Il Senato ha approvato in maniera definitiva la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese. I sì sono stati 85, contrari 21 senatori e astenuti 28. La nuova norma era già stata votata dalla Camera a febbraio ed è ora legge.
La proposta è stata sostenuta dalla CISL, la cui Segretaria Generale Daniela Fumarola ha parlato dell’inizio di “una nuova fase per le relazioni industriali del nostro Paese”. In una lettera agli iscritti del sindacato, Fumarola ha spiegato che “si tratta di un cambiamento profondo, che promuove quattro forme di partecipazione: organizzativa, gestionale, economico-finanziaria e consultiva”.
Secondo ADAPT, l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali, “si tratta di una legge storica, perché di attuazione dell’articolo 46 della Costituzione dopo quasi Ottanta anni di attesa, ma anche controversa”. L’associazione, fondata da Marco Biagi, ha appena pubblicato un instant book gratuito di lettura critica e di accompagnamento tecnico delle fasi di implementazione della legge e dei suoi punti più discussi.
Cosa prevede la legge
Avvenire spiega che la nuova normativa è “articolata” e “prevede la possibilità per i rappresentanti dei lavoratori di partecipare ai consigli di sorveglianza e anche ai consigli di amministrazione e regola la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota degli utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi”.
Il quotidiano cattolico aggiunge che sono anche previsti “piani di miglioramento e di innovazione dei prodotti, dei processi produttivi, dei servizi e dell’organizzazione del lavoro”, “modalità di partecipazione consultiva dei lavoratori alle decisioni”, “piani di azionariato diffuso, e commissioni paritetiche per i piani di miglioramento e innovazione, e piani di formazione continua per i lavoratori che partecipano agli organismi partecipativi”.
“Il coinvolgimento dei lavoratori – precisa un articolo della Stampa – non avverrà però in modo automatico ma dovrà essere previsto e regolato da contratti collettivi che ne dovranno stabilire le regole di base e le modalità concrete di attuazione ed i meccanismi di selezione dei rappresentanti dei lavoratori”.
La normativa, infine, scrive ancora Avvenire “si applica anche alle società in forma cooperativa”.
Le posizioni di partiti e sindacati
Sempre la Stampa spiega anche come si sono posizionati i partiti in occasione del voto.
“Tutta la maggioranza ha votato a favore, a favore anche Italia Viva, contrari i 5 Stelle, mentre il Pd si è astenuto. ‘Proposta svilita’ l’ha definita Susanna Camusso nella dichiarazione di voto a nome del gruppo dem. Tesi assolutamente respinta da Gianni Berrino di Fratelli d’Italia: ‘Legge assolutamente importante’”, si legge nell’articolo del quotidiano di Torino.
Non deve quindi stupire il giudizio positivo dell’esecutivo: “come governo e come ministero crediamo nella collaborazione tra imprenditori e lavoratori, rifuggendo logiche conflittuali fuori dalla storia”, ha commentato la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone. “Siamo felici di aver accompagnato il processo di approvazione della norma”, ha aggiunto.
Divisi anche i sindacati, con UIL e CGIL che non hanno appoggiato la proposta della CISL.
“Con questa legge saranno unicamente le aziende ad avere il potere decisionale di concedere o meno” il diritto di partecipare alla gestione delle imprese, ha dichiarato la segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David. “Solo le aziende potranno decidere se dare vita alle Commissioni paritetiche, oggi già ampiamente diffuse per via contrattuale. Si depotenzia così, enormemente, il ruolo delle lavoratrici, dei lavoratori e dei sindacati”, ha aggiunto.
“Se questa legge verrà applicata, ai lavoratori non verrà più riconosciuta pari dignità rispetto alla parte aziendale. Per questo – ha concluso Re David – sosteniamo che siamo di fronte ad una legge che, cancellando la contrattazione, rappresenta l’opposto della partecipazione”.
Le convinzioni della CISL
La legge approvata oggi nasce dalla proposta di legge di iniziativa popolare denominata “La Partecipazione al Lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori”, per la quale la CISL ha raccolto 400.000 firme. L’idea era maturata in seguito al congresso 2022 del sindacato, quando era ancora Segretario Generale Luigi Sbarra. In un’intervista con Percorsi di secondo welfare, aveva spiegato che “partecipare conviene a tutti”.
“Ci sono decine di studi internazionali che dimostrano come le aziende in cui i lavoratori e le lavoratrici stanno meglio, hanno migliaia di euro di valore aggiunto in più rispetto alle altre e sono anche quelle più attrezzate ad affrontare questa fase di profondi cambiamenti”, aveva spiegato Sbarra.
Daniela Fumarola, che nel febbraio scorso è succeduta a Sbarra aveva nuovamente ribadito questi concetti poche settimane fa, nel corso di un’audizione al Senato. “Questa legge rappresenta una svolta culturale oltre che normativa. Per la prima volta il legislatore riconosce la partecipazione non come opzione astratta, ma come motore concreto capace di rilanciare salari, produttività, sicurezza e benessere lavorativo, legalità e giustizia sociale”, aveva dichiarato nonostante diverse modifiche al testo finale rispetto alla proposta originale della CISL.
Per la Segretaria Generale, la nuova norma “valorizza la contrattazione collettiva come leva fondamentale per accordi partecipativi costruiti dal basso, nei luoghi di lavoro, incoraggiati da incentivi economici alimentati da un Fondo dedicato alla partecipazione dotato dal Parlamento di 71 milioni”.