la sigla sindacale Unione Generale del Lavoro – prevede una quota minima obbligatoria di 150 euro che per gli anni 2022, 2023 e 2024 tutte le aziende del settore dovranno destinare ai proprio collaboratori sotto forma di beni e servizi di welfare.

La novità di questo accordo risiede nel fatto che le parti sociali – e non solo le singole aziende – hanno sottoscritto una convenzione con una società specializzata per cercare di valorizzare l’investimento delle organizzazioni nel campo del welfare. Vediamo di cosa si tratta.

I contenuti dell’accordo

Come ci ha detto Fausto Perazzolo Marra, presidente di Assoced, “l’obiettivo delle parti sociali è stato quello di favorire la diffusione del welfare aziendale anche attraverso la contrattazione. Abbiamo inserito questo istituto all’interno del Contratto Nazionale per far capire alle imprese associate che c’è questa possibilità e per incentivare l’utilizzo di questo strumento, altrimenti poco conosciuto”.

Per noi il welfare ha valore sia dal punto di vista sociale sia delle relazioni lavorative”, aggiunge Perazzolo Marra “oggi la retribuzione non è più un elemento che – da solo – consente di fidelizzare i collaboratori e trattenere i talenti. Serve qualcosa in più: come il welfare, appunto”.

Quella delle parti sociali è stata una scelta rilevante perché in questo modo si permette a tutte le imprese del settore di sperimentare forme di welfare aziendale. Questo è cruciale soprattutto per le organizzazioni più piccole, dato che – come spesso vi raccontiamo – hanno maggiori difficoltà a introdurre questo genere di servizi a causa di mancanza di risorse e competenze. E quello dei Centri per l’elaborazione dati è proprio un settore costituito in maggioranza da imprese piccole, anche se ci sono alcune eccezioni (soprattutto attive nel campo delle telecomunicazioni).

Le sfide per il welfare aziendale nel 2023

Il ruolo dell’ente bilaterale e di TreCuori

In questo quadro l’Ente Bilaterale2 Nazionale Centri Elaborazione Dati (EBCE) ha avuto e ha un ruolo fondamentale. “In un settore come il nostro, in cui la maggior parte delle aziende ha – in media – 5 dipendenti – l’EBCE svolge un’attività importanteci spiega Giancarlo Badalin, VicePresidente dell’ente bilaterale. “È infatti essenziale per rafforzare il sistema contrattuale strutturato dal CCNL a favore di imprese e lavoratori assicurando una gestione condivisa delle problematiche e delle opportunità evidenziate dal Contratto Collettivo. Per quanto riguarda il welfare, si occuperà di fare da ‘mediatore’ tra le aziende e la piattaforma TreCuori”. In questa direzione l’EBCE, insieme ad Assoced, sta preparando un’opera di comunicazione massiccia per far conoscere a tutte le realtà associate quanto previsto dal CCNL. Sarà poi TreCuori a confrontarsi con le singole imprese interessate alla piattaforma.

TreCuori è la società benefit incaricata di gestire il budget welfare, che sarà messo a disposizione dei singoli dipendenti attraverso una piattaforma dedicata. Alberto Fraticelli, co-founder e direttore della società, ci ha spiegato che “Assoced sta fornendo tutti i materiali per comunicare alle aziende gli obblighi contrattuali previsti dall’accordo, specialmente per quelli sul welfare. La collaborazione tra noi e Assoced è rilevante per due ragioni. Innanzitutto perché la convenzione per l’accesso alla piattaforma TreCuori è utile per rispondere a un’obbligazione contrattuale. Ma poi anche perché, con TreCuori, si contribuisce a rendere più spendibile il budget welfare sul territorio”.

Welfare aziendale e welfare territoriale: legami e opportunità

Questa collaborazione si configura infatti potenzialmente utile per ridurre l’utilizzo della quota di welfare prevista dal CCNL attraverso buoni spesa e buoni benzina, che – come spesso sottolineiamo – non hanno lo stesso impatto sociale delle altre misure e prestazioni indicate dalla normativa.

In generale, le piattaforme di welfare possono consentire a tutti i lavoratori e le lavoratrici di usufruire dei servizi previsti: dalla sanità all’istruzione, dalla cura all’assistenza, dal trasporto al tempo libero” ci spiega  Fraticelli. TreCuori metterà a disposizione i buoni “tradizionali” che consentono l’accesso a tali servizi, ma anche ai Buoni TreCuori. “La differenza è che i nostri buoni offrono alle persone più opportunità di scelta, soprattutto a livello locale, trovando fornitori dei loro territori e potendo contribuire al processo di convenzionamento di nuove realtà in cui i lavoratori sono abituati a recarsi. Bisogna considerare infatti che, solitamente, la maggior parte dei buoni sono rivolti alle catene della grande distribuzione o piattaforme di e-commerce come Amazon o eBay: i Buoni TreCuori non seguono questa logica”.

Una strada per valorizzare il welfare dei CCNL

Il valore di questo accordo, dunque, non risiede tanto nel fatto che le parti sociali hanno individuato una cifra che le aziende devono destinare ai propri collaboratori secondo la normativa del welfare aziendale. Questa è ormai una prassi consolidata, di cui abbiamo parlato approfonditamente anche nel Quarto e nel Quinto Rapporto sul secondo welfare. L’innovazione sta piuttosto nel fatto che associazioni datoriali e sindacali hanno cercato un partner per far sì che questo budget non sia speso esclusivamente in buoni acquisto e fringe benefit3.

Le imprese che sono obbligate a prevedere welfare attraverso la Contrattazione Collettiva scelgono solitamente di far pervenire ai loro dipendenti dei semplici buoni o voucher spesa che, nei fatti, poco hanno a che fare con il welfare. Questo perché normalmente un’azienda che deve garantire poche centinaia di euro alla voce welfare non è incentivata a realizzare un piano complesso e articolato, ma punta piuttosto a percorrere la strada più semplice: quella dei buoni spesa e dei buoni benzina.

Approvato il Decreto Lavoro: ecco cosa succede con i fringe benefit

Individuando però un partner digitale che metta a disposizione strumenti standard (la piattaforma) ma con logiche attente alla dimensione territoriale (buoni spendibili localmente) è possibile ottenere diversi risultati. Da un lato, mettere le organizzazioni nelle condizioni di rispettare il CCNL offrendo servizi e prestazioni di welfare ai dipendenti; dall’altro, offrire a lavoratori e lavoratrici la possibilità di spendere il loro credito welfare anche in attività che hanno un forte legame col proprio territorio. Una scelta che, potenzialmente, può avere un impatto sociale positivo sulle aziende, su chi ci lavora, ma anche sulle comunità in cui si trovano.

Come detto, poiché è essenziale far conoscere a tutte le aziende queste opportunità, le parti in causa hanno giustamente scelto di investire congiuntamente sulla comunicazione. Sarà interessante tenere sotto controllo i dati relativi all’utilizzo del welfare e comprendere, quindi, se verrà concretamente fatto un utilizzo differente del credito welfare alla luce degli inviti fatti attraverso le attività di sensibilizzazione di imprese, lavoratori e lavoratrici

Allo stato attuale la scelta del comparto dei Centri di elaborazione dati appare molto interessante.  Se emergeranno dati positivi nei prossimi mesi, potrebbe essere replicata anche da Contratti Collettivi che interessano comparti più grandi. Nei prossimi mesi si inizierà infatti il percorso per il rinnovo di CCNL importanti per il nostro sistema produttivo: tra tutti sicuramente quello del settore metalmeccanico. Staremo a vedere.

 

Note

  1. I Centri di elaborazione dati sono organizzazioni che si occupano di gestire i servizi e le apparecchiature di gestione delle risorse informatiche, ovvero l’infrastruttura IT, solitamente per una o più imprese clienti. Questo CCNL si applica anche a imprese del settore dell’Information and Communication Technology (ICT) e alle Professioni Digitali.
  2. Gli enti bilaterali sono organizzazioni paritetiche che mediano gli interessi di lavoratori e datori di lavoro, presenti soprattutto in settori caratterizzati dalla forte presenza di micro e piccole imprese, come il comparto dell’artigianato o quello dell’edilizia. Come abbiamo raccontato negli anni, specialmente attraverso i nostri Rapporti biennali, questi enti svolgono un ruolo rilevante nel campo del secondo welfare, cercando di garantire anche misure di welfare occupazionale.
  3. Misure che riguardano una vasta gamma di servizi e soluzioni che le imprese possono destinare ai propri dipendenti, godendo di specifici benefici fiscali. Tra le formule più comuni ci sono: card o voucher acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online) e i buoni benzina.
Foto di copertina: Sigmund, Unspalsh